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| I commenti non sono collegati ai capitoli che leggerete. Purtroppo Wattpad ha stravolto tutto. Per evitare spoiler, vi consiglio di non leggerli. Semmai voleste scrivere, siete liberi di farlo|

Le poche ore concesse per riposare, come immaginavo, non sono servite a nulla. L'ansia per ciò che sarebbe accaduto tra non molto si è insinuata in me e ha deciso di non andare più via, regalandomi una notte insonne ed un risveglio alquanto agitato. I cattivi pensieri non mi hanno abbandonata nemmeno per un secondo, mi giravo e rigiravo tra le coperte chiedendomi quale fosse, fondamentalmente, il pensiero che più di tutti mi affliggeva e non sono riuscita a darmi una risposta. I motivi per cui non sono riuscita a spegnere la mente sono diversi e tra tutti risale a galla la discussione affrontata con Marxwell. Le sue insinuazioni su Adham mi hanno destabilizzata e non poco; il semplice fatto che un bambino di quattro anni possa collaborare con uno psicopatico del genere va oltre l'immaginazione ed oltre i limiti del normale. Ho vissuto in prima persona questa situazione; sono stata io a trovarlo in quelle condizioni a dir poco angoscianti, sono stata io a coprire il suo malessere fisico, sono stata io a salvarlo da una morte certa e sono stata io, con l'aiuto di Trevor, a consegnarlo tra le braccia di Sally. Ho letto le emozioni che brulicavano nei suoi occhi e nei suoi gesti e sono più che certa che Adham non c'entra nulla in questa storia. È solo l'ennesima vittima di questa guerra senza fine. Forse mi sbaglierò, forse mi sto rammollendo senza rendermene conto e forse non sto pensando in maniera lucida ma l'istinto mi suggerisce che le insinuazioni del colonnello sono sbagliate ed il mio istinto, fin ora, non ha mai sbagliato ma il pensiero di Adham non è l'unico che trivella il mio cervello. Questa presunta missione – sebbene abbia deciso di partecipare facendo una sostituzione dell'ultimo minuto – se all'inizio non mi turbava, adesso, il pensiero di ciò che dovrò affrontare mi conturba. Solitamente, affronto tutto con determinazione, tenacia e una buona dose di coraggio ma non si tratta di un semplice allenamento e non si tratta nemmeno di un combattimento corpo a corpo con un armadio di triple dimensioni ma di un vero e proprio suicidio, ovviamente se le cose dovessero sfuggirci di mano. Dovrei tranquillizzarmi, in effetti, sia perché so quale sarà il mio compito – qualora mi troverò nel luogo studiato per bene in tutti questi giorni – sia perché so chi sarà il mio collega.
Tuttavia, non sono l'unica a nutrire dubbi su quello che dovremmo affrontare a breve e i movimenti notturni di Lily mi hanno garantito che i miei pensieri, in fondo, non sono stati poi così diversi dai suoi.

Le occhiaie di Tom sono un'effettiva prova della notte insonne che ci ha accomunati un po' tutti, come i movimenti alquanto lenti di Zoe ed i gesti nervosi di Drew. Quest'ultimo, con il terzo giro di chiave, fa scattare la serratura invitandoci con un cenno del capo ad entrare dentro. Lily pigia l'interruttore e la piccola stanza – del tutto spoglia se non di un tavolo in legno massiccio – si illumina irritando leggermente i miei occhi arrossati.
Mi guardo attorno constatando, dalla puzza di chiuso, che non sia molto utilizzata se non in rare occasioni e la rara occasione deduco sia proprio questa.
La superficie in legno ospita diverse armi tra cui: pistole, coltelli e molti bozzoli mezzi visibili perché nascosti tra gli scomparti delle cinture da agganciare in vita.
Proprio accanto vi sono giubbotti antiproiettile muniti di piccoli aggeggi, alcuni dei quali anche abbastanza minuscoli, come i microfoni per interagire e gli auricolari.

« Indossate le tute, i giubbotti e le armi. Sono sufficienti per tutti noi.» istruisce Drew senza guardarci minimamente. « Non appena avrete finito faremo un controllo generale, dobbiamo essere sicuri che tutto funzioni»

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