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Le settimane passano velocemente tra addestramenti fisici ma anche logici. Molti pensano, in quanto accademia militare, che gli allenamenti siano solo ed esclusivamente di tipo corporeo e che quindi comprendono unicamente combattimento corpo a corpo, percorsi ad ostacoli ed esercitazione al poligono. In realtà c'è tutt'altro dietro, non ci stanno solo queste cose. Per il combattimento, ad esempio, bisogna studiare le mosse dell'avversario, pensare alla passo che scatenerà la contesa e riflettere su quale movimento adoperare per stenderlo al tappeto. La stessa cosa vale per il percorso ad ostacoli: il quale necessità di agilità, di velocità ma anche di ingegno, in quanto ognuno di noi deve essere in grado di superare e prevalere sull'altro. Oppure al poligono, che sembra solo esercizio di tecnica e manualità ma in realtà nasconde, dietro a due mani che impugnano una pistola, dell'altro. Come ad esempio rigidità mentale, sistema esclusivamente direzionato al solo intento di colpire il centro ed infine astuzia. Non per niente, prima di far parte dell'esercito, dobbiamo superare dei test di logica che in modo generale permettono di percepire le tue abilità e capacità. Ci sono donne e uomini che hanno competenze fuori dal comune e dimestichezza su ambiti che molti si sognerebbero anche di poter toccare: tecnici informatici, esperti cecchini, qualificati nel disinnescare ordigni o geni nello spionaggio.

Bravure di ogni genere che comprendono: gente all'apparenza non qualificata – mingherlini ad esempio – per questo genere di cose ma che poi si rivelano geni incompresi, o semplicemente donne appariscenti oppure uomini con diversi interessi che nascondono doti che solo pochi possiedono.

Lo studio proficuo consiste anche in queste cose e tutti i giorni, da quella insigne riunione, siamo obbligati a sapere almeno le nozioni base della logistica. Non che mi lamenti, solo che non riesco ancora a capire il motivo per cui, oltre all'addestramento corporeo, bisogna anche conoscere alcune tecniche a noi vietate fino a poco tempo prima.

Lily è propensa anche a queste mansioni, consapevole delle mie perplessità che poi non sono così tanto lontane dalle sue. Per quanto possano piacerle questi nuovi elementi aggiuntivi, non nasconde il dubbio che possa esserci qualcosa sotto.

Qualcosa, che ogni giorno e che sempre di più, inizia ad insospettirci. E non parlo solo ed esclusivamente di me e Lily ma anche di altre reclute che, da qualche giorno a questa parte, osservano con un occhio di riguardo gli uomini chiamati da Marxwell.

Il mistero che li avvolge è talmente palese che gli occhi dapprima coperti da strati di carta, adesso, sono più che scoperti.

Sono convinta che non si pongano problemi a camminare tra i corridoi come se nulla e nessuno li stia fissando. Ciò continuo a constatarlo dalla loro entrata silenziosa, ma anche rumorosa, in mensa.

Lily raddrizza la sua postura fingendo di mangiare l'insalata ed il purè di patate in beata tranquillità. Tende però le orecchie quando i cinque superano il nostro tavolo per sedersi proprio dietro di noi. L'unico posto libero ormai etichettato come il tavolo dei cinque.

Con indifferenza continuo a gustare il mio pranzo, fingendo che tutto questo mi stia piacendo, quando in realtà vorrei tanto alzarmi e gettarlo in faccia alla cuoca dietro al bancone. Lancio brevi occhiate alla bionda ma sembra troppo concentrata a qualsiasi suono o rumore emesso dai ragazzi per rendersene conto. Così tocco la sua gamba con la mia scarpa per richiamare la sua attenzione.

« Sei ancora arrabbiata?» le domando per l'ennesima volta.

Alza gli occhi dal suo piatto e, dopo avermi guardata per qualche secondo, sbuffa.

« Non più, solo che non capisco come facciano ad essere così rigidi ad ogni mossa che qualcuno compie»

Dopo quella festa a cui abbiamo preso parte entrambe, Lily è tornata in camera con un cipiglio grande quanto l'intero campo marrone che circonda l'intera struttura, continuando a chiedersi per quale assurdo motivo il famoso Drew non abbia ceduto al suo fascino. In effetti, anch'io mi sono posta questo quesito; ricordo bene le diverse occhiate che sin dall'inizio le lanciava e lo sguardo che mise su quando si accorse della sua partecipazione alla festa.

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