OLTRE I LIMITI DEL CUORE |HS|

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Dicono che la notte porta consiglio ma l'unica cosa che puntualmente porta è solo stanchezza. Le poche ore concesse per il riposo si sono trasformate in ore di assoluta insonnia e come di consuetudine, ormai, mi ritrovo a girarmi e rigirarmi tra le coperte, in attesa che il sonno possa accogliermi definitivamente. Lancio un'occhiata alla sveglia che segna esattamente le tre del mattino e sbuffo irritata nel constatare che mancano ancora altre quattro ore e che, quindi, dovrò oziare annoiata su questo letto che di comodo non ha proprio nulla. Sospiro pesantemente posizionandomi supina e fisso senza alcun interesse il soffitto bianco. La stanza singola che mi è stata assegnata, per questi pochi giorni, non è molto grande; c'è un letto piuttosto scomodo, una sedia sulla quale ho gettato malamente i miei vestiti ed un comodino provvisto solo di una sveglia. Le pareti bianche rendono il tutto asettico e spoglio ma la finestra ed il minuscolo terrazzino che si affacciano su una distesa di mare smorzano la sterilità del posto. Sebbene la città soffra a causa della guerra, le poche bellezze rimaste attenuano il profondo malessere che bussa alla porta alle prime luci dell'alba. In quelle ore notturne, infatti, sembra innalzarsi un velo che protegge le poche cose belle che questa terra riserva. Un velo che induce ogni individuo ad abbandonarsi alla sensazione di pace che, anche se per poco, calma gli animi tormentati e angosciati. Chissà quanta meraviglia si celava in tutti questi territori distrutti, quanta felicità brulicava nei cuori di ogni cittadino e quante magnificenze sono state distrutte dal terrorismo che sembra non voler cedere alle lacrime e al sangue che sgorga in ogni dove. Cosa spinge, esattamente, l'uomo a compiere determinate azioni? C'è solo la sete di potere e denaro? O dietro questi anomali comportamenti si cela dell'altro? Può il sangue di uomini, donne e soprattutto bambini accrescere questa bramosia eccessiva?

Non ho idea di cosa voglia dire vivere senza essere consapevoli di cosa ti riserva il futuro non troppo lontano. Non so cosa voglia dire patire la fame, la sete... soffrire da solo e in silenzio, vagare senza una meta ben precisa per ricercare un familiare o un amico rimasto in vita. Non so minimamente cosa voglia dire non avere un tetto sotto cui dormire, qualcuno che non ti aspetta nonostante abbia girato in lungo e in largo. Non posso semplicemente capire ma potrei mettermi nei panni di ogni persona.

La sola idea mi provoca brividi di puro terrore e senza rendermene conto giro il mio corpo su un lato, intrufolando entrambe le mani sotto il cuscino.

Sollevo lo sguardo puntandolo sulla finestra leggermente socchiusa ed un sospiro tremolante scappa dalle mie labbra.

Non vorrei mai trovarmi nelle loro condizioni, non vorrei mai provare quella paura che divora le interiora, non vorrei ritrovarmi da sola, senza qualcuno pronto ad afferrare la mia mano. Semplicemente, non vorrei mai ritrovarmi in bilico tra la vita e la morte, tra la consapevolezza di ciò che mi aspetta da lì a poco ed il terrore di cosa accadrà subito dopo la mia fine.

Il mio pensiero vola ad Adham; un bambino che spera di poter riabbracciare la madre, un bambino che nonostante abbia passato le pene dell'inferno spera di ritrovare la sua felicità, un bambino che dalla vita ha solo ricevuto sofferenza gratuita e dolore infinito ma nonostante tutto trova la forza di sorridere e concedere amore.

Ed il fatto che sappia che fine abbia fatto la madre mi fa sentire meschina. Miserabile perché sto letteralmente giocando con le speranze vane di Adham. Ma con che coraggio potrei confessargli qualcosa del genere? Come potrei guardarlo in quei pozzi scuri, pieni di speranza, e dirgli che hanno violato sua madre più di una volta per poi sgozzarla e gettarla in un fosso?