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La tuta attillata sagoma perfettamente le curve del mio corpo, si incolla al petto e all'addome come se fosse ricoperta di resina e si appiccica perfettamente alle mie gambe assomigliando sempre di più ad un secondo strato di pelle. È unicamente in tinta nera, tranne per le nervature grigie che delineano i fianchi percorrendo una scia che finisce laddove la cucitura sbarra il percorso. In accademia vi sono diversi indumenti che dobbiamo indossare e tenere con cura e, tali capi, vengono scelti in base al tipo di allenamento o percorso che dobbiamo seguire. In tal caso, l'addestramento in piscina prevede l'uso della tuta – e non del costume come si procede solitamente – il che conferisce non solo una silhouette che disegna perfettamente i muscoli del nostro corpo ma garantisce anche un miglior movimento in acqua.

Lo spogliatoio è vuoto, gli unici rumori percepibili sono i miei passi che si arrestano davanti al mio armadietto e quelli silenziosi di Jessy che, come me, si prepara a dover affrontare il prossimo allenamento. In questi ultimi minuti non ha spiccicato parola, tranne per una docile richiesta su come aprire l'armadietto – considerato che è la prima volta che mette piede qui dentro – e un po' mi ha stupita. Evidentemente ha capito che non mi piace molto il dialogo, ciononostante, mi sono accorta delle occhiate curiose e a tratti pungenti in questi ultimi minuti. Ho finto di non accorgermene sia per non risultare scorbutica, per l'ennesima volta, e sia perché, stranamente, non mi infastidisce. E dico stranamente perché ogni essere umano mi irrita oltre i limiti dell'immaginazione.

Controllo che ci sia un asciugamano pulito ed il cambio per dopo e chiudo in un tonfo il quadrante in ferro quando sono sicura, ovviamente, di possedere tutto il necessario per l'ora successiva.

Jessy intreccia i suoi capelli in due trecce mentre io mi limito a sollevarli in una coda alta, il tutto compiuto in silenzio. La ragazza mi osserva servendosi dei suoi occhi azzurri cielo e non abbassa lo sguardo nemmeno quando si accorge che l'ho praticamente colta nel fatto. A differenza di pochi minuti prima sembra meno intimorita da me. Ricambio lo sguardo curiosa nonostante abbia messo su la solita espressione neutra e inespressiva.

« Posso farti una domanda?» chiede qualche secondo dopo, un po' titubante.

Inarco un sopracciglio. « Dipende»

Blocca la sua treccia con un elastico e continua a guardarmi. « Da cosa?»

Sospiro profondamente. « Mi riguarda personalmente? »

Morde il suo labbro inferiore e intuisco che probabilmente ho azzeccato. « Tipo...» mormora scrollando le spalle.

Annuisco. « Prego, allora»

Gioca con le trecce appena concluse e mi ritrovo a paragonarla ad una bambina. È minuta fisicamente, tant'è che la tuta snellisce quelle poche forme che si ritrova ma in fondo è molto carina. Il suo viso è piccolo e i tratti sono angelici, quasi infantili. Mi chiedo per quale motivo sia qui se fondamentalmente non rispecchia i canoni imposti.

« Hai da sempre voluto fare il militare? Oppure ci sono ragioni personali che ti hanno spinta a prendere questa scelta?» chiede con estrema serietà.

Mi prendo del tempo necessario per risponderle e abbasso lo sguardo cercando di formulare una risposta che può soddisfarla. È una bella domanda questa, forse tanto personale ma in senso diverso. Mai nessuno mi ha chiesto il motivo per cui abbia deciso di intraprendere questo percorso, tralasciando Lily che mi conosce da tutta la vita. Tutti quelli che sono nella mia stessa situazione, non si sono mai chiesti il motivo per cui abbia deciso di schierarmi e abbandonare tutto, ma questa ragazza lo ha fatto: o per determinati motivi o per altri, lo ha fatto.

Sin da piccola amavo le scienze e alle superiori ero proprio convinta di continuare il percorso di studi, magari, proseguendo anche con l'università, con l'intenzione di laurearmi in scienze biologiche. Mi è sempre piaciuto apprendere i meccanismi di base del funzionamento dei sistemi biologici e anche le cause che hanno prodotto questi sistemi su ogni specie di organismi. I cambiamenti mi affascinavano, le complessità del mondo dei viventi e le trasformazioni a cui questi sono andati in contro mi ammaliavano oltre modo... e poi tutto è cambiato. Le mie idee sono mutate e le mie necessità ed i miei bisogni sono stati del tutto eclissati dagli eventi che si sono succeduti uno dietro l'altro. In effetti non si direbbe dal mio comportamento sempre scontroso e molte volte esageratamente irritante, eppure, è stato così. Ero tanto impressionata dalla natura e dai segreti che circondavano essa, ma, alla fine, ho capito che non ero tagliata per tutto ciò. Ho riscoperto me stessa, ho rivalutato ciò che davvero avrebbe potuto completarmi ed ho capito che non sono fatta per queste cose, che non sono fatta per essere una semplice donna in carriera laureata in biologia.

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