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Allison's pov
Mi siedo, aspettando Il professor Oliva. Anche se fisica non mi piace particolarmente, con lui è tutta un'altra cosa! Te la infonde dentro e nemmeno te ne accorgi.
Entra in classe, raggiante come sempre e posa la borsa del computer beige e nera, per terra, contro la cattedra.
"Bene ragazzi, oggi voglio spiegare le leggi di Ohm per una mezz'oretta, quindi, mi raccomando, prendete appunti e poi avrei bisogno di interrogare due ragazzi" annuncia.
Così la lezione prosegue, tra valori in ampere, in volt e in ohm. Dopotutto è abbastanza facile questo argomento, ma lui lo rende ancora più semplice, con le sue spiegazioni.
Chiama ogni tanto alla lavagna qualcuno per risolvere dei problemi con i valori e le formule, ma nel complesso, è tutto abbastanza facile. Questo se disponi di cervello, se stai attento e se hai appunti ordinati, che ti rischiarano le idee a casa, quando devi studiare. Quindi per una persona che sta anche minimamente attenta in classe è abbastanza facile capire e poi studiare, per le oche in fondo alla classe, che passano le ore di lezione a mangiare la faccia a qualche compagno, al cellulare o a dormire. Una cosa che non ho mai capito, però, è come mai non vengano mai sgridate dai professori.
La trovo una cosa davvero molto ingiusta. Comunque cerco di non farmene un cruccio.
"Bene ragazzi, ora che vi ho assegnato il compito, potete iniziare a farlo, mentre interrogo" dice, appena ci ha finito di dettare il numero degli esercizi da fare, le pagine da studiare e dei grafici da riportare sul quaderno.
"Clayton e Clarke, per favore, venite alla cattedra, interrogati" dice poi. Ok, succederà qualcosa e non sarà qualcosa di buono. Quei due non si possono vedere e si picchiano anche con lo sguardo. Si alzano dai rispettivi posti, mentre nella classe è calato il silenzio e si dirigono alla cattedra, scambiandosi uno sguardo di sfida.
"Bene ragazzi voi fate pure il compito" dice poi il professore e io inizio a fare gli esercizi, è inutile tentare di studiare in classe, con questo caos.
Però, essendo in primo banco, riesco anche a sentire l'interrogazione di LORO DUE. È imbarazzante, nel complesso. Non so chi sia peggio: Eric che dice che la luce determina i suoni oppure Max che dice che il colore bianco è causato dalla rifrazione.
Alla fine Eric riesce a esporre decentemente un argomento perciò se la cava con un 6 stirato, mentre Max ne esce con un 5+. Chissà che smacco per lui, che di solito studia e si impegna, essere superato da un 'avversario' così ignorante se vogliamo e che non ha mai aperto libro in vita sua. E che in più è uno dei suoi peggiori nemici. Ma cosa posso farci io?
La campanella suona e ripongo i libri nello zaino, per poi afferrare quello di chimica, per l'ora successiva, con il professor Barrera, che arriva, puntualmente, con i suoi capelli scuri e gli occhi profondi e quasi neri.
"Ragazzi, allora oggi vi dico che lunedì prossimo faremo una verifica, quindi preparatevi, non voglio brutti voti"
Tutti si segnano la data sul diario e rivolgono uno sguardo al professore, nella speranza che dica qualche argomento.
"Allora ripassate molto bene la parte di atomi, numero atomico, numero di massa, isotopi e legami ok?" dice, fra il sollievo generale.
"Bene, ora parliamo di sostanze organiche" e così inizia la sua spiegazione, abbastanza chiara, aiutata anche da un Power Point proiettato sul muro bianco. Alla fine anche quest'ora passa abbastanza velocemente, con qualche ripresa delle solite ragazzacce in fondo all'aula.
Poi assegna il compito prima di andarsene e lasciarci fare nuovamente la ricreazione ma, anche lui, mi chiama per parlarmi. Chissà cosa vorrà dirmi, ora. "Allison, Sei davvero una brava studentessa e mi sembri anche abbastanza interessata alla materia, perciò ti volevo fare una proposta" dice, facendomi scorrere un brivido lungo la schiena. Odio la suspence, in questi casi. "Sai che faccio un laboratorio di chimica, a partire dal secondo quadrimestre?" Annuisco "Bene, ovviamente, per volontà della preside, non si può iscrivere chiunque, dovrei prima diciamo 'convocare' io l'alunno. Tu mi sembreresti adatta e sei anche molto brava, ti andrebbe di partecipare?" Chiede infine.
Io resto per un attimo interdetta per poi iniziare a balbettare, non mi aspettavo assolutamente questa proposta. "Uhm .. non so Prof .. uhm... quando sarebbe questo laboratorio? Poi devo chiedere a casa e devo vedere se riesco a sbrigarmela con lo studio" cerco di spiegare, sperando nella clemenza del professore.
"Certo Allison, più che comprensibile, ti ho preso alla sprovvista" dice.
"Le farò sapere, va bene?" Chiedo, incerta.
"Ovviamente, comunque il laboratorio sarebbe il venerdì pomeriggio dalle due e un quarto alle tre e mezza, se ti va" dice, sorridendomi.
"Le farò sapere" dico, allontanandomi da quella strana conversazione. Mi ha proprio preso in contropiede, non so cosa dire e, tantomeno, non so se accettare oppure no.
La campanella suona nuovamente e io torno in classe e mi siedo di nuovo al mio posto.
La professoressa Hanlon arriva, raggiante come sempre e vestita come sempre a lutto. Un grande contrasto, ho sempre pensato, una persona così solare che si veste solo di nero, bah..
Forse pensa che il nero faccia notare di meno le sue forme, forse un pochettino troppo prosperose. Oggi ha raccolto i capelli scuri e lisci in uno chignon e sulle labbra è applicato un rossetto di un colore vivace, che fa risaltare ancora di più la sua carnagione pallida. Sopra gli occhi chiari ha applicato un ombretto marrone scuro, che esaltano la sua iride chiara, ma profonda e intensa. Nonostante sia molto solare, è molto severa e non si fa mettere i piedi in testa da nessuno, come è giusto che sia. "Well guys, today we're going to do the passive form and the reported speeches" Dice. No, non ce la posso fare! Il discorso indiretto è una vera palla come regola.
Ma si che ce la fai, ce l'hai sempre fatta e sei sempre sopravvissuta mi sembra...
Ma questa prof mi odia...
Smettila di dire cavolate e concentrati, dai!
Va bene... uffa. Come se non bastasse dopo abbiamo anche un' ora di francese con lei, che passa molto, ma molto lentamente. Cosa posso farci, non mi piacciono particolarmente le lingue e maledizione a Stefano quando mi ha messo nella sezione di francese.
È una lingua così strana, elegante e da sbruffone allo stesso tempo...
Finita l'ora, finalmente c'è quella di letteratura italiana e la prof Raston, oggi vestita in tailleur marrone-grigio, scarpe con il tacco rosse e camicia bianca, decide di spiegare Carducci.
Anche l'ultima ora finisce e mi precipito di corsa a casa, senza salutare nessuno. Una volta arrivata, faccio velocemente i compiti, ma ricevo una telefonata, da un numero che non ho salvato. "Pronto?" Dico titubante. Mi risponde una voce che è per forza modificata con un modulatore.
"Sai Allison, non mi sei piaciuta oggi, quando parlavi con quel puttani**e di Eric dal prof, no no no, non mi sei piaciuta affatto, non pensavo che saresti caduta anche tu nella sua trappola" mi irrigidisco subito, sia per la voce totalmente sconosciuta, che per quanto mi è appena stato detto.
"C-chi sei?" Balbetto, spaventata.
"Non te lo dico, non sarebbe divertente, ma sappi che ti conosco, tu mi conosci e posso vederti, spesso" dice prima di buttare giù. Resto con il telefono a mezz'aria, appoggiato all'orecchio, ancora spaventata da quello che ho appena sentito.
Ripongo poi il telefono e mi vado a fare una doccia, per poi cambiarmi e mettermi dei vestiti vecchi e scoloriti, per andare al lavoro.
Mi incammino, facendo una corretta, alla pasticceria ed entro dentro, andando dietro il bancone e prendendo dalla zona adibita a forno, il grembiule, che allaccio e su cui campeggia il disegno di un cupcake.
"Ciao Allison, come va? Da quanto tempo" esclama il mio capo, che è molto simpatico.
"Direi bene, tu come te la passi Sam?"
"Bene, anche io"
"Sono felice" dico sorridendo. Arriva il primo cliente che chiede un vassoio di paste, con cavolini, cannoli, pasticcini e bignè. Una volta incartato per bene, glielo consegno con delicatezza, prendendo la banconota da 20€ che mi porge e ringraziandolo, facendogli lo scontrino. La giornata, anche se in realtà si tratta solo delle successive 3 ore, la passo a servire clienti che vogliono torte, clienti che vogliono gelati, biscotti, paste, cioccolatini o che devono ordinare una torta decorata per un occasione importante. Finito il turno poso il grembiule e saluto San, uscendo dal negozio e stringendomi nella giacca a causa del freddo, che fa sembrare il tragitto molto più lungo. Una volta arrivata a casa saluto Jack e vado a lavarmi le mani, per poi sedermi al tavolo con lui e cenare.
Scambiamo qualche parola e, dopo la cena, vado dritta a letto, è stata una giornata molto pesante.

Ciao pandas ♥️🐼 spero che questo capitolo vi sia piaciuto♥️ e se è così lasciate una stellina ♥️e se trovate errori ditemelo nei commenti ♥️♥️
Al prossimo capitolo ♥️♥️
Martina XX♥️♥️

L'errore più bello della mia vita [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora