2-Reagire

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POV's MALIA

Quella sera il mio umore era a pezzi. Un'altra cena aziendale. I ricordi attraversavano la mia mente come treni in corsa. I bei momenti trascorsi insieme, l'insicurezza quando ci siamo conosciuti, l'amore nei suoi confronti.
Mi ero sempre ripromessa fin da piccola che non avrei permesso a nessuno di trattarmi così, eppure l'amore mi rese troppo ceca all'epoca.
Svogliatamente andai al ristorante con la mia famiglia, parlai poco e niente con quei ragazzi al tavolo. Erano entrambi carini e sembravano simpatici, ma non potevo permettermi di commettere un errore due volte.
Avevo deciso di ignorarli, lasciarli parlare con Emily e Maya, non so la rossa come faceva a lasciarsi andare così, bah.
Tuttavia tutti i miei piani andarono in fumo. Le emozioni presero il sopravvento e con rabbia lasciai la sala.

Mi rifugiai sulla terrazza del ristorante, provando a far volar via i miei pensieri grazie al venticello che soffiava.

E fu così che sentii la voce di Emily.
"Hey Malia che succede?" Chiese una volta che mi fu vicina.
"Io non ce la faccio Emily!" Dissi esasperata guardandola finalmente negli occhi.
"È per quello Mal?"
"Si" sospirai.
"Non puoi chiuderti a chiunque Mal solo per quello" affermò accarezzandomi una guancia.
"Tu non capisci Emily!" Urlai quasi.
"No Malia qui tu non capisci, non puoi trattare male quei poveri ragazzi solo perché non è andata bene un anno fa" cercò di farmi ragionare, ma non poteva cambiare la mia idea.

"No Em tu non capisci ah!"
Mi staccai da lei, per prendere più distanza e le voltai le spalle. Provò a parlare ma non glielo permisi.
"Voglio stare da sola"
"So che non è veramente ciò che vuoi. Aspetterò che sbollenti un po' la rabbia."

Fu davvero di parola. Non si mosse da dove l'avevo lasciata, così alla fine, dopo interminabili minuti, tornai in sala.
Emily mi seguì nuovamente.

Una volta arrivata al tavolo, vidi la faccia di Maya sicuramente più sollevata. E le facce dei due ragazzi confuse e imbarazzate.

Presi le mie cose e gettai un'occhiata anche ai due ragazzi. Non salutai.
Nemmeno un misero sorriso, nulla. Non era da me, io ero sempre educata, socievole, gentile. Non era vero che mi chiudevo, avevo qualche amico a scuola o in generale. Il problema era che con nessuno ero completamente chiara e limpida.
Continuavo a incontrare nuove persone, ma non a conoscerle davvero.
Però questa volta, soprattutto con quei due ragazzi, non potevo e volevo aprirmi. Avevo paura che ci sarei rimasta di nuovo troppo male.

Maya mi seguì e poco dopo arrivò anche Emily.
"Malia non ti dirò nulla, vita tua scelta tua. Solo...vogliamo tornare a casa?"

Sapevo che avrebbe voluto farmi un milione di domande, che avrebbe voluto dirmi di comportarmi diversamente, ma non lo fece.
E la ringraziai tantissimo.

"Allora Mal?" Mi chiese stringendosi nel suo cappottino color panna.

"Vorrei fare due passi, ci sentiamo più tardi"
Dissi guardando alla mia destra.
La strada era illuminata dai lampioni e non troppo affollata.

"Sicura Mal?"
Annuii convinta e decisa a passare del tempo da sola per pensare meglio.
"Sarò nei paraggi, quando vuoi chiamami e vedrò il modo di venirti a prendere"

Non risposi, semplicemente girai il mio corpo di centottanta gradi a destra e camminai guardando la strada sotto i miei piedi.
Era piena di foglie gialle, rosse e qualche temeraria verde. Era pieno autunno, tra un mese sarebbe stato il solstizio d'inverno. Qui a Los Angeles non faceva mai freddo, però a volte il tempo decideva di prendere in mano la situazione e portava anche giornate più fredde.

Eppure quella sera, il vento era tiepido e accarezzava la mia pelle.

"Sarà una mia impressione,forse è solo la rabbia che mi ribolle dentro."
Dissi a voce bassa tra me e me.

I miei piedi camminavano automaticamente. Arrivai in un parchetto, non badando alle tante chiamate della mia famiglia.
Mi sedetti su una panchina e iniziai a pensare a voce alta tra me e me.

"Forse ho sbagliato. Ma se ci stessi di nuovo male? Come faccio a sapere che sono dei bravi ragazzi?"
"No Malia lascia stare. È meglio non bruciarsi una seconda volta. Le persone sono tutte uguali. Ti usano e poi ti gettano via, come la carta sporca"
"Ma se..."

Dentro di me stava avvenendo una piccola lotta e discussione interiore.
Credo di aver visto una donna passare, inarcare le sopracciglia e affrettare il passo. Mi avrà presa per pazza. Beh come biasimarla.
Poi finalmente diedi uno sguardo all'orologio del cellulare.
Erano già le ventitré e decisi quindi di chiamare mia sorella.

"Pronto?" Chiese mia sorella dall'altro capo del telefono.
"Maya" dissi stanca. Avevo sonno e le temperature stavano un po' scendendo.
"Era ora che chiamassi! Hai visto che ora si è fatta"
"Mi dispiace Maya. Non ho visto l'ora"

"Ah e va bene. Dove sei?"

"In un parchetto. Non è molto lontano dal ristorante. Devi andare a destra, dove sono andata io" le diedi le giuste informazioni per farmi venire a prendere.

"Ok, dammi dieci minuti e sto lì, alla fine sono tornata a casa"
Annuii e chiusi la chiamata.
Mi accomodai meglio sulla panchina in attesa di veder giungere la macchina di mio padre, presa in prestito da Maya.

Come detto da lei, arrivò in dieci minuti circa e salii in auto.
Allacciai la cintura e Maya disse.
"Ci hai fatto preoccupare molto. Avevo detto a mamma e papà che facevi solo due passi, non che volessi arrivare a San Francisco a piedi"
"Beh tecnicamente ho fatto solo due passi poi dopo mi sono fermata nel parco"

Sospirò e proseguì con la guida.
"Emily è rimasta a dormire da noi e mi ha detto che avete parlato in terrazza"
"E immagino che ti abbia anche detto di cosa" sbuffai.
A volte era troppo impicciona.

"Si Mal. Quindi mi sono chiesta, perché non dai una possibilità a quei ragazzi? Andate anche nella stessa scuola, hanno la tua età e sembrano a posto"
"Anche lui lo sembrava Maya"
"Per me dovresti reagire"
"No" Affermai decisa.
Ero abbastanza testarda e restavo sulle mie idee molto a lungo.
Sapevo che Emily e Maya volevano solo aiutarmi eppure avevo bisogno di seguire le mie idee.

Tornammo a casa in silenzio. Appena entrata fui costretta a sorbirmi la ramanzina dei miei genitori. Feci finta di ascoltare e dimostrarmi profondamente dispiaciuta.
Tornai in camera dove ad aspettarmi c'era Emily. Era stesa sul mio letto, con la bocca schiusa che respirava pesante.

"Voleva aspettarti sveglia, ma sappiamo come è fatta, dalle un letto e si addormenta in men che non si dica"
"Già" sorrisi lievemente e indossai anche io, così come la rossa, il mio pigiama.

Mi addormentai nel letto che di solito montavano per quando Emily veniva a stare da noi, siccome sul mio c'era lei.
E in pochi minuti dormii, cercando di liberare la mia mente.

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