85-pt.3 Michael e James

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POV's MICHAEL

"Amore vado un attimo a bere" dissi alzandomi dal letto dove finora eravamo stesi a coccolarci.
"Va bene, ma muoviti che tra dieci minuti è mezzanotte"
"Si tranquillo" mi sporsi verso di lui per lasciargli un bacio a stampo veloce. Aprii la porta della sua camera e uscii.
Entrato in cucina camminai spedito verso il frigorifero e vi tirai fuori la mia sorpresa.
Aprii due o tre cassetti per prendere tutto il necessario. Quando il mio lavoro fu pronto e ne fui soddisfatto chiamai il mio ragazzo a gran voce, aspettando che mi raggiungesse.
Sentii il rumore dei passi venire verso la cucina. Poi la porta si aprì e James entrò con un'espressione neutra.
"Che c'è piccolo?" Chiese appena oltrepassò la soglia della porta.
"Sorpresa!" Esclamai indicando con le mani la cheesecake che si trovava sul tavolo.
James si avvicinò confuso e quando fu al mio fianco, spostai lo sguardo all'orologio della parete: mezzanotte.
"Buon compleanno Jamie"
Portai le mani sulle sue guance per avvicinarlo a me e baciarlo. James ricambiò immediatamente stringendomi a sé.
Quando ci staccammo, mi accarezzò una guancia, dopodiché spostò la sua attenzione alla torta. Accesi le candeline con l'accendino che avevo poggiato alla destra del dolce e James si avvicinò per spegnerle.
"Espresso il desiderio?" Domandai.
"Ho già tutto quello che desidero" rispose guardandomi dritto negli occhi.
Arrossii vistosamente e gli diedi un leggero schiaffo sul braccio.
"Idiota" mormorai in imbarazzo.
"È la verità. Sei tutto quello di cui ho bisogno. Nella mia vita ho te, i nostri amici, la mia famiglia. Inoltre sto per realizzare il mio più grande sogno, ed è solo merito tuo" disse tenendomi stretto tra le sue braccia.
"Non ho fatto niente" Affermai con voce sottile.
"Hai fatto tutto invece. Mi hai migliorato, in tutto. Sei la mia felicità" Proferì dandomi un bacio sulla fronte.
Restai in silenzio pensando a quello che mi stava dicendo.
Pensavo che era lo stesso per me, senza di lui la mia vita non aveva molto valore. Con lui diventava meravigliosa. Ovviamente c'erano i miei amici e la mia famiglia, come aveva detto lui. Però era solo merito suo se avevo un motivo per pensare che la mia vita fosse fantastica.
"Ti amo" dissi. Quella era l'unica parola che potesse esprimere ciò che sentivo per lui. Non sarebbero serviti discorsi lunghi e strappalacrime, bastava questo.
"Anche io ti amo" rispose baciandomi.
In quel ti amo racchiusi tutta la nostra storia. Tutti i nostri momenti felici, le nostre litigate, il nostro periodo divisi. Le gelosie, specialmente le sue. Racchiusi le nostre risate a tarda notte, i giri sulla sua moto, le gironata passate sul mio divano a stringerci. Quel ti amo portava anche le nostre insicurezze, le nostre paure e i nostri timori. Portava a galla tutto il dolore della separazione e il dolore del non capirsi.
Ma ora tutto stava prendendo un senso. Sapevo che non sarebbe finita qui, che avevamo ancora tante sfide da affrontare. Per non parlare di quella super imminente del suo trasferimento.
Sarebbe stata dura, ma ce l'avremmo fatta.

Continuammo a baciarci, finché il telefono di James non iniziò a squillare e a vibrare per l'arrivo dei messaggi.
"Gli auguri" mormorò staccandosi da me.
"Rispondi" dissi indicandogli l'apparecchio elettronico che aveva precedentemente poggiato sul tavolo.
"No" si lamentò lasciandomi un altro bacio.
Lo guardai storto e lui sospirò prendendo finalmente il telefono per rispondere.
Nel frattempo io tagliai due fette di cheesecake e le misi in due piattini bianchi.

Scostai una sedia e mi sedetti prendendo il mio telefono.
Ci vidi dei messaggi sul gruppo che avevo con Matt e Alex.
Mi chiedevano se la sorpresa fosse riuscita e io risposi affermativamente entusiasta.
Dopo aver inviato il messaggio il mio sguardo cadde sulla foto che avevamo messo per il gruppo. Eravamo tutti e tre abbracciati, con delle espressioni stupide sulle facce. L'avevamo scattata un giorno al parco divertimenti.
Sorrisi istintivamente. Ero così fortunato ad averli, senza di loro sarebbe molto monotona la mia vita. Ale era un fratello per me e con lui avevo una connessione incredibile. Ci capivamo al volo. Matt invece, sebbene non ci conoscessimo da tanto tempo come con Ale, era diventato anche lui come un fratello. Non potevo fare a meno della loro presenza. Ale era più impulsivo, Mattew più riflessivo. Eravamo proprio un trio completo, ognuno, con gli altri due, riusciva a sentirsi se stesso. C'era Ale che era il divertimento, l'allegria, l'entusiasmo, senza mai perdere però una nota di pigrizia. Mattew era il più calmo, era pronto a fare battutine, era insicuro, un po' come me. Io ero l'ago della bilancia, perfettamente a metà. Non mi privavo mai di fare sciocchezze, allo stesso tempo però riflettevo molto su ciò che facevo. Le passioni comuni ci legavano di più e tra noi c'era un innato senso di protezione e di solidarietà. Eravamo una piccola famiglia nella grande famiglia che erano i nostri amici.

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