67-JACKSON!

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POV's EMILY

"Jack sono così stanca!" Esclamai sedendomi su una delle panchine della sala da ballo.

Stavamo provando dalla mattina per il grande finale di domani. Eravamo già al ventisette maggio. Ieri c'erano state le gare di James e una partita di Brian di ping pong. James era stato bravissimo, sicuramente l'avrebbero preso in qualche squadra.

"Dai domani tutto questo è finito" cercò di consolarmi Jackson sedendosi a fianco a me.
"Non credo proprio, abbiamo lo spettacolo di fine anno tra... Fammi fare il conto....cinque giorni, il primo giugno, sabato"
"È vero cazzo!" Il biondino sbuffò sonoramente.
"E che palle! Ma perché ho scelto di fare danza"
Risi alla sua affermazione.
La danza poteva essere bella, passionale, ragione di vita, ma dava anche tanta stanchezza e frustrazione.

"Dai ce la faremo. Pensa solo che dopo il saggio abbiamo ufficialmente finito la scuola" dissi e un sorriso nacque spontaneo sul mio volto.
Ogni studente sorrideva sentendo le parole 'scuola finita'.

"Dai andiamo a cambiarci anche noi, così andiamo a vedere cosa combinano gli altri" seguii Jackson verso gli spogliatoi, poi lui andò in quello maschile e io in quello femminile.

Alcune ragazze uscirono e le salutai velocemente.

"Ho dimenticato il doccia schiuma, qualcuna può prestarmelo?" Chiesi gettando un'ultima occhiata alla mia borsa.
"Si tieni" una ragazza del secondo anno mi porse un doccia schiuma al cocco, uno dei miei preferiti.
"Grazie"
Detto questo andai verso le docce.
Girai la manopola a sinistra e in pochi secondi l'acqua divenne prima tiepida e poi bollente.
Persi tre minuti buoni a regolarizzare l'acqua, perché non può essere come dico io al primo tentativo?
Iniziai a insaponarmi per bene e con un getto potente d'acqua mi sciacquai.
Uscii, infilai il mio accappatoio giallo canarino e tornai verso le panche dove c'era la mia borsa.
Ne tirai fuori un jeans chiaro e una maglietta corta rosa chiaro con la scritta nera Nike.
Ai piedi indossai le mie classiche Vans e uscii dallo spogliatoio.

"Ci hai impiegato una vita" mi disse Jackson quando mi vide arrivare.
"Ma che una vita! Massimo massimo trenta minuti"
"Trentadue per la precisione"
Lo guardai storto e esclamai.
"E quanto sei pignolo! Che fa che hai aspettato due minuti, tanto sei stato seduto col telefono in mano, di che ti lamenti!?"
Jackson annuì distrattamente continuando a guardare, per l'appunto, il telefono.
"A chi scrivi? Qualche ragazza?" Mi piazzai dietro le sue spalle per cercare di scorgere qualche nome.
"Non è nessuna ragazza" spense il cellulare e lo rimise nella tasca posteriore dei jeans.
"E allora chi è?" Domandai più che curiosa. Anche se tra noi non era finito inizialmente bene, adesso era tutto diverso, eravamo di nuovo solo degli ottimi amici.
"Umm..mia mamma"
"Non è vero" Affermai convinta.
"Perché non dovrebbe?" Chiese incrociando le braccia al petto.
"Perché tua mamma il sabato mattina lavora se non ricordo male e quando sta in ospedale non prende quasi mai il cellulare" lui sembrò sorpreso e aprì la bocca un paio di volte prima di rispondere.
"Ha fatto un'eccezione e poi che sei una stalker?" Chiese ridendo.
Effettivamente potevo sembrarlo visto che gli ho elencato tutto quello che fa la madre.
"No è solo che me lo ricordo dato che me l'hai detto una volta quando stavamo ancora insieme"

Jackson si fermò in mezzo al corridoio poi disse guardandomi negli occhi.
"Sembra passata una vita da quando ci siamo lasciati e invece è accaduto solo quasi un mese fa"
"Beh meglio no? Nel senso che abbiamo entrambi capito che era meglio l'amicizia e nessuno dei due ci è rimasto male" gli feci notare con tono calmo.
Dopo quasi un mese se c'è ancora amore fa male, ma tra me e Jackson l'amore probabilmente non c'è mai stato, siamo sempre stati meglio come amici.
Se venissi a sapere che avesse conosciuto una nuova ragazza ne sarei contenta come lo è un'amica.

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