223 - Voglio chiarire

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<Quindi ora è da Phebe?> Mi domanda Austin mentre prende una coperta dall'armadio.

<Sì, l'ho costretto ad andarci. Non volevo che Camila rimandasse le sue visite.> Dico e lui si stende accanto a me sul letto.

<Capisco.> Dice mettendosi la coperta sulle gambe e coprendo sia lui che me. <Probabilmente rimarrà tutto il giorno in pensiero per te.>

Sospiro. <Manco stessi morendo. È solo un po' di nausea e poi grazie al tè di Natalie sto molto meglio.>

<Vero, ma sai com'è Nash.>

Annuisco e apro il portatile. <Cambiando argomento, come va con Kodey?>

<Bene. In camera abbiamo unito i letti così da averne uno unico ed è una figata. Sembrano quei letti nei castelli...> E inizia così a sognare ad occhi aperti.

Me lo immagino proprio il mio caro Austin su un cavallo bianco con il cavaliere Kodey e il resto della scuderia.

Ridacchio immaginando la scena e lui mi guarda male.

<Cosa? Tu non hai mai fantasticato a una vita parallela insieme a Nash?> Mi domanda.

<Mmmhhh...> Faccio pensierosa mentre metto la password sul portatile. <Non proprio. Diciamo che ha immaginato Natalie per me una volta.>

<Ogni volta ti metti a fantasticare sulla vita amorosa degli altri e mai sulla tua, sei proprio strana amica mia.>

<Vabbè, che film vuoi vedere?>

<Non so mettine uno a caso.>

<Ok.> Borbotto entrando su netflix. <Il primo che esce lo metto.>

Annuisce e così faccio.

Passiamo le restanti due ore a guardare questo film e a commentare ogni cosa così da renderlo meno noioso di quanto non lo sia già.

Una volta finito, il mio cellulare inizia a squillare e Austin lo prende dal comodino.

<È un face time.> Dice passandolo.

<Da chi?> Domando prendendolo.

Di chi è questo numero...?

<Beh? Chi è?> Domanda Austin avvicinandosi.

<Non lo so.> Dico facendogli vedere il contatto sullo schermo.

La chiamata termina e mi arriva subito dopo un messaggio.

— "Grace rispondi sono Emily."

E mi richiama.

<Emily.> La saluto.

<Per fortuna mi hai risposto, credevo ce l'avessi con me perché me ne sono andata senza dire niente.>

<Tutti ce l'abbiamo con te. Perché te ne sei andata così?> Le domando.

So che non è molto carino dirglielo così, soprattutto nella situazione in cui è... sembra particolarmente triste e dispiaciuta.

<Mi dispiace, ma mio padre mi ha costretta. Mi ha anche tolto il cellulare, per questo non vi ho chiamati.> Risponde con il tono che le trema. <Ora sto usando il computer di mia cugina.>

<Ok...>

<Mio padre ha fatto lo stronzo un'altra volta... mi dispiace tantissimo... non volevo lasciarvi così.>

<Emily, calmati. Sta tranquilla, non sono arrabbiata con te. Mi stai dicendo che è stato tuo padre a "trascinarti via" senza lasciare alcun saluto.>

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