290 - Farla finita

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*Nash's pov*

Salgo sul tetto e la vedo mentre guarda il panorama appoggiata al muretto.

Quanto vorrei andare lì e spingerla di sotto, ma meglio evitare.

<Nash, quindi sei venuto, credevo che mi ignorassi.> Dice senza degnarmi di uno sguardo.

<Dimmi cosa devi dirmi e facciamola finita.> Le dico tenendomi a debita distanza.

Sospira mentre si stacca dal muretto, per poi voltarsi verso di me.

<Che c'è? Perché mi fissi stando zitta? Lo sai che sei inquietante?> Le dico.

<Mai quanto te, sembri quasi uno stupratore vestito tutto di nero e con il cappuccio in testa.>

<Va al punto e smettila con questi giochi stupidi.> Dico andando ad appoggiarmi al muro dietro di me.

Tolgo un pacchetto di sigarette dalla tasca nel mentre che lei si avvicina.

<Solo... volevo solo vederti. Siamo fratelli, no? Perché una sorella non può vedere il fratello quando le pare?>

<Smettila di dire che siamo fratelli, non lo siamo, non ti considero tale e mai lo farò. Sei solo una pazza con seri problemi.>

<Lo so, ne sono a conoscenza.> Dice abbassando lo sguardo e si siede a terra affianco a me.

<Allora perché non provi a smetterla di fare tutte le stronzate che fai? Perché non lasci in pace tutti?>

<Non riesco. Non sai quante volte ci abbia provato... è tutto un casino Nash.>

Le offro una sigaretta e lei rifiuta. Strano, molto spesso l'ho vista mentre fumava o si faceva...

<Sai della mia doppia personalità, credo che tu l'abbia capito dato che un giorno sono in un modo e l'altro cambio totalmente.>

<Credevo fossi una pazza che finge.> Dico buttando fuori il fumo.

<No, soffro di disturbo della personalità. Alla clinica hanno provato a fare qualcosa, ma con scarsi risultati. Poi, quando mi hanno assegnata a uno psichiatra e stavo riuscendo a dare i primi segni di miglioramento, mia madre ha pagato purché uscissi. A lei faceva comodo così, le faccio comodo in questo stato dato che può comandarmi a bacchetta. Mi ha detto di farmi di qualche droga leggera per controllarmi, o di fumare, ma se lo facessi, non sarei come sono adesso, la vera me.> Spiega.

<Quindi anche tu sei oppressa da lei, non mi sorprende.>

<Già, non sai quanto vorrei cambiare Nash, quanto vorrei farla finita, ma non posso, non fin quando ci sarà lei.>

<E perché sei voluta tornare a scuola? Non potevi chiederle di frequentare una scuola privata?>

<Lei ha insistito, lo sai com'è.>

<Beh, mi spiace per lei, ma questa volta il preside ha perso completamente le staffe.>

<Che intendi?>

Le racconto la storia di Emily e il fatto che tutto sia salito a galla, ogni cosa che lei ha fatto.

Sospira e dice: <Immaginavo che prima o poi sarebbe successo. Vorrei parlare con tuo padre, proprio come ora sto facendo con te.>

<Potrei sempre dirgli io la verità. Se davvero vuoi cambiare come stai dicendo.>

<Lo faresti davvero?> Domanda alzando lo sguardo verso di me.

<Mi fai schifo, ribrezzo e mi ricordi troppo lei, ma pur di rovinare quella donna e i suoi piani farei questo e altro.>

Si alza in piedi e mi abbraccia ripetendo grazie per tutto il tempo.

<Ok, ok, potresti levarti? Mi stai riempiendo del tuo schifosissimo profumo.> Le dico spingendola appena.

<Scusa Nash.> Dice staccandosi. <So che ti farà schifo sentire queste parole da me, ma ti voglio bene.> Sorride sinceramente e non più quel sorrisino falso che fa ogni volta.

Quasi mi fa pena... e il fatto di sentire pena per lei è colpa di Grace che ha sciolto la barriera che avevo costruito. Dannata lei.

<Abbiamo finito? Era questo quello che volevi dirmi?>

<Sì Nash... grazie ancora per avermi ascoltata e offerto di aiutarmi. Sei davvero una brava persona al contrario di quello che dicono gli altri.>

<Allora a mai più.> E me ne vado.

Scendo ed esco dall'istituto per andare da mio padre, sperando che sia in ufficio.

Arrivo davanti alla porta e lo sento parlottare con qualcuno, ma, pur avvicinandomi alla porta con l'orecchio, non si riesce a capire niente.

Riesco ad allontanarmi prima che la porta venga spalancata.

<Ora esci da qui, non voglio più sentirti e lascia stare i miei figli.> Papà.

<Come vuoi, allora addio.> Mamma.

Lei passa e mi vede. Si blocca e mi guarda mentre i suoi occhi diventano lucidi.

<Ti ho detto di andartene, perché ti sei...> Papà mi vede appena esce dal suo ufficio. <Nash... che ci fai qui?>

<Ero venuto per parlarti, ma eri impegnato.> Dico spostando il mio sguardo da lui a mia madre.

La vedo mentre si asciuga velocemente una lacrima.

<Mi dispiace.> Sussurra e mi passa accanto a passo spedito, nonostante porti i tacchi.

<Tutto bene figliolo?> Mi domanda papà.

<Ehm... sì.> Rispondo. <Posso entrare? Devo parlarti di una cosa.>

Mi fa entrare e vado a sedermi.

<Di cosa devi parlarmi?>

<Di Callie e la sua situazione. So quello che ti ha raccontato Daniel ed è vero, ma l'ha fatto controllata dalla madre. Soffre di disturbo della personalità e vorrebbe uscirne.>

<Lo so.>

<Cosa?>

Sospira mentre si versa da bere nel bicchiere. <So del suo problema, per quello avevo chiesto di portarla in clinica, per aiutarla. Ma tua madre si è messa in mezzo. Stavamo parlando proprio di questo e anche di tutto il resto. Nella conversazione di poco fa ho insistito per far tornare Callie in clinica e farle finire gli studi da privatista. Alla fine si è arresa, accettando anche di lasciar andare te ed Elvin, di non disturbarvi più.>

<Ora capisco perché aveva quell'espressione.> Borbotto.

<Anche tua madre ha lo stesso problema di Callie e mentre stava con me è migliorata, non aveva più sbalzi di umore e tutti gli altri sintomi. Era lei, la vera lei, la persona di cui mi ero innamorato. Poi, è tornata quella che era da adolescente e... sai il resto della storia.>

<Quindi è per questo che avete divorziato?>

<Sì, sia per la salute di voi ragazzi che per la sua. È anche per questo che Elvin è scappato da lei e si è fatto una famiglia appena poteva.>

Abbasso lo sguardo non riuscendo a immaginare mio fratello con lei mentre usciva di testa.

<Tutto ok?... pensavo fossi pronto a sapere tutto.>

<Lo ero e lo sono, se c'è altro dimmelo.> Dico tornando a guardarlo in faccia.

<Solo questo.>

<Ok... allora io vado.> Dico alzandomi.

<Sì... ah, Nash.> Mi blocca prima che esca dalla stanza. <Ti voglio bene.>

<Anche io.> Quasi sussurro ed esco.

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Ehii!
Ecco quello che Callie voleva dire a Nash... beh, credo che con questo i casini siano finiti... o forse no, chissà.
A domani!
Love you all
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My Boy 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora