*Nash's pov*
Salgo sul tetto e la vedo mentre guarda il panorama appoggiata al muretto.
Quanto vorrei andare lì e spingerla di sotto, ma meglio evitare.
<Nash, quindi sei venuto, credevo che mi ignorassi.> Dice senza degnarmi di uno sguardo.
<Dimmi cosa devi dirmi e facciamola finita.> Le dico tenendomi a debita distanza.
Sospira mentre si stacca dal muretto, per poi voltarsi verso di me.
<Che c'è? Perché mi fissi stando zitta? Lo sai che sei inquietante?> Le dico.
<Mai quanto te, sembri quasi uno stupratore vestito tutto di nero e con il cappuccio in testa.>
<Va al punto e smettila con questi giochi stupidi.> Dico andando ad appoggiarmi al muro dietro di me.
Tolgo un pacchetto di sigarette dalla tasca nel mentre che lei si avvicina.
<Solo... volevo solo vederti. Siamo fratelli, no? Perché una sorella non può vedere il fratello quando le pare?>
<Smettila di dire che siamo fratelli, non lo siamo, non ti considero tale e mai lo farò. Sei solo una pazza con seri problemi.>
<Lo so, ne sono a conoscenza.> Dice abbassando lo sguardo e si siede a terra affianco a me.
<Allora perché non provi a smetterla di fare tutte le stronzate che fai? Perché non lasci in pace tutti?>
<Non riesco. Non sai quante volte ci abbia provato... è tutto un casino Nash.>
Le offro una sigaretta e lei rifiuta. Strano, molto spesso l'ho vista mentre fumava o si faceva...
<Sai della mia doppia personalità, credo che tu l'abbia capito dato che un giorno sono in un modo e l'altro cambio totalmente.>
<Credevo fossi una pazza che finge.> Dico buttando fuori il fumo.
<No, soffro di disturbo della personalità. Alla clinica hanno provato a fare qualcosa, ma con scarsi risultati. Poi, quando mi hanno assegnata a uno psichiatra e stavo riuscendo a dare i primi segni di miglioramento, mia madre ha pagato purché uscissi. A lei faceva comodo così, le faccio comodo in questo stato dato che può comandarmi a bacchetta. Mi ha detto di farmi di qualche droga leggera per controllarmi, o di fumare, ma se lo facessi, non sarei come sono adesso, la vera me.> Spiega.
<Quindi anche tu sei oppressa da lei, non mi sorprende.>
<Già, non sai quanto vorrei cambiare Nash, quanto vorrei farla finita, ma non posso, non fin quando ci sarà lei.>
<E perché sei voluta tornare a scuola? Non potevi chiederle di frequentare una scuola privata?>
<Lei ha insistito, lo sai com'è.>
<Beh, mi spiace per lei, ma questa volta il preside ha perso completamente le staffe.>
<Che intendi?>
Le racconto la storia di Emily e il fatto che tutto sia salito a galla, ogni cosa che lei ha fatto.
Sospira e dice: <Immaginavo che prima o poi sarebbe successo. Vorrei parlare con tuo padre, proprio come ora sto facendo con te.>
<Potrei sempre dirgli io la verità. Se davvero vuoi cambiare come stai dicendo.>
<Lo faresti davvero?> Domanda alzando lo sguardo verso di me.
<Mi fai schifo, ribrezzo e mi ricordi troppo lei, ma pur di rovinare quella donna e i suoi piani farei questo e altro.>
Si alza in piedi e mi abbraccia ripetendo grazie per tutto il tempo.
<Ok, ok, potresti levarti? Mi stai riempiendo del tuo schifosissimo profumo.> Le dico spingendola appena.
<Scusa Nash.> Dice staccandosi. <So che ti farà schifo sentire queste parole da me, ma ti voglio bene.> Sorride sinceramente e non più quel sorrisino falso che fa ogni volta.
Quasi mi fa pena... e il fatto di sentire pena per lei è colpa di Grace che ha sciolto la barriera che avevo costruito. Dannata lei.
<Abbiamo finito? Era questo quello che volevi dirmi?>
<Sì Nash... grazie ancora per avermi ascoltata e offerto di aiutarmi. Sei davvero una brava persona al contrario di quello che dicono gli altri.>
<Allora a mai più.> E me ne vado.
Scendo ed esco dall'istituto per andare da mio padre, sperando che sia in ufficio.
Arrivo davanti alla porta e lo sento parlottare con qualcuno, ma, pur avvicinandomi alla porta con l'orecchio, non si riesce a capire niente.
Riesco ad allontanarmi prima che la porta venga spalancata.
<Ora esci da qui, non voglio più sentirti e lascia stare i miei figli.> Papà.
<Come vuoi, allora addio.> Mamma.
Lei passa e mi vede. Si blocca e mi guarda mentre i suoi occhi diventano lucidi.
<Ti ho detto di andartene, perché ti sei...> Papà mi vede appena esce dal suo ufficio. <Nash... che ci fai qui?>
<Ero venuto per parlarti, ma eri impegnato.> Dico spostando il mio sguardo da lui a mia madre.
La vedo mentre si asciuga velocemente una lacrima.
<Mi dispiace.> Sussurra e mi passa accanto a passo spedito, nonostante porti i tacchi.
<Tutto bene figliolo?> Mi domanda papà.
<Ehm... sì.> Rispondo. <Posso entrare? Devo parlarti di una cosa.>
Mi fa entrare e vado a sedermi.
<Di cosa devi parlarmi?>
<Di Callie e la sua situazione. So quello che ti ha raccontato Daniel ed è vero, ma l'ha fatto controllata dalla madre. Soffre di disturbo della personalità e vorrebbe uscirne.>
<Lo so.>
<Cosa?>
Sospira mentre si versa da bere nel bicchiere. <So del suo problema, per quello avevo chiesto di portarla in clinica, per aiutarla. Ma tua madre si è messa in mezzo. Stavamo parlando proprio di questo e anche di tutto il resto. Nella conversazione di poco fa ho insistito per far tornare Callie in clinica e farle finire gli studi da privatista. Alla fine si è arresa, accettando anche di lasciar andare te ed Elvin, di non disturbarvi più.>
<Ora capisco perché aveva quell'espressione.> Borbotto.
<Anche tua madre ha lo stesso problema di Callie e mentre stava con me è migliorata, non aveva più sbalzi di umore e tutti gli altri sintomi. Era lei, la vera lei, la persona di cui mi ero innamorato. Poi, è tornata quella che era da adolescente e... sai il resto della storia.>
<Quindi è per questo che avete divorziato?>
<Sì, sia per la salute di voi ragazzi che per la sua. È anche per questo che Elvin è scappato da lei e si è fatto una famiglia appena poteva.>
Abbasso lo sguardo non riuscendo a immaginare mio fratello con lei mentre usciva di testa.
<Tutto ok?... pensavo fossi pronto a sapere tutto.>
<Lo ero e lo sono, se c'è altro dimmelo.> Dico tornando a guardarlo in faccia.
<Solo questo.>
<Ok... allora io vado.> Dico alzandomi.
<Sì... ah, Nash.> Mi blocca prima che esca dalla stanza. <Ti voglio bene.>
<Anche io.> Quasi sussurro ed esco.
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Ehii!
Ecco quello che Callie voleva dire a Nash... beh, credo che con questo i casini siano finiti... o forse no, chissà.
A domani!
Love you all
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My Boy 3
Storie d'amore"Ritorna a guardarmi e mi infila l'anello al dito. Poi si avvicina di più a me, prende il mio viso tra le sue mani, fredde come sempre, e mi bacia dolcemente. La prima volta che mi bacia davanti a tutti, o che fa il dolce davanti a tutti... I ragazz...