•CAPITOLO 4•

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Quella notte lo sognai.

Mi svegliai alla solita ora, per andare a scuola ed ebbi un improvviso dolore allo stomaco. Che potesse essere ansia? Sicuramente. Ero ansiosa di vederlo? Si.
Una parte di me non vedeva l'ora di vederlo:
l'altra parte di me, invece, teneva le redini e le tirava forte quando ero più propensa a pensare a lui in un determinato modo.
Charlie arrivò sotto casa mia prima del solito e ci avviammo a scuola con calma.

08:24 a.m.
"Tamara! Ho bisogno di te, oggi pomeriggio devo dipingere il telone per la palestra per la festa, saresti disposta a darmi una mano? Insomma, ci divertiamo!" -Michael mi fece sobbalzare. Spuntò alle mie spalle non appena aprì l'anta del mio armadietto.

"Oh, ehm, si, mi piacerebbe."

In verità, non avevo assolutamente voglia di dipingere alcun telone. Ogni anno, finiva sempre per essere un disastro, tra ragazzi che si tiravano addosso i pennelli pieni di colori, secchi pieni di colore che finivano per imbrattare il pavimento della palestra... non avevo alcuna voglia di passare la serata a pulire i danni degli altri.

"Va bene, ragazzi, guardate la lavagna per piacere." -continuavo a guardargli le labbra, mentre ogni tanto, la sua lingua usciva fuori per bagnarle.
I suoi movimenti erano sinuosi, mascolini.. ma al tempo stesso, delicati.
Stava disegnando qualcosa alla lavagna. Era un esempio di disegno di tecnica che avremmo dovuto fare.
Non sapevo dove mettere le mani. Odiavo la tecnica. Era tutto così perfetto in quel tipo di disegno. Non mi piaceva proprio, ma lui me la faceva piacere, stranamente. Non che mi interessassi particolarmente al disegno...

"Tamara? Ci sei?" -Charlie continuava a chiamarmi, ma non le davo molto peso. Ero tra le nuvole e se ne accorse.

"Che hai per la testa? Ah, si, nemmeno chiedo!" -lei ci scherzava su, io invece ero stranamente ansiosa e preoccupata.
Sobbalzai quando una voce roca risuonò dietro di me.

"Tamara! Stai bene?" -mi voltai per guardarlo, ma non ne ebbi il tempo, poiché si spostò alla mia sinistra e si abbassò per arrivare all'altezza del mio banco e quindi, del mio disegno. Quando i nostri sguardi si incontrarono, fu come un pugno nello stomaco e le mie mani cominciarono a sudare. Come avevo fatto a non accorgermi che si fosse allontanato dalla lavagna?

" Ehm, non riesco a collegare queste due linee." -afferrò la mia matita.

"Devi fare così.." -cominciò a tirare una linea, delicata e stranamente mi sentì rilassata, poi invece, mi sentì ansiosa, non appena si spostò accanto a me, praticamente appiccicato al mio braccio e all'altezza del mio viso.
Che buon profumo.
Continuavo a guardarlo mentre tirava delle linee su quel foglio bianco. Aveva un profilo perfetto.. le ciglia lunghissime continuavano a toccargli le guance non appena sbatteva gli occhi.
Sapevo che Charlie ci stava fissando.

"Capito?" -mi guardò, sorridendo. Era estremamente vicino, potevo quasi sentire il suo respiro caldo. Notai con la coda dell'occhio che Charlie si voltò, forse imbarazzata.

"Ehm,no, cioè,si." -non riuscivo a formulare una frase di senso compiuto. Mi allontanai, sperando che nessuno avesse visto o frainteso quel momento.
Rise leggermente.
Dovevo tirarmi fuori da quella situazione e non sapevo come. Così, tirai via la più semplice e classica soluzione.

"Posso andare in bagno?" -rise ancora, capendo il mio disagio.

"Si, vai." -si sollevò, osservando i miei movimenti, mentre camminavo a passo svelto verso i bagni.
Non appena entrai, poggiai entrambe le mani sul lavandino, guardandomi allo specchio lungo la parete.
Dio,ma che stava succedendo?

Il professore della porta accantoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora