•CAPITOLO 102•

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Sbattei ripetutamente le palpebre quando la luce forte mi fece bruciare gli occhi.
Sentì rumore, ma non ebbi la forza di voltarmi per capire da dove provenisse.

"Tamara!" -qualcuno mi diede dei leggeri schiaffetti sul viso.

"Si è svegliata." -continuò la medesima voce. La sentì leggermente più lontana, così capì che non si stesse rivolgendo a me.

Non riuscì a formulare una sola parola, così emisi un leggero suono gutturale, in modo che la persona accanto a me, capisse che stessi bene e che lo sentissi.

"Mi senti, Tamara?"

Annuì, stavolta, strofinandomi gli occhi con le mani.

"La luce..." -sussurrai.

La persona davanti a me, di cui ancora non avevo riconosciuto il viso, spostò la lampada più in là e la luce si affievolì.

Quando riconobbi i capelli tinti sulla sua testa, fui felice di sapere che il dottore Warren fosse accanto a me.

"Dottore..."

"Ciao Tamara. Come ti senti?"

Quando tentai di alzare il braccio, mi resi conto di aver l'ago della flebo infilato nel braccio. Oh che odio.

"Sto bene. Mi gira un po' la testa."

"È normale."

"Cosa è successo?" -chiesi.

Il dottore mi guardò, poi prese una sedia dietro di lui e si sedette, posando la cartellina sulle gambe.

"La polizia ha chiamato un'ambulanza e ti hanno portata qui...tu ricordi qualcosa?"

Cominciavo piano a piano a ricordare. Ero lì perché Brandon mi aveva iniettato del sedativo. Pensare a Brandon mi faceva ancora male. Non mi capacitai ancora di come potesse avermi voltato le spalle... soprattutto dopo che mi aveva aiutata in passato.

"Ricordo che.. mi hanno iniettato del sedativo perché ho tentato di fuggire e poi non ho più visto nulla."

"Si... hai dormito per poco più di due ore."

"Mi fa male tutto." -dissi, toccandomi le gambe e poi la pancia.

"Tamara, vorrei che tu facessi una visita ginecologica, ovviamente qui stesso, gratuitamente."

"Perché?"

"Perché... hanno abusato di te. Quindi voglio essere sicuro che.. che sia tutto apposto."

Il dottore faticò a pronunciare quella frase. Ed io faticai ancora di più a capirla e ad accettarla.

"Hanno abusato di me? Chi?" -le lacrime scesero lungo le mie guance. Ero stanca di piangere. Ero stanca di subire tutto questo. Nel giro di pochi mesi ero stata violentata, accoltellata, mi avevano sparato... ero addirittura arrivata ad assumere delle pillole per tranquillizzarmi; tutto questo per colpa di quell'uomo: Stephen.

Poco prima che il dottor Warren parlasse, una figura alta entrò nella stanza.
Harry rimase fermo qualche secondo, prima di precipitarsi da me e stringermi forte.
I suoi baci furono come fuoco sulla mia pelle.

"Harry..."

"Shhh..."

Le sue braccia mi strinsero forte. Avrei voluto farlo anche io, ma l'ago sul braccio me lo impedì.
Quando si staccò da me, mi guardò intensamente e non potei fare a mano di notare i suoi occhi lucidi. Le nostre labbra si toccarono e avrei voluto che quel momento durasse per sempre.

"Come ti senti?" -mi domandò.

"Bene. Ho un po' di dolori.."

"Lo so."

Il dottor Warren si alzò e salutò Harry con una stretta di mano e poi con un abbraccio.

"Devo dirti una cosa." -il dottor Warren invitò Harry ad uscire dalla stanza.
Harry lo seguì, ma prima mi fece un occhiolino.
Quanto era bello. Volevo stare con lui, solo con lui, per tutte le ore della giornata.

Mi guardai attorno; era tutto bianco, fatta a eccezione per delle tendine verdi.

Harry rientrò in stanza e venne verso di me. Mi spostai un po', in modo che gli lasciassi spazio per sedersi.

"Tutto bene?" -chiesi.

"Si. Tra pochi minuti verrà la ginecologa per farti una visita."

"Harry... chi.. chi è stato?"

"Non potranno più farti del male." -disse.

"Non hai risposto alla mia domanda."

"Non è importante che tu lo sappia."

Harry accarezzò la mia guancia. Afferrai la sua mano, notando che aveva delle spaccature e dei taglietti sopra le nocche. Era inutile chiedergli cosa avesse combinato. Aveva picchiato qualcuno. Li aveva picchiati. Non ero arrabbiata; ero felice di averlo accanto a me.

"Cosa è successo?" -chiesi.

"Quando mi hai chiamato, sapevo benissimo che Stephen sarebbe venuto da voi. Così ho chiamato la polizia, in modo che potessero arrestarlo. Ovviamente, solo dopo averlo picchiato così forte da non essere neppure sicuro che potesse sopravvivere."

Rise, quando terminò la frase. Sorrisi, baciando la sua mano.

"Hai picchiato anche.."

"Si."

Sapeva che mi riferissi a Brandon. Non ero affatto dispiaciuta... ero solo... confusa. Continuavo a chiedermi perché mi avesse voltato le spalle in quel modo.

"Non si avvicineranno mai più a te."

"Li hanno arrestati?"

"Si."

Harry mi guardò per qualche secondo, poi si passò una mano tra i capelli e guardò altrove, facendo un piccolo sbuffo.

"Che c'è?" -chiesi.

Tornò a guardarmi e sorrise leggermente.

"È tutta colpa mia." -disse, stringendo i pugni.

"Harry..."

"No, Tamara. È tutta colpa mia. Io non ti merito... ti ho solo fatto del male da quando stiamo insieme."

"Non sei stato tu a farmi del male."

"Invece si. Ti ho fatta entrare nella mia vita... rovinando la tua. Quei figli di puttana hanno presto di mira te, perché sapevano che vederti stare male mi avrebbe indebolito."

Presi la sua mano e mi sollevai leggermente, staccando la schiena dal grande cuscino. Era orribile pensare che un padre potesse pensare di fare così del male al figlio.

"Vieni qui." -sussurrai.

Lo baciai. Lo baciai come avrei voluto fare da tanto.
Sollevai la sua mano e la posai sul mio petto.

"Lo senti?" -chiesi.

"Il tuo cuore?" -domandò, stampando un piccolo bacio sulle mie labbra. Le nostre fronti ancora attaccate.

"Si... batte forte." -continuò.

"Batte forte perché ti amo."

Harry mi baciò di nuovo, più intensamente di prima.

"Non dire che hai rovinato la mia vita...perché da quando ci sei tu, la mia vita è solo migliorata."

"Ti amo Tamara..."

Sorrisi, sapendo che lo pensava davvero.

Il dottor Warren entrò nuovamente in stanza, sorridendo. Questa volta, aveva una cartella in mano.

Il professore della porta accantoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora