•CAPITOLO 42•

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"In lei.. vedo Yvonne." -ammisi. Ed era vero. Era come se fossero la stessa persona.. o lo stesso tipo di persona? Direi di si. Entrambe con un solo obbiettivo in testa; ed Harry, era quell'obbiettivo, in gran parte.

"Per questo non riuscirei a stare con lei."

"Con Yvonne ci sei stato."-la mia ribattuta, era quasi come una sfida.

"Te l'ho già detto, Tamara."-annuì.

"Scusami.."-scossi la testa, prendendo la sua mano, guardandola.
Con l'altra mano, alzò la mia testa e mi vennero i brividi, non appena incrociai il suo sguardo.

"Perché ti scusi?"

"Perché forse.. parlare di Yvonne ti infastidisce." -infastidiva più me, questo era certo.

"Tamara.. quella ragazza per me non è più nulla, chiaro? Non la considero più!"-annuì.

"E mi piace, quando fai la bambina gelosa." -rise, attirandomi a se.
Sorrisi, poggiando il viso sulla sua spalla e annusando la sua maglietta, che emanava un profumo dolcissimo.

"Lo sono e anche tanto. Anche se non lo dimostro molto spesso, lo sono. Voglio che tu sia felice solo con me; perché io, sono felice solo con te."-il respiro mi si bloccò, quando sentì il suo cuore battere un po' più velocemente.

"Sei l'unico essere che mi da felicità, capito?"-annuì leggermente, godendomi il piacevole mix delle sue braccia e il venticello che soffiava.

"Per te potrebbe anche non contare molto, ma Harry.. tu sei il mio primo, unico e vero uomo; e parlo in generale."-una piccola lacrima rigò il mio viso, quando pensai alla figura di un padre totalmente assente.

"Per me conta molto, invece. Per questo sto male, quando non ti rendo felice. So che hai bisogno di amore, di affetto."-allontanò il mio corpo dal suo, per guardarmi negli occhi. Sorrisi, quando il suo pollice cacciò via le lacrime, che rigavano le mie guance.

"Hai bisogno di me."-continuò.

"Come tu hai bisogno di me"-aggiunsi, facendolo sorridere.

Tornai a casa, più o meno verso le dieci e cercai di fare silenzio, poiché, mamma dormiva, avrebbe dovuto svegliarsi di li a poco per il suo turno di lavoro in ospedale.
Mi accorsi di tenere la sciarpa di Harry al collo. Me l'aveva data quella sera e avevo dimenticato di restituirgliela.
La slegai, odorandola. Il suo profumo la riempiva.

Sabato 01:37 p.m.
Non pioveva, ma al solito, dei nuvoloni coprivano il cielo.
Stavo tornando a casa, dopo la scuola. Quel giorno Harry non era stato in classe con noi. Charlie continuava a colpire un sassolino con i piedi, calciandolo.

"Mangi da me?"-chiese ad un certo punto.

"Non posso, esco con Harry."-si voltò di scatto.

"Sta attenta, Tamara!"

"A cosa?"-la vidi rallentare, ed andare verso il praticello di un parco giochi quasi deserto.

"A lui. Non ti nascondo che sono stata molto in ansia, Tami."

"Perché mi dici questo, Charlie? Non la pensavi così, prima!"-ammisi. Non mi aveva mai detto tutto ciò.

"No.. ma non si sa mai, Tami. Non sai com'è realmente."

"Si che lo so."

"Ti ha tradita, Tamara. Mi dispiace anche ricordartelo."-posai una mano sul mio viso, abbassando lo sguardo.

Il professore della porta accantoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora