•CAPITOLO 104•

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Lo guardai per un po'.
Lui mi sorrise; sapeva perfettamente quanto mi rincuorasse vederlo sorridere.
Sul suo viso stava bene qualsiasi espressione: era bello quando rimaneva serio, era bello quando sorrideva e ancor più bello quando rideva di gusto, quando le fossette sulle sue guance si facevano così evidenti da far venire voglia a chiunque di toccarle.
Era impossibile non guardarlo; guardarlo anche senza una motivazione, soltanto per capire cosa non andasse in lui; non c'era niente che non andasse, era perfetto in tutto, cominciando dagli occhi, che esprimevano sempre ciò che lui pensasse, per finire con le sue labbra, così perfette.

"Andiamo?" -chiese. Non sembrava per niente agitato.
Annuì, aprendo la portiera. Harry fece lo stesso.
Quando strinse la mia mano, mi sentì subito più sicura.

Suonai il campanello e mamma aprì la porta immediatamente.
Mi strinse forte a lei.

"Oh eccoti... finalmente sei a casa!" -disse, accarezzando i miei capelli.

"Ciao mamma!"

Si allontanò da me e tenendomi per le mani, mi guardò dalla testa ai piedi.

"Oh sei così magra!"

"Mamma, sono uguale!" -lei rise con me.

"No, sei più magra!"

"Per te sono sempre più magra, ogni volta che mi vedi!" -ribadì, sorridendole.

"Mm va bene... sei più... denutrita?" -Risi forte e sentì ridere anche Harry. Mi voltai verso di lui, che stava a pochi centimetri di distanza da me.

"Ciao Harry." -mamma lo salutò con tranquillità, sorprendendomi.

"Buongiorno signora Jones."

"Entrate, fuori fa freddo!" -mamma si spostò, facendoci entrare in casa. Pensai che Harry indossasse soltanto una maglietta a maniche a tre quarti, mentre fuori si gelava.

"Tu adesso mangi." -disse mamma, voltandosi di colpo verso di me ed indicandomi.

Roteai gli occhi, ridendo. Tenevo la mano di Harry, che camminava dietro di me.

Mi porse in mano un pacco di biscotti enorme, poi ci sedemmo sul divano del salone.

"Allora? Come state?" -chiese lei.

"Bene." -io ed Harry parlammo all'unisono.

"Harry... vorrei che tu non facessi soffrire mia figlia..." -fu così schietta nel dire quella frase che alzai lo sguardo di colpo, non capacitandomene.

"Non lo farei mai." -rispose lui.

"Lo so. Ho conosciuto tua madre e tua sorella. E poi... Tamara mi parla di te da mesi. Come suo professore, certo." -Rise un po' sotto i baffi.

"Mi dispiace essermi presentato come suo insegnante e non come suo fidanzato."

"Beh... infondo sei davvero un suo insegnante, non era una bugia." -disse lei, spostando una ciocca di capelli dietro l'orecchio; era un gesto che facevo spesso anche io.

"Mamma..." -intervenì.

"Mi dispiace tanto." -pensai alle foto che aveva scoperto un po' di tempo prima; quelle in atteggiamenti intimi. Arrossì al solo pensiero di quel momento; come mi aveva trattata... ma era il minimo. Mi sarei meritata due bei ceffoni e magari lui, una denuncia.

"Tami, io ti voglio tanto bene, sei la mia unica figlia... voglio il meglio per te. So che lo ami..." -disse, indicando Harry; lo guardò per pochi secondi. Harry sembrò stesse ascoltando con attenzione ed ero sicura che lo stesse facendo davvero.

"So anche che ne avete combinate di tutti i colori..."

"Però so anche che... quello che provi per lui, è vero." -si interruppe, guardandosi le mani.

"Harry... ti chiedo solo di... di non far finire di nuovo Tamara in pericolo."

"Non accadrà più." -disse lui, non staccando lo sguardo da quello di mamma. Lei annuì, accennando un sorriso.

"Tua madre e tua sorella sono delle gran brave persone." -il sorriso di mamma si allargò.

"Sono le donne della mia vita... oltre Tamara." -strinse la mia mano e mi guardò.

"Comunque non insegnerò più nella scuola di Tamara. Ho solo sostituito un'insegnante."

"Si, Tamara me lo ha detto."

"Se vi va... questa sera potremmo cenare tutti insieme qui..." -continuò lei.

"... con Ted" -aggiunse.

Le sorrisi, guardando Harry.

"Certo." -disse lui.

Mezz'ora dopo.

"Se vuoi puoi fare la doccia qui..." -dissi ad Harry, mentre baciava la mia mano.
Eravamo stesi sul mio letto; la mia testa poggiata al suo petto. Mancavano due ore circa alla cena, preferivo che Harry non andasse a casa sua per poi tornare da me. Eva e Kris accettarono più che volentieri l'invito di mamma, così come fece Ted. Non lo vedevo da quando mamma aveva scoperto quelle dannate foto.

"Solo se la fai con me..."

"Vuole fare la doccia con me, prof?" -dissi, scherzando.

Lui annuì, sorridendo.

Quando l'acqua calda toccò la mia schiena, la inarcai, attaccandomi ancora di più al petto di Harry, che mi teneva stretta per le cosce.
Quando mi mise giù, spostò leggermente il soffione dell'acqua verso di me, in modo che potessi avere l'acqua calda completamente per me, ma quando mi avvicinai a lui, spostai nuovamente il soffione, in modo tale che l'acqua potesse scendere lungo i miei seni ed il suo petto.

Presi un po' di bagnoschiuma e lo spalmai su tutto il suo torace, sulle spalle e sulle braccia, coprendo i tatuaggi con la schiuma.
Lui fece lo stesso, poi mi prese nuovamente per le cosce e fece poggiare la mia schiena al box doccia.
Quando le nostre labbra si toccarono, mi sembrò di non baciarlo da secoli.
Il suo bacio era così familiare e caldo. Mi sentivo bene. Era tutto quello che volevo; lui, era ciò che volevo.
Mi strinsi di più a lui, circondando il suo collo con le braccia ed affondando le mani tra i suoi capelli.
I nostri baci emettevano degli schiocchi ogni qual volta ci staccavamo leggermente.

"Mi sei mancato così tanto.." -sussurrai.

"Non dirlo a me." -dopo aver pronunciato questa frase, cominciò a mordicchiare le mie labbra, prima leggermente, poi con più insistenza. La sua lingua sfiorò poi la mia, prima che le nostre labbra cominciassero nuovamente a modellarsi tra di loro.
Non avevamo molto tempo, mamma era di sotto e sapeva che Harry fosse in camera mia.
Mi stavo solo godendo il momento; mi stavo godendo il mio fidanzato.
Toccai il suo petto con la mano destra, sentendo la durezza dei suoi pettorali e più giù, dei suoi addominali. Era così bello toccarlo.
Lui infilò una mano tra i miei capelli, spingendo ancora di più la mia testa contro la sua.

Ad un certo punto sentì un suono, che collegai immediatamente a quello del campanello di casa.
Forse Kris ed Eva erano venute anticipatamente per aiutare me e mamma a preparare la cena.

Il professore della porta accantoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora