•CAPITOLO 73•

3.5K 137 13
                                    

Nora entrò in negozio con due bicchieri di plastica in mano.

"Merda che freddo." -imprecò.

"Entrare qui è un sollievo." -continuò.

"Nora, devo urgentemente andare via."

"Che succede?" -chiese.

"Un' urgenza, devo assolutamente andare." -dissi, correndo verso lo stanzino sul retro per prendere la borsa. Afferrai velocemente il bicchiere di caffè dal bancone.

"Grazie Nora, ci sentiamo dopo." -dissi.

Non avrei dovuto muovermi dalla libreria, ma uscì e vidi in lontananza l'auto della polizia.
Mi sentì stranamente sollevata, quando vidi l'agente Raniero alla guida.

"Sali, Tamara." -disse, accostando.

Aprí lo sportello e mi sedetti accanto Raniero.

"Buonasera, agente."

"Ciao Tamara. Stai bene?" -chiese.

"Si."

"Lui come sta?" -domandai.

"Non pensare ad Harry, adesso. Lui sta bene, non preoccuparti." -disse, cambiando la marcia di guida.

Annuì debolmente.

"Ascoltami, appena arriveremo in centrale, dovrai testimoniare. Sono arrivati due agenti spagnoli che conoscono il caso. Qualcuno ci ha comunicato che Stephen è in Spagna, al momento. Ma a quanto pare, è quì e non ha paura di farsi vedere." -disse, guardando la strada.

"Questi due agenti, sono stati mandati qui per ricevere informazioni su di lui. Le ricerche in Spagna continuano; per questo dovresti testimoniare." -continuò.

"Si, va bene."

Scesi dall'auto e molti agenti si voltarono a guardarmi. Alcuni li avevo già visti.
L'agente Raniero posó una mano sulla mia schiena.

"Johnson, chiama i colleghi spagnoli." -ordinó.

Salutai l'agente Johnson con un gesto della mano.
Lui mi fece un occhiolino, sorridendomi leggermente.

"Vieni quí." -Raniero mi fece accomodare nella stanza dove fummo poco tempo prima.

Chiuse la porta e mi lasció da sola.
Non mi ero pentita di aver chiamato la polizia, nonostante Stephen mi avesse minacciata.
Afferrai il mio cellulare. Spento. Avevo scordato che fosse scarico. Aprí la borsa e cercai il caricabatterie portatile, inutilmente.
Aggrottai le sopracciglia, quando toccai qualcosa di freddo. Tirai fuori la mano,rendendomi conto che fosse il flacone di ansiolitici che avevo portato con me.
Non ne avevo mai preso uno. Non avevo mai letto il foglio illustrativo. Ma da quando ho cominciato a respirare male e ad agitarmi a causa dell'ansia, fu la prima cosa che pensai di assumere.
Vi era scritto ANSIOLITICI HEATHER.
Svitai il tappo e feci scivolare una pasticca nella mia mano.
Cosa dovevo fare? Sapevo che mamma, una volta che cominció a prenderli, non smise più e ci vollero tre mesi di terapia, per farla smettere.
Tuttavia, volevo solo calmare l'ansia. Non ne avrei prese più.
Portai la pasticca alla bocca e la ingoiai, sorseggiando un po' d'acqua dalla bottiglietta che avevo in borsa.
Socchiusi gli occhi, sperando che l'effetto fosse immediato.
Mamma mi avrebbe uccisa, se lo avesse saputo.
Non riuscivo a tener ferma la gamba per l'ansia. Tamburellavo le dita sul tavolo e mi mordevo il labbro inferiore. Pensai a quante volte Harry l'avesse fatto.
Afferrai nuovamente la borsa e tirai fuori il flacone, ingoiando un'altra pasticca.
Basta,Tamara! Urlava la mia dea interiore.
Lanciai la borsa nel divanetto e posai una mano sulla mia fronte.
Ma che stavo facendo?
Alzai la testa, quando la porta venne spalancata.
L'agente Raniero era seguito da due agenti. I due uomini, portavano una divisa con la bandiera spagnola ricamata sul taschino.

Il professore della porta accantoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora