•CAPITOLO 21•

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TAMARA'S POVS
"Si?"-mi voltai a guardarlo. Il suo sguardo era fermo sullo schermo dell'oggetto.
Giró la fotocamera, mostrandomi delle foto.
Mi venne da piangere. Un'ondata di calore si diffuse per il mio corpo. Mi sollevai sulle braccia, poggiando la schiena sul bracciolo del divano.
Girai tutte le foto scattate la sera prima e non potei fare a meno di trattenere la vergogna. Ero quasi nuda in quelle foto, e.. non ero in me! Per niente.

"Va tutto bene?" -la sua voce era bassa. Aveva poggiato la sua mano sul mio polso, come per appoggio.
Tutto bene? Non andava affatto bene. Continuavo a guardare quelle foto, sperando che potessero svanire da un momento all'altro, ma non sarebbe successo. Erano li.

"Tamara?"
Mi voltai a guardarlo.

"Perché mi hai fatto queste foto?" -sentivo gli occhi bruciare.

"Tamara, io le ho viste solo adesso queste foto. Non avevo la minima idea di averle sul rullino."

Rimasi a guardare per un po'una foto che mi ritraeva mentre ero accoccolata ad Harry. Era una foto in primo piano, scattata da me stessa, e le mie labbra erano poggiate sulla sua pelle, gli occhi chiusi.

"Tamara, basta." -prese la macchina dalle mie mani e la poggiò sul tavolino nero davanti a noi.
Mi sollevò, facendomi sedere sulle sue gambe.

"Ascoltami, io non avevo idea di aver quelle foto sul rullino, te lo giuro." -il suo pollice spostò una ciocca di capelli che mi era scivolata sul viso.

"Si, ma non mostrarle a nessuno, perfavore."

"Posso cancellarle, se vuoi.." -annuì. Non volevo più vederle. Quella non ero io, per niente.

Eliminammo tutte le foto, per la mia tranquillità. Mi sentivo meglio, sarebbe stato un "segreto" tra me e lui.

Harry era uscito a comprare qualcosa da mangiare per la cena, intanto, io ero sdraiata nel suo letto a pensare.
Pensai a Charlie. Ero praticamente sparita, non la vedevo da un po'. Di solito, la mattina andavamo a scuola insieme, e di fatti, quella mattina Charlie mi scrisse un messaggio, ma le risposi solo dopo qualche ora, quando mi resi conto che fosse lunedì.
Pensai a mamma. Era la seconda notte che dormivo fuori.
Pensai a lui. Era sempre nei miei pensieri. Solo che, lui non aveva soltanto lati positivi, assolutamente. La sua presenza portava anche dei lati negativi. Continuavo a pensare che fosse il mio professore e continuavo a pensare a cosa sarebbe potuto accadere se si fosse venuto a sapere qualcosa. Lui sarebbe stato magari licenziato, ed io? Sospesa? Bocciata? Per non parlare di quello che avrebbe potuto pensare mia madre. Non osai immaginare la delusione che avrei potuto suscitarle. Ma infondo, io stavo bene, contava questo. La mia vocina continuava ad urlare che non lo conoscevo ancora bene, e questo era vero.

Avevo bisogno di sgranchirmi le gambe e pensai solo allora di avere ancora la sua maglietta addosso.
Varcai la soglia della porta-finestra in camera sua e respirai l'aria fresca che mi causò dei brividi lungo il corpo. Era ormai sera e si potevano notare le case illuminate lungo il vialetto. Sembrava la scena di un film.
Mi sedetti su di una sedia trasparente, accanto ad un tavolino e non potei fare a meno di notare un posacenere nero con degli.. Spinelli? Quelli erano spinelli? Ciò che mi colpì fu uno strano colorito rossiccio su di una cicca. Capí solo dopo che quel colorito, era in realtà quel che restava del mio rossetto. Socchiusi gli occhi.

Ma che era successo quella notte?

Il professore della porta accantoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora