•CAPITOLO 111•

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Guardai Richard per due secondi, non sapendo cosa fare.
Mi passai una mano tra i capelli, ancora con il telefono all'orecchio.

"Beh? Chi è?" -chiese Richard, muovendo una mano in aria.

Attaccai la chiamata e posai il telefono sul bancone, quasi lanciandolo come se bruciasse.

"Chi era?" -replicò Richard, guardandomi con uno sguardo confuso.

"Non... non lo so, nessuno parlava." -mentì. Richard annuì e posò il telefono in carica, accanto a lui.

Beck aveva cominciato a chiamare anche in negozio.
Ma come faceva a sapere che fossi in negozio proprio quel pomeriggio?
Il telefono squillò nuovamente e questa volta fu Richard a rispondere. Ne fui sollevata, così avrebbe messo fine alla conversazione. Così fu; Richard non aveva mai voluto che noi dipendenti parlassimo al telefono di cose personali. Sicuramente Beck gli aveva detto di essere un amico.

Quando Richard andò via dal negozio, mandai un messaggio a Charlie, dicendole che Beck aveva chiamato in libreria, cercandomi.
Quando mi chiese cosa avessi fatto quando era al telefono, le dissi che avevo attaccato la chiamata e che poi lui aveva richiamato e che Richard aveva troncato sin da subito la conversazione. Ma quando le dissi che avevo dei dubbi su come avesse fatto a sapere che fossi a lavoro, lei mi disse che era sfuggito a lei. Quando lessi il messaggio, aggrottai le sopracciglia per la confusione, non capivo la sua risposta.
Quando me lo spiegò, capì che Beck aveva insistito ancora nel sapere come potesse mettersi in contatto con me o come potesse fare per vedermi e a lei scappò dalla bocca il fatto che non fossi a casa, ma a lavoro.
Non mi arrabbiai affatto, non era colpa di Charlie. Anzi, Beck l'aveva tirata in mezzo nonostante lei non centrasse nulla.
Charlie teneva tanto a me e viceversa. Eravamo cresciute insieme ed eravamo capitate nella stessa classe sin dalla 1 media ed insieme avevamo scelto l'arte come indirizzo per la scuola superiore. Charlie era bravissima a dipingere; a volte mi fermavo a guardare il mio ritratto che aveva dipinto e che mi aveva regalato per il mio diciassettesimo compleanno.

Un messaggio sul cellulare mi riportò giù dalle nuvole; era Harry e subito un sorriso si allargò sul mio viso.

"Ho tanta voglia di fare l'amore con te."

Nonostante fossi abituata a sentire frasi del genere da lui, ancora arrossivo come se fosse la prima volta. Così come quando mi guardava; mi faceva arrossire ancora come il primo giorno.

"Non dirlo a me..."

Dopo aver parlato un po' con Harry, tornai a leggere il mio libro.
Era un pomeriggio davvero povero di profitto; avevo venduto solo pochissimi libri durante le ore trascorse, anche se, avevo superato il numero di vendite di Polly durante il suo turno.
Fuori c'era già buio, nonostante non fossero neppure le sette ed aveva cominciato a piovere; il tempo sembrava non passare mai.
Quando arrivai a metà pagina 178, il mio cellulare vibrò, era un messaggio da Charlie, ma quando lo presi, vibrò di nuovo, questa volta ripetutamente; Charlie mi stava chiamando.

"Ei che succede?" -le dissi, posando uno dei segnalibri che era sul bancone, in mezzo al libro.

"Tami devo dirti una cosa." -il suo tono di voce era nervoso.

Poco prima che lei potesse continuare, Beck spinse la porta del negozio, facendo suonare i campanelli sopra di essa. Lo guardai scrollarsi l'acqua dal giubbotto nero, in attesa che Charlie parlasse.

"Beck mi ha detto che sta venendo li da te." -disse Charlie, facendomi sbattere nuovamente le palpebre, essendomi bloccata alla vista del mio ex ragazzo.

"È già qui..." -dissi fissandolo, mentre lui si avvicinava al bancone.

Il professore della porta accantoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora