•CAPITOLO 95•

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Mi voltai nuovamente verso la sala d'attesa. Cosa attendevo? Lei, attendevo lei.
Attendevo la mia Tamara, che avevo atteso come un pazzo.
Sapevo che, nonostante i suoi sorrisi, lei stava soffrendo. Fisicamente, per le costole rotte, il polso slogato e la ferita da sparo alla coscia. Ma soprattutto interiormente; non sono mai riuscito a darle la pace e la tranquillità che si dovrebbe dare ad una donna. Alla propria donna.
Con me aveva avuto solo problemi; grandi, enormi problemi.

Mi sedetti su una delle tante sedie, fuori l'ambulatorio. Era passata mezz'ora e di Tamara neppure l'ombra.
Eva mi scriveva messaggi, chiedendomi di Tamara e fui felice di scriverle ancora che era viva, nonostante glielo avessi ripetuto centinaia di volte.

Dopo un'altro quarto d'ora, la porta dell'ambulatorio si spalancò e stavolta, ad uscire fu proprio Tamara. Il dottor Warren le tenne la porta aperta e Tamara si avvicinò a me sorridendo.

"Ciao piccola". -L'abbracciai . Mi sforzai di non stringerla forte.

"Voglio andare a casa, Harry.." . Il dolore in me crebbe. Sapevo che non avrei potuto portarla a casa. Le baciai la fronte, ripetendole quanto la amassi.

"Accompagno Tamara nella sua camera e poi devo parlare con te, Harry." -il dottor Warren aiutò Tamara a spostarsi da me. Nonostante non apprezzassi quel gesto, sapevo che era fondamentale e dovuto.

Camminammo verso la stanza di Tamara e non potei fare a meno di guardarla mentre camminava faticosamente, grazie all'aiuto delle stampelle. La sua gamba era sollevata da terra, immaginai solo il dolore che provava.

Aiutammo Tamara a sedersi nel lettino. Lei mi guardava ed io non potevo evitare di fare lo stesso.
Le accarezzai la guancia, fissando quegli occhi che non vedevo da molto tempo. Quella che a me sembrò un'eternità.

"Harry.." -mi chiamò il dottor Warren.

"Torno subito". Tamara annuì e mi guardò allontanarmi. Non volevo lasciarla da sola.

"Mi dica."

Il corridoio era colmo di persone che facevano avanti e indietro.

"La ferita alla gamba va già molto, molto meglio. Non le rimane che cicatrizzarsi. Prestissimo Tamara riuscirà a camminare, ma le servirà l'aiuto di qualcuno"

"Certo."

"Abbiamo rimesso apposto le costole e sistemato il polso. Detto ciò, a Tamara serve solo riposo."

"Quando potrò portarla a casa?"

"Direi... all'incirca tra una settimana. Giusto il tempo di stabilizzare i suoi parametri al meglio."

Dentro di me, scoppiavo di felicità. Avrei pensato che sarebbe rimasta in ospedale per molto più tempo.

"Si riprende in fretta, la ragazza. Ma ha comunque bisogno di un occhio medico."

Annuì.
Il dottor Warren mi sorrise, dandomi una pacca sulla spalla, poi andò via.

Entrai nuovamente nella stanza di Tamara.
Lei si voltò immediatamente quando entrai. Vederla sorridere era la cosa più bella del mondo.

"Sei tornato."

"Si, piccola." -mi sedetti sul lettino, accanto a lei.
Le accarezzai la guancia, guardandola negli occhi. La sua piccola mano si poggiò sulla mia ed i suoi occhi si chiusero.

"Mi dispiace, Tamara.." -sussurrai.

"Non è colpa t.."

La interruppi.

"È colpa mia, invece. È tutta colpa mia."

Tamara mi guardò, mentre scuoteva la testa.

"Voglio fare l'amore con te, Harry..."  -disse.
Le sue parole furono un tuffo al cuore. Volevo la stessa cosa. Avrei voluto toccarla, baciarla, accarezzarla...

"Non dirlo a me, piccola..."

Mi avvicinai a lei e la baciai. Stetti attento a fare piano. Aveva dei taglietti sul labbro inferiore.
Era così bello come le nostre labbra si modellassero così perfettamente.

"Tra una settimana sarai tutta mia."

Il professore della porta accantoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora