•CAPITOLO 32•

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Ci guardammo negli occhi, poco prima che Harry si sollevasse
Mi aiutò ad alzarmi, poi si sedette dietro la cattedra ed io, mi poggiai ad un banco, con il libro di arte tra le mani.
Harry si schiarì la voce e diede il permesso di entrare.

"Salve profess.." -Emily si interruppe di colpo, non appena mi vide.

"Ciao Emily, dimmi." -Harry sembrava infastidito; ma mai quanto potevo esserlo io.

"Ho forse disturbato?"

<Si, hai disturbato.>-urlò la mia dea interiore.

"No, assolutamente, stavo spiegando un paragrafo non chiaro alla tua compagna, in vista del compito di domani; dimmi pure." -Emily portava un jeans attillatissimo, che ovviamente, le evidenziava il sedere. La sua camicetta in lino era color cipria, ed era leggermente aperta, tanto per mostrare un po' i "tesori di madre natura". Emily non era magrissima, era un po' in carne, ma stava davvero bene! Aveva delle forme meravigliose, non potevo negarlo; certo, se almeno il seno fosse naturale. Con i suoi 19 anni, Emily aveva già eseguito un intervento chirurgico, per gonfiare il seno.

"Vorrei chiederle dei chiarimenti su quello che ci sarà nel compito." -le sue mani si posarono sulla liscia superficie della cattedra, mettendo in mostra la perfetta manicure. Deglutì, osservando le mie unghie; lasciamo perdere. Il mio smalto nero era inesistente,su certe parti delle unghie.

"Cosa vuoi sapere,esattamente?" -Harry poggió un gomito sul bracciolo della sedia, intrecciando le grandi mani. Gliele osservai per un po'. Era impossibile non guardarlo.

"Un po' tutto." -Emily si voltó verso di me, guardandomi. Non ne capí il motivo. Alzai un sopracciglio, guardandola.
Harry capí che stava nascendo tensione, tra me e lei. Ma Harry non sapeva che io ed Emily ci eravamo detestate da sempre. Dal primo anno delle scuole medie; quando io le soffiai una parte ad una recita di fine anno. Io ebbi il ruolo di una fatina e lei ebbe il ruolo di un alberello magico. Era adorabile con tutto quel verde.

"Non posso dirti più di quello che ho detto a tutti gli altri tuoi compagni, Emily, mi dispiace."

Emily era convinta di poter ricevere attenzioni da parte di Harry. E magari ci sarebbe riuscita, se io non fossi stata presente. Avrebbe sfoggiato il suo corpo nudo, pur di ricevere attenzioni. Ma sapevo che Harry non avrebbe ceduto.
Emily volevo averlo.

"Lei sa qualcosa?" -mi indicò con il lungo dito, senza guardarmi.
Harry mi guardò.

"Nessuno dei tuoi compagni sa esattamente cosa ci sarà nel compito. La tua compagna mi ha chiesto un chiarimento su un passaggio che non le è stato chiaro e glielo sto spiegando. Se hai bisogno, puoi unirti a noi!" -sapevo che Harry le avesse detto in quel modo solo per depistare.

"No, mi stanno aspettando fuori per andare, grazie comunque!"
Lei socchiuse le labbra e alzo le sopracciglia.

"Bene, a domani allora!"
Harry le sorrise, guardando me, in seguito.
Non appena Emily chiuse la porta, Harry pensò a girare la chiave nella serratura.
Mi raddrizzai, guardandolo camminare verso di me.

"Cosa dovevi dirmi su Emily, oggi?"

"Credo che abbia capito qualcosa. Non del tutto, intendo.. ma ha notato qualcosa."-deglutì.

"Piccola.." -mi accarezzò la guancia con il pollice.

"Lei è una, servirebbero delle prove per confermare la nostra relazione." -continuó.

"Non è sola, Harry. Emily riuscirebbe a manipolare chiunque." Ed era vero.

"Potrebbe essere, ma non allarmiamoci, per adesso.. va bene?" -le nostre labbra si unirono; poggiai il viso sulla sua spalla, annusando l'odore che emanava la sua camicia.

05:16 p.m.
"Oh, non saprei esattamente, credo sia per l'antivirus! Non sono riuscita ad attivarlo." -cercavo di spiegare il "problema" che aveva il mio computer, al tecnico; ma non era facile, per telefono. Trovai parecchi virus e pensai subito ad eliminarli e ci riuscì, ma notai che l'antivirus non era più attivo e non riuscì ad attivarlo.
Sorrisi, quando seguendo le indicazioni del tecnico, riuscì ad attivarlo.
Mia madre entrò in camera mia, con due tazze in mano.

"Si, ho fatto! Grazie mille!" -sorrisi, riattaccando.

"Chi era?" -mia madre si sedette sul bordo del mio letto, tirando il piumone che avevo indosso.

"Ho chiamato il tecnico, ho avuto un problema con il computer."

"Ed hai risolto?"

"Si, tutto risolto." -la sua mano si poggió sulla mia, accarezzandone il dorso.

"Sei così cresciuta, Tamara!" -sorrisi, aggrottando le sopracciglia.

"Perché dici questo?"

"Te l'ho detto, ti trovo diversa! Più.. adulta! E Tamara.. so che quella maglietta non era di Toby." -alzai lo sguardo, fissandola. I miei occhi si spalancarono, pensando al peggio.

"Cosa intendi? Cioè, di chi credi che fosse?" -il cuore mi batteva a mille.
Scrollò le spalle.

"Non so, ma so che non è di Toby, o almeno, se lo è, non ce l'hai perché ti sei sporcata." -sorrise.
Tirai un sospiro di sollievo, socchiudendo gli occhi.

"Va bene, non è di Toby, ma non ti dirò a chi appartiene!" -Risi, facendo ridere anche lei.

"Non mi intrometterò! Sei grande, sei responsabile e soprattutto, capisci che se non starete attenti, finirai per rimanere inc.." -la interruppi.

"Oh, mamma, non voglio parlarne!" -Risi.

"Non preoccuparti, va bene?" -la rassicurai.

"Va bene! Io scendo in cucina!" -le sorrisi, procedendo a tirare nuovamente le coperte sul mio corpo.
Pensai a quando Harry si presentò a casa mia. Si presentò a mia madre come "il professore di sua figlia".
Mamma, se solo sapessi cosa è per me, quell'uomo.
Il campanello della porta emise un suono, avvisandoci della visita di qualcuno.
Non aspettavo nessuno, così non scesi. Avrebbe potuto essere Charlie; a volte si presentava a casa mia senza preavviso.

"Tamara? Scendi, c'è qualcuno per te!" -la voce di mia madre vibró per tutta la casa. Una strana sensazione mi crebbe dentro lo stomaco, come se fosse ansia. Pensai subito a lui, è vero.
Scesi le scale, rallentando,quando notai chi mi aspettava.
Emily.

Il professore della porta accantoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora