•CAPITOLO 101•

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Arrivammo davanti ad una casa esteticamente ben curata.
Il giardino era pieno di fiori... da quando cominciai a fare lo stesso identico sogno di Harry con una pistola in mano, i fiori mi ricordavano quella radura.

Brandon si voltò verso di me, quando accostò.

"Dammi il telefono."  -disse.

"No che non ti do il mio telefono.. perché... perché dovrei?"

"Perché te l'ho chiesto educatamente."

"Me l'hai ordinato." -ribattei.

"Te l'ho ordinato educatamente."

Se gli avessi dato il mio telefono, avrebbe visto la chiamata in corso con Harry.

"Non voglio darti il mio telefono."

Brandon guardò in basso e si leccò le labbra.

"Tamara non rendere le cose più complicate di quanto siano già.."

"Perché mi stai facendo questo?"  -mi guardò quasi come se mi volesse chiedere scusa. Dopo avermi squadrata a lungo, parlò.

"Dammi il telefono. È l'ultima volta che te lo chiedo gentilmente."

Cosa avrebbe fatto se non glielo avessi dato?
Tirai fuori il cellulare dalla tasca interna del giubbotto e lo guardai.
La chiamata si era interrotta. Forse Harry aveva chiuso la chiamata per non farci scoprire.
Glielo diedi.
Brandon scese dall'auto e venne ad aprire la mia portiera.
Tenendomi per un braccio, mi tirò verso la casa davanti a noi.

"Perché siamo qui?"

"Perché dobbiamo aspettare qualcuno."

"Chi?"

Dentro di me sapevo bene chi stessimo aspettando. Speravo solo che non fosse vero.

"Spogliati."

Mi voltai subito verso di lui, aveva il suo album da disegno in mano.

"Come?"

"Spogliati."

Brandon chiuse la porta di casa, dopodiché nascose la chiave nella tasca posteriore dei suoi jeans.

"Non mi spoglio."

"Spogliati, Tamara."

"Tu sei un pazzo." -dissi. Lo guardai, con una mano teneva l'album da disegno, con l'altra, mi indicava.

"Preferisci che te li tolga io?" -chiese, indicando i miei vestiti.

"Cos.. perché dovrei spogliarmi?" -una lacrima scese lungo la mi guancia e l'asciugai prima che arrivasse vicino le labbra.

"Perché voglio ritrarti."

"Brandon... mi rapisci, mi porti in un posto a me sconosciuto e mi ordini di spogliarmi? Ma che stai dicendo?"

Pensai a quando mi disse di aver riconosciuto Harry, quel giorno a scuola.
Non lo aveva riconosciuto, sapeva già chi fosse; sapeva che fosse il figlio di Stephen e che fosse il mio fidanzato. Lui sapeva tutto.

"Spogliati."

Fece come se non avesse sentito nulla.

"No."

Brandon si sporse verso di me e mi afferrò per un braccio.
Mi sfilò il giubbotto e lo gettò nel divano; afferrò l'orlo della mia maglietta e la sollevò fino a togliermela completamente di dosso.
Mi coprì i seni con le braccia, per non farmi ancora guardare da lui.
Brandon, non considerando i miei tentativi di divincolamento, afferrò il mio braccio e mi tirò verso di lui. La mia schiena aderì al suo petto, mentre le sue mani armeggiavano con l'elastico dei miei leggins.
Con una spinta mi fece scivolare sul divano e mi tolse velocemente scarpe e leggins, lasciandomi in intimo.
Brandon si fermò di colpò e passò una mano sulla mia coscia.

"Brandon... perché lo stai facendo..." -piansi.

"Non voglio farti niente."

"Devi stare ferma, Tamara." -continuò.

Brandon camminò verso un grande mobile ed aprì il primo cassetto, tirandone fuori una siringa piena di liquido.
Oh no.

"Devi stare ferma. Hai capito?" -ripetè, sollevando la siringa.

"Cos'è?"

"È un sedativo. Se non stai ferma non ho altra scelta che iniettartelo."

"Hai capito?" -continuò.

Annuì debolmente, non avevo altra scelta. Non potevo fare nulla. Le lacrime continuavano a scendere lungo le mie guance.

"Aveva ragione Stephen..."

Al suono di quel nome, alzai immediatamente lo sguardo.

"Sei sexy.."

"Sai, mi ha raccontato di un suo scagnozzo... ti ha violentata, vero?"

Non mi aveva solo violentata, quel figlio di puttana. A quel ricordo, rabbrividì. Ricordai il pavimento freddo su cui mi teneva premuta.

"E poi mi ha detto che Harry gliel'ha fatta pagare." -continuò.

"Harry la farà pagare anche a te." -dissi.

Brandon mi guardò, poi sorrise.

"Era tutto calcolato?" -chiesi.

"Cosa?"

"La prima volta che ci siamo visti, nell'autobus... eri già d'accordo con Stephen?"

"No."

Guardai l'album da disegno nelle sue mani.

"Sdraiati." -ordinò.

"No."

"Sdraiati, Tamara."

Mi alzai di colpo, tentando di correre verso la porta, ma la sua mano afferrò il mio polso.
La mia schiena si appiccicò violentemente al suo petto.
La sua mano scivolò sul mio sedere.

"Mmm..." -sussurrò al mio orecchio.

"Quanto mi piace..." -continuò.

La sua mano strinse forte il mio sedere.

"Non sai quante volte avrei voluto toccartelo, Tamara... o scopartelo..."

"Lasciami.." -sussurrai.

Cercai di divincolarmi, muovendomi come fa un pesce fuori dall'acqua.

"Non mi lasci altra scelta..."

Sentì l'ago della siringa penetrarmi il braccio, poi un bruciore. Mi accasciai, senza forza e contro la mia volontà, sentì i miei occhi farsi sempre più pesanti.

Il professore della porta accantoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora