•CAPITOLO 36•

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Uscì in corridoio, piangendo.
Non c'era anima viva. Notai solo la bidella che svoltò l'angolo, con il suo solito carrello.

"Tamara.." -mi fermai, era quasi dietro di me. La sua voce era debole, bassa.
Mi voltai a guardarlo. Non potevo vederlo così.

"Per favore.." -si avvicinò. Alzai una mano, per tenerlo lontano e lui si arrestò, di colpo. Non mi importava se ci fosse qualcuno nei paraggi, volevo soltanto allontanarmi il più possibile da lui.
Piangevo e non riuscivo a fermarmi. Corsi via, guardando indietro, per assicurarmi che non mi stesse seguendo.

"Oh porca puttana, Charlie!" -svoltai l'angolo di corsa e incontrai Charlie, che mi arrivó addosso.

"Tamara, tesoro! Stai bene? Ti ho chiamata." -afferrò il mio avambraccio, tirandomi verso i bagni.

~Mezz'ora dopo~
La mia testa era poggiata alla fredda superficie del banco.
Sentì la mano di Charlie accarezzarmi i capelli. Sapeva cosa stessi passando.
Ero un po' più calma, ma non rilassata.
Nel quarto d'ora che non vidi Harry, trovai parecchie chiamate nel mio cellulare, tutte da parte sua.
Harry era in classe e stava dividendo i fogli per il compito.
Incrociai una sola volta il suo sguardo, quando entrò. Ma ero sicura che non mi avesse staccato gli occhi di dosso, nemmeno per un secondo.
Charlie prese anche il mio foglio, tendendomelo, quando sollevai la testa. Girai di poco il viso verso Charlie, per asciugare una lacrima che stava bagnando la mia guancia.

"Ragazzi, se riuscirete a finirlo entro un quarto d'ora, proverò a correggerli adesso. É molto semplice." -alzai lo sguardo, verso di lui. La sua voce era molto bassa, con un filo di sofferenza, per chi riusciva a percepirlo.
Finì quel compito in cinque minuti, dato che sapevo le risposte; ma non osai alzarmi per consegnarlo.
Lui mi fissava. Sentivo il suo sguardo addosso.
Poggiai la schiena allo schienale della sedia, guardando in basso.
Anche un completo idiota avrebbe notato che stavo malissimo.

"Vuoi andare in bagno?" -mi sussurrò Charlie.
Annuì.
Charlie si alzò e mi tirò direttamente verso la porta, senza chiedere il permesso ad Harry; sapevo che pur di proteggermi, Charlie si sarebbe messa contro di lui. Harry sapeva che Charlie era a conoscenza di tutto e sapeva anche che non le andava tanto a genio la nostra relazione.
La mano di Charlie prese i compiti, portandoli alla cattedra. Non lo guardai.

"Allora?" -il caffè che tenevo tra le mani, era caldo ed il rumore che produceva la macchinetta, fastidioso.
Mi sedetti su di una delle poltroncine, osservando Charlie che mi raggiunse.

"Cosa?"

"Riprenditi, Tamara.. ti prego!" -la voce di Charlie era spezzata.

"Non riesco a riprendermi, Charlie. È più difficile di quanto pensassi."

"Ti sei innamorata di lui.. vero?" -annuì. Era questa la verità. In così poco tempo era riuscito a farmi innamorare di lui e in così poco tempo, era riuscito a farmi cadere in un baratro.
Posò una mano sulla mia coscia, compatendomi.

"Può sembrare una cosa sciocca, Charlie, ma.."

"Non é una cosa sciocca! Non lo è per niente. Ti sei innamorata di una persona; non c'è nulla di sbagliato, in questo." -mi interruppe Charlie.

"E non è nemmeno sbagliato soffrire per quella persona." -continuò. Una lacrima cadde lungo il mio viso, ma venne asciugata dal dito di Charlie.

"Ma é sbagliato tradire.. no?"-continuai, a bassa voce.


Harry era ancora alla cattedra e si voltò immediatamente, appena io e Charlie entrammo.
Incrociai i suoi occhi e fu come un pugno allo stomaco. Degli spettacolari occhi verdi mi si posarono addosso.
Metà della classe aveva già completato il compito, ed Harry alternava i suoi sguardi, alla correzione.
Chiamò Ryan, chiedendogli di distribuire i compiti già corretti.
Il mio compito fu uno degli ultimi, dato che Harry lo corresse per primo. Quando Ryan lo posò sul banco, era capovolto.
Sapevo che sarebbe andato bene; conoscendo le risposte. Il 10 sul foglio era sottolineato due volte, con un penna rossa. Sentì Charlie esultare per il suo 10 e fui felice per lei.

Nel pomeriggio, ricevetti molte chiamate e molti messaggi da Harry. Non risposi a nulla, ma i messaggi li lessi tutti. Si scusava, diceva di volermi, di mancargli.. Mi chiese di passare da lui, se ne avessi avuto voglia. Ero molto tentata. Sapevo che sarebbe stato peggio, se lo avessi avuto davanti.
Decisi di andare. Il corso di fotografia sarebbe cominciato dopo qualche ora, quindi avrei avuto tempo, prima dell'arrivo dei suoi alunni.
Percossi la strada, a piedi. Piovigginava, ma non più di tanto. Le goccioline cadevano delicatamente sul mio viso, e non producevano alcun rumore, quando colpivano l'asfalto.
Sospirai,quando vidi casa sua.
Entrai dal portoncino, accanto al cancello automatico.
Bussai, suonai, ma nulla. Mi ricordai che Harry teneva una copia delle sue chiavi sotto lo zerbino, per me.
Le presi, sussultando quando toccai il metallo freddo.
Aprì, ma poco prima di entrare, bussai ancora.
Spalancai gli occhi, quando vidi ciò che avevo davanti.

Il professore della porta accantoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora