•CAPITOLO 78•

2.9K 132 6
                                    

Harry:

"Mi scusi, ma lei chi è?" -mi stavo incazzando sul serio.
Medici che cercavano di calmarmi, non consapevoli che a poterlo fare, era solo una persona. Mi ero precipitato li con decisione. Avevo bisogno di vederla.

"Harry..Harry Styles." -il dottore alzó una mano, in segno di stop alle azioni dei colleghi.

"Harry.. il suo fidanzato." -disse, piano.

Il dottore guardò un'infermiera, che annuí. Cosa stava accadendo?

"Harry.." -una voce debole attirò la mia attenzione.

Mia sorella mi corse incontro, saltandomi addosso. La strinsi a me.

"Ciao, Eva."

"Finalmente sei tornato!" -portò le braccia al mio collo, sorridendo come una bambina. Mi era mancata davvero tanto.

"Ho chiamato mamma, quando mi hanno liberato e mi ha raccontato tutto." -dissi, guardandola.

"Non l'ho ancora vista!" -Eva abbassó lo sguardo.

"La tua fidanzata è in osservazione." -il dottore si avvicinó a me.

"Io devo vederla."

"Harry, la tua ragazza continua a ripetere il tuo nome."

Sentì come una stretta al cuore; lei aveva bisogno di me ed io avrei smosso mari e monti, pur di vederla.

"Purtroppo è priva di sensi. Potremmo.. provare a farti entrare."

"È psicologicamente possibile, che lei si svegli sentendo la tua voce..dato che non ha fatto altro che chiamarti." - continuò il dottore.

Annuì.

"Portatemi da lei." -ordinai.

Il dottore mi chiese di seguirlo ed a mia volta, chiesi ad Eva di tornare a casa. Eva mi ascoltò; sapeva che con me, Tamara era al sicuro.
Svoltammo diversi angoli ed imboccammo molti corridoi.

"Carmen, apri la porta, cortesemente." -disse, mentre un'infermiera pigiava un tasto su di un muro. Sapevo che Tamara era dietro quella fottuta porta.
La vidi; inerme su di un lettino bianco. Aveva un somministratore d'ossigeno sul naso.
La mia piccola.

"Lui è Harry?" -chiese un'infermiera al dottore. Lui annuí.

"Oh, caro Harry. Quanto ti abbiamo desiderato!" -disse, alzando gli occhi al cielo. Le sorrisi, poco prima che lei uscisse dalla stanza, lasciando solo me, il dottore e Tamara.

"L'abbiamo fatta parlare con una psicologa, ma quando ha iniziato a parlare di te, ha perso i sensi."

"Sta bene?" -chiesi, avvicinandomi a lei. Le afferrai una mano ed il calore che emise, mi fece tranquillizzare.

"Sapevi che fa uso di ansiolitici?" -mi voltai di scatto, aggrottando le sopracciglia.

"Tamara fa uso di ansiolitici?"

"Dalle analisi che le abbiamo fatto, ci siamo accorti di questo; poi abbiamo trovato delle pasticche nella sua borsa."

Chiusi gli occhi; era tutta colpa mia.

"Il dottor Herrera è desiderato al primo piano, grazie." -emise il microfono.

"Scusami, devo andare. Tornerò a breve."

Chiuse la porta e mi voltai verso Tamara. Tenevo la sua mano tra le mie. Quanto era piccola. La mia bambina. Ansiolitici.. Tamara si faceva del male da sola e tutto per colpa mia. Tutto ciò mi faceva imbestialire ancora di più.
Era inerme. Sentivo il suo respiro e mi sembrava regolare. Così debole. Non ero più abituato a vederla così; con me era disinvolta, spontanea, sorridente,tranquilla. Ed in breve tempo, sono riuscito a renderla così; così debole.

Il professore della porta accantoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora