•CAPITOLO 71•

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Porca puttana.
Guardai Harry, era impassibile. Guardava l'agente come se nulla fosse, mentre io morivo dentro.

"Non avevo dubbi." -disse l'agente.

Tirò fuori delle manette e costrinse Harry a girarsi e portare le mani dietro la schiena.
Una lacrima rigò il mio viso e Kris mi strinse a lei.
Non poteva essere vero. Era un incubo e volevo svegliarmi; avevo bisogno di svegliarmi.
Harry non ebbe il tempo di girarsi, poiché venne spinto dentro la camera dove eravamo poco prima.
La porta venne chiusa con un forte tonfo dall'agente.
Il secondo uomo, l'agente Johnson, ringrazió la signora Patterson e la invitò ad andare via.

"Accomodatevi qui fuori. Vi faremo avere notizie a breve." -disse.

Kris ed Eva erano serie, si sedettero e si abbracciarono.
Mi sedetti accanto ad Eva e posai una mano sul mio viso, cominciando a piangere più forte. Io volevo Harry.
Sentì Eva stringermi e posare un bacio sulla mia fronte.

"Tranquilla!" -sussurrò.

Harry non era più minorenne; non avrebbe svolto alcun servizio per la società come aveva fatto in passato. Lo avrebbero sbattuto dietro le sbarre per chissà quanto tempo.
Non riuscivo a smettere di piangere.
Tirai su con il naso, quando sentí la voce dell'agente Johnson.

"Avete bisogno di qualcosa?" -domandó, sedendosi sul tavolinetto di legno, davanti a noi.

"Non è stata colpa sua." -disse Kris, in tono autorevole.

"Signora, lo ha comunque picchiato e picchiare è un reato."

"Ma non è stata colpa sua. Perché non tenevate quel bastardo ancora dietro le sbarre?" -disse Eva, alzando la voce.

"La giuria decise che sarebbe dovuto rimanere in galera per quegli anni. Non dipende da noi." -disse, rimembrando il passato.

Lo avrei preso a sberle.

"Sappiate che io non accetterò che mio fratello venga sbattuto in galera e quel mostro rimanga in libertà, chiaro?" - Eva si alzò ed andò verso l'uscita.

Kris toccó il mio braccio e seguì la figlia.

"Tu sei la fidanzata, giusto?" -mi domandó l'agente.

Annuì, guardando il pavimento.

"Vuoi qualcosa da bere?" -chiese.

Scossi la testa, non osando alzare lo sguardo da terra.

"Ti va di raccontare ciò che è successo?" -alzai lo sguardo e annuí. Avevo bisogno di raccontare la mia versione.

"La ragazza, ha chiamato Harry, dicendogli che il padre era in casa con loro." -sospirai.

"Harry, conoscendo il padre, è corso a casa della madre e della sorella. Subito, Stephen ha cominciato a stuzzicarlo, insultando sia lui che la moglie."

"E cosa diceva?" -mi chiese l'agente.

"Ricordo che ha detto ad Harry che avrebbe dovuto uccidere Kris, quando era incinta di lui." -una lacrima rigò il mio viso, a quel pensiero.

"Ed è stato in quel momento che Harry lo ha aggredito. Ma lui continuava a ridere e insultare." -dissi, asciugando la mia guancia.

"Harry è molto protettivo con la sua famiglia. Lo è sempre stato." -disse l'agente.

"Tutto ciò è già successo anni fa." -aggiunse.

"Lo so." -dissi.

"Io non voglio che lui finisca in carcere." -dissi, piangendo.

Il professore della porta accantoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora