•CAPITOLO 112•

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Ciao a tutte, prima del capitoletto vorrei spendere due parole per la morte di Fizzy, la sorella di Louis Tomlinson, venuta a mancare due giorni fa, quindi giorno 13 (se non erro; in caso avessi sbagliato data, chiedo scusa). Le notizie online dicono che sia morta per un infarto, ma ancora non è sicuro. Aveva solo 18 anni.
Sono del parere che non ci siano notizie più tristi di quelle della morte di qualcuno, così come (se avete seguito i telegiornali) avrete sentito di quel pazzo che ha ucciso 49 persone e ferito altri innocenti, riprendendo tutto in una diretta su Facebook. Non c'è più mondo. Che tutte queste persone purtroppo e ingiustamente decedute possano riposare in pace!
Seguendo Louis da tantissimi anni, posso solo immaginare il dolore che sta provando.
Rip Fizzy!❤️

Posai il telefono sulla mensola sotto al bancone, lasciando aperta la chiamata con Charlie, in modo che se avessi avuto guai, lei avrebbe potuto aiutarmi.

"Perché sei qui?" -gli chiesi, rimanendo con i piedi fissi per terra. Sperai con tutta me stessa che non girasse il bancone, in modo da raggiungermi.
Quando posò le mani sopra la superficie del bancone, mi sentì sollevata, perché significava che almeno in quel momento tra di noi c'era un mobile.

"Perché al telefono non possiamo mai parlare."

"Ma io non voglio parlarti." -dissi, abbassando lo sguardo sul mio telefono, controllando se la chiamata fosse ancora in corso; lo era.

"Io si."

"Non puoi obbligarmi ad ascoltarti."

Beck sorrise leggermente ed abbassò la testa.
Fece scivolare verso di lui il libro che stavo leggendo.

"Se ti conosco davvero bene, Tami... hai cominciato oggi a leggerlo e lo stai già terminando." -disse, accarezzando la copertina del libro.

"Hai sempre fatto così." -continuò.

Guardai il suo giubbotto, pieno di goccioline d'acqua e poi i suoi capelli. Beck esteticamente somigliava un po' a Harry. Ma tralasciando l'estetica, i due non potevano neppure paragonarsi. Era una cosa che avevo sempre pensato.

"Cosa vuoi, Beck?"

"Che tu mi dia un'altra possibilità. Non ho potuto contattarti prima... perché sai già che ho avuto... dei problemi." -già, i problemi con la polizia. Per me il problema in se per se era proprio lui.

"Forse non hai capito che ho un ragazzo. Mi sembra che tu l'abbia anche conosciuto."

"Si, quando mi ha minacciato di spaccarmi la faccia." -disse, quasi ridendo.

Beck non conosceva Harry; non sapeva che era davvero capace di spaccargli la faccia. Harry me lo aveva ribadito più volte; lo avrebbe fatto se Beck gli avesse dato motivo.

"Appunto."

"Era un tuo insegnante, Tamara..."

"Non lo è più." -Beck annuì, fissandomi.

"Non pensi che sia... troppo grande per te?"

"Penso che non siano affari tuoi."

Presi alcuni moduli che Richard aveva lasciato sul bancone e li sistemai in ordine di pagina. Non spettava a me farlo, ma per evitare il contatto con i suoi occhi, avrei fatto di tutto.

"Te la sei lavorata bene la tua amica..." -il suo tono di voce divenne più acuto.

Lo guardai, aggrottando la fronte; si era accorto che la telefonata era in corso e Charlie in ascolto?

"Non mi dice mai come poterti vedere o contattare..." -aggiunse, poggiando i gomiti sul bancone.

"No, Beck, non ho lavorato proprio nessuno. Il fatto è che lei sa quanto tu sia stronzo e quindi vuole evitare di vedermi soffrire di nuovo." -gli dissi, alzando anche io il tono di voce.
Quando mi accorsi dell'entrata in negozio di due clienti, mi schiarì la voce, in modo da far star zitto Beck. Non avevo voglia di far sentire i fatti miei a persone estranee.

"Buonasera, avete bisogno?" -chiesi, allontanandomi dal bancone e quindi, da Beck. Fui sollevata dell'arrivo di queste due giovani donne; così avrei potuto allontanarmi un po' da Beck.

"Salve, stiamo cercando un libro illustrato per bambini." -disse la donna bionda. Pensai fossero sorelle, perché si somigliavano tantissimo, a parte il diverso colore di capelli che avevano.

Dopo aver servito le clienti ed aver fortunatamente incassato qualcosa in quel pomeriggio quasi privo di clientela, cercai il più possibile di evitare Beck, cercando di sistemare alcuni scatoloni vuoti e dandogli le spalle.
Sentì la catenella attaccata ai suoi jeans e capì che stava venendo verso di me, ma prima che potessi rendermi conto che in realtà era proprio arrivato dietro di me, mi prese per un braccio e tenendomi ferma per le spalle, mi baciò.

Il professore della porta accantoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora