•CAPITOLO 107•

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Lo guardai sedersi nel terzo gradino delle scale ed io mi sedetti accanto a lui, mantenendo però, una certa distanza.
Si strofinò le mani e tirò un sospiro, prima di voltarsi a guardarmi.
Per circa tre secondi, i suoi occhi si fermarono a guardare le mie labbra, poi tornarono fissi sui miei.

"Adam mi ha detto che avete parlato, un po' di tempo fa." -disse.

"Già."

Ricordai esattamente quel momento; Harry era in ascolto tramite telefono, ad un paio di metri di distanza, dentro la sua auto.

"Ho finito con la droga."

"Era ora." -la mia risposta fu talmente secca che lui si voltò a guardarmi, quasi stranito.

"Mi dispiace... per tutto." -quando provò a prendere la mia mano, la detrassi come se avessi toccato qualcosa di bollente.

"Non voglio farti del male."

Quella frase l'avevo sentita già troppe volte. Ero stufa di sentirla.

"Non voglio che mi tocchi."

"Va bene."

La sua mano tornò dov'era prima ed io mi sentì più tranquilla. Lo guardai ancora in viso; teneva la testa bassa, come se avesse paura o timore di guardarmi dritto in faccia. La collana con la croce scivolava fuori dalla maglia nera, erano anni che portava quella collana. La collana che mi aveva regalato la prima volta che gliela vidi al collo. Gliela restituì dopo esserci lasciati, facendogliela trovare in una bustina dentro la cassetta della posta.

"Io... non ti ho contattata prima perché ho avuto dei problemi con la polizia..."

Io annuì, per niente interessata.

"Ricordi quando mi hai parlato di tuo padre?" -disse, improvvisamente.

"No."

"Si che lo ricordi." -era vero; lo ricordavo benissimo. Per tutta risposta, stetti in silenzio, aspettando che continuasse.

"Quando me ne hai parlato... avevo promesso a me stesso di poter coprire quel posto che nella tua vita era vuoto."

"Ma non ci sono riuscito." -continuò.

Io annuì, confermando.

"Direi di no." -ammisi.

Lui accennò un sorriso; un sorriso che se non avessi mai conosciuto Beck, penserei che fosse... triste.

"Mi dispiace.. non so perché io te lo stia dicendo solo adesso, dopo tempo."

"Perché mi hai tradita, Beck?"

"Perché non volevo venire a letto con te? Perché non mi sentivo pronta?" -continuai.

Lui non rispose, rimase con la testa bassa ed in silenzio.

"Chi tace acconsente." -dissi, dando conferma alla mia teoria.

Quando gli dissi di non essere pronta, lui mi assicurò che non c'era alcun problema; che mi avrebbe aspettata, perché mi amava. Non l'ha mai fatto.

Il professore della porta accantoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora