•CAPITOLO 92•

2.2K 117 6
                                    

Il mondo sembrò crollarmi addosso, quando capì che le mie sensazioni, le mie brutte sensazioni, si erano realizzate.
Guardai Eva; si era seduta in sala d'aspetto, dove era prima. Teneva il viso tra le mani.

"Harry.." -il dottore posò una mano sul mio avambraccio.

Lo guardai, lui guardò me.
Continuava ad abbassare lo sguardo su quella dannata cartella.

"Abbiamo tirato fuori il proiettile, nonostante fosse andato abbastanza infondo." -disse.

Lo guardai.

"E?" -chiesi, sperando che continuasse.

"È morta?" -continuai, abbassando il tono della voce.
Guardai Eva avvicinarsi a noi e prendermi a braccetto.

"Non è morta."

Alzai immediatamente lo sguardo, vedendo comunque appannato, a causa delle lacrime.

"Può entrare solo uno di voi."

"Va tu, Harry." -mi incoraggiò Eva. Annuì.

"Non muoverti di qui, Eva." -le ordinai, seguendo poi il dottore. I corridoi erano sempre pieni. Mi girava la testa e volevo solo vedere Tamara e sapere che stava bene.

Svoltammo l'angolo ed entrammo in una stanza diversa dalle altre, piena di macchinari ospedalieri che non avevo neppure mai visto in vita mia.
Tamara era distesa su un lettino bianco, come mi era già capitato di vedere. Era coperta da un lenzuolo verde e potevo vederla dalle spalle in su.
Era pallidissima. Se Warren non mi avesse detto che era viva, l'avrei spacciata per un cadavere.
Era piena di tubicini che andavano a finire sotto il lenzuolo, sicuramente collegati alle braccia, tramite aghi.
C'erano tantissime flebo e aveva due tubicini nel naso.
Vidi solo in quel momento la ferita che aveva vicino l'orecchio destro, appena sotto la fasciatura che copriva la testa.
Guardai il dottore controllarle il battito e tirarle nuovamente su il lenzuolo.
Il dottor Warren controllò il suo orologio, poi guardò un monitor sopra la testa di Tamara e schiacciò dei pulsanti sullo schermo.
Non avevo il coraggio di parlare, di muovermi. Non sapevo cosa fare.

La guardavo. Non era la prima volta che la vedevo così ed era proprio questo che mi incuteva rabbia.
Le avevo recato solo sofferenza, ma sarebbe finito tutto di li a poco.
Pensai alla pistola che in un lampo avevo preso dal tavolo della cucina; la pistola che avrei usato per mettere fine alla vita di quel figlio di puttana.

Tamara era immobile, non vedevo muoversi neppure le ciglia.
Sembrava proprio morta.
Aveva un labbro spaccato, con del sangue pestato ancora in vista; una ferita vicino l'orecchio destro e un taglietto sulla fronte. La fascia che copriva la sua testa non mi lasciava intravedere altro.
Non poteva finire così.
Il dottore prese del cotone e una volta imbevuto di acqua ossigenata, lo tamponò sulla ferita di Tamara.
Mi venne istintivo guardare la mia mano, fasciata; la dottoressa aveva fatto la stessa identica cosa con me.

"Tamara ha due costole rotte." -disse il dottore, di colpo.

"Ha due costole rotte?" -ripetei.

"Due costole rotte e un polso slogato, a parte qualche taglio per il corpo e la ferita da sparo sulla coscia." -disse.
Cristo.

"Avete detto che è caduta dalle scale." -continuò.

"Si."

"Tamara, cadendo dalle scale, ha incrinato due costole. Fortunatamente non c'è danno agli organi interni."

Gettò via il pezzo di cotone che teneva tra le mani.

"Guarda qui." -abbassò il lenzuolo che copriva il corpo di Tamara e sollevò il camice che le avevano dato.
Mi vennero i brividi, quando sulla zona delle costole, vi era un enorme ematoma.

"È conducibile alla frattura delle costole." -disse, spostando ancora di più la fascia che circondava il corpo di Tamara.

"Pensavamo che avesse potuto riportare altri danni, come la rottura del l'osso del collo, che può portare anche alla morte." -continuò.

"Si, ci avevo pensato." -dissi, a bassa voce.

"Perché ha la testa fasciata?" -chiesi.

"Ha sbattuto la testa." -disse, semplicemente.

"Abbiamo diagnosticato un trauma cranico." -continuò. Porca puttana.

"Per quanto riguarda la ferita da sparo, è tutto risolto. Le abbiamo estratto il proiettile e dato dei punti."

"Figliolo, non mettetevi nei guai." -toccò la mia spalla. Annuì, sapendo a cosa si riferisse.

"Metteremo Tamara nella stanza dove sta tua madre." -disse.

"Si."

Mia madre, Tamara. Conoscevo già
il suo prossimo passo. Il passo che non sarebbe arrivato a compiere.

"Quanto tempo dovrà stare qui?" -chiesi.

Il dottore alzò le sopracciglia.

"Non lo sappiamo esattamente. Considera che, occorrono almeno 3 settimane di guarigione per le costole." -disse, guardando Tamara ed afferrando la cartella clinica.

"E queste tre settimane non potrà passarle a casa?" -chiesi, sperando in un si. Mi sarei preso cura di lei, giorno e notte; non lasciandola mai più da sola.

"Harry.. Tamara adesso sta molto male. Nonostante tu la veda così.." -la indicò.

"Lei sta male." -continuò.

"Dovremmo ringraziare il cielo, per non averla persa. Le probabilità erano molte. Le ossa rotte, il trauma cranico, lo sparo..."

Serrai i pugni e la mascella. Chiusi gli occhi, sentendoli bruciare a causa delle lacrime.

"Tamara è in coma."

Ciao bellezze. Tamara non è morta, ovviamente!🤔
Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo!❤️❤️

Il professore della porta accantoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora