•CAPITOLO 37•

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Centinaia di pezzi di vetro erano sparpagliati per tutto il salone. Piatti, bicchieri, vasi.
Alzai lo sguardo, notando che Harry era rivolto verso il divano, con le mani poggiate allo schienale. Era senza maglietta e portava i suoi soliti jeans neri. Un registro scolastico era sopra il tavolo del salotto.
Strizzai gli occhi, quando vidi tre bottiglie di birra, vuote. Stavano per terra, insieme ai pezzi di vetro.

"Harry?" -le lacrime minacciarono di scendere dai miei occhi, quando una figura scese le scale. Yvonne.
Tra le mani aveva una busta di plastica, ma non riuscì a capire cosa ci fosse dentro.
Harry mi guardò, avvicinandosi a me. Indietreggiai, sbattendo la schiena contro la porta, ormai chiusa.
La fragorosa risata di Yvonne, riempì la stanza.

"Tamara.. eccoti quì, tesoro." -rideva ancora.
La squadrai, poi guardai Harry; non sapeva cosa dire.

"Tamara, giuro che non è successo niente." -guardai Yvonne, al momento seduta sul divano, come se nulla fosse.

"Non è successo niente, è vero. Per mia grande sfortuna." -rise. Puttana.

"Perché sei qui, Yvonne?" -le chiesi.

"Perché si. Non è mica la prima volta che vengo qui, sai?"-quella frase fu come un enorme e forte pugno. Non era la prima volta?

"Yvonne, vattene via." -Harry aveva assunto un tono minaccioso.
Lei rise e poco prima di andarsene, mi guardò.

"Vedi tutto questo?" -indicò i pezzi di vetro sul pavimento.

"Non sarà la prima volta che li vedrai." -chiuse la porta alle sue spalle, lasciandomi con altri cento dubbi in testa. Che intendeva?

"Tamara.."

"No, Harry. Non avvicinarti."-mi aveva tradita più di una volta? Con donne diverse?
Mi piegai in due, piangendo. Non riuscivo a respirare.
Fu ancora peggio, quando lui mi sollevò dagli avambracci. Non riuscivo a muovermi, piangevo come una disperata.

"Tamara.. ti prego.." -sentì la sua presa sul mio fianco, e cercai in tutti i modi di divincolarmi.
Il rumore dei cocci, sotto i nostri piedi, mi infastidiva.

"Fermati ti prego, fammi spiegare, Tamara! Fammi spiegare perché Yvonne era qui." -mi bloccai subito, girando lentamente la testa verso di lui.

"Siediti, ti prego." -lasciò il mio braccio e mi sedetti nel divano.

"Non ti avvicinare, Harry." -Vidi lui venirmi vicino, forse anche troppo; ma si arrestò, non appena glielo dissi. Si sedette dall'altro capo del divano, mentre io lo guardavo. Non piangevo, al momento, ma sapevo che avrei potuto iniziare da un momento all'altro.

"Non è come pensi tu, credimi.." -lo interruppi.

"Ah no?"

"No, piccola, ascoltami."

"Non chiamarmi piccola." -incrociai le braccia al petto, sapendo che un fuoco di rabbia stava divampando in me. Girò leggermente la testa.

"Va bene. L'ho chiamata perché c'erano delle cose sue qui, che aveva lasciato tanto tempo fa. Mi dava fastidio vederle per casa, perché pensavo a te. E dopo quello che è successo, non volevo più problemi. Così l'ho chiamata e le ho chiesto di venire per portarsele via o le avrei buttate." -sospirai. Aveva delle cose in casa sua, capisco. Era una scusa plausibile, ma non giustificava il resto.

"E tu pensi che dicendomi questo, io torni da te in un batter d'occhio? Spero tu stia scherzando." -Risi, fissandolo.

"No, non penso questo. So di averti profondamente ferita." -abbassai lo sguardo, guardando le mie mani.

"Quante volte è stata qui?" -non osai alzare lo sguardo.

"Mai. Yvonne non è mai stata qui, mentre c'eri tu."

"Mi stai prendendo in giro? L'ha detto lei, poco fa!" -il mio tono si alzò.

"Non si riferiva ad una cosa recente, Tamara. Parlava in generale, prima che tu entrassi nella mia vita."-fece una pausa.

"Io non l'ho più fatta entrare qui per vari motivi, che non ti spiegherò, adesso." -lo guardai. Mi voltai verso la finestra, non appena sentì un forte tuono. Mi accorsi che pioveva.
Mi alzai, dirigendomi verso la porta.
La sua mano afferrò il mio polso, bloccandomi.

"Lasciami, Harry." -non lo guardai.

"Harry!"-lo sgridai.

"Harry, voglio tornare a casa mia."

"Non lasciarmi anche tu, Tamara. Per favore. Ho bisogno di te."-delle lacrime uscirono dai miei occhi. Mi voltai verso la porta, sussultando quando sentì un altro tuono.

"Lasciami, Harry. Adesso." -scandì per bene l'ultima parola, sperando che adesso, mi avrebbe lasciata andare. Non mi importava della pioggia. Volevo solo andare via da li.
Non mi lasciò. Anzi, la sua presa sembrò saldarsi.

"Tu non andrai via con questo tempo, Tamara. Non te l'avrei lasciato fare ugualmente."-sospirai.

"Io non rimarrò qui, chiaro?"

"Oh si che lo farai." -cercai di divincolarmi, invano.

"Tamara, cazzo. Ho promesso a me stesso e a te che ti avrei protetta. Sempre. E così farò." -sospirai. Non mi avrebbe fatta andare via.

"Non mi hai protetta, tradendomi, dovresti saperlo." -riuscì a zittirlo.

"Mi fai male." -il polso iniziava a farmi male, dato che stringeva la sua presa sempre di più.
Lasciò il mio polso, liberandomi. Rimasi ferma a guardarlo. Era bellissimo.
Mi schiaffeggiai mentalmente.
Mi voltai, andando verso uno dei divani. Incrociai le braccia e rimasi li, non so per quanto.

"Rimarrai a dormire qui." -non parlai, subito.

"Io non dormirò con te."

"Voglio andare a casa mia."-continuò.

"Ti riaccompagnerò appena smetterà di piovere."

Non dissi nulla. Rimasi seduta su quel divano per chissà quanto tempo.
Mancavano tre ore all'arrivo degli alunni per il corso e sperai con tutta me stessa che avesse smesso di piovere entro quella stessa ora.
Aprì leggermente gli occhi, non appena sentì un profondo calore dietro la mia schiena. Un forte braccio cinse la mia vita, tirandomi. Mi resi conto di essermi addormentata.

"Harry.."

"Shh."

"Harry, perché sei qui?"-la mia voce era debole. Ero stanca di ribellarmi, di dimenarmi, di combattere. Era impossibile.

"Perché voglio stare con te."

"Lasciami da sola, Harry. Ti prego."-sussultai, quando la sua testa si infilò nell'incavo del mio collo, baciandolo.

"Non voglio."

"Smettila." -afferrai il braccio che mi cingeva la vita e cercai di spostarlo, invano.
La sua forza era imparagonabile alla mia. Era come se non stessi facendo nulla. Lui continuava ad accarezzarmi, a baciarmi.

"Tamara, per favore."

"No, Harry. Ma non lo capisci? Soffro già a guardarti, immagina quando mi tocchi." -iniziai a piangere.

"Io non voglio che tu soffra. Non più di quanto tu stia soffrendo adesso."

"Allora lasciami da sola." -le lacrime bagnavano il cuscino sotto la mia testa.

"Ti amo, Tamara."-Mi lasciò un languido bacio sulla spalla e si alzò.
Si arrestò, non appena fu sull'uscio della porta socchiusa.

"Sappi solo che, innamorarmi non era nei miei programmi, quando venni qui. Ma è successo e non me ne pento."

Il professore della porta accantoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora