•CAPITOLO 39

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Corsi il più velocemente possibile, imboccando varie scorciatoie, per arrivare il prima possibile a casa mia.
Il mio respiro era affannoso e alzai gli occhi al cielo, quando iniziai a sentire delle gocce, cadere sul mio viso.
Il cielo era pieno di nuvoloni, che lasciavano trasparire solo qualche raggio di sole.

"Tamara!" -la voce di Harry sembrò risuonare fortissimo.
Arrivai davanti casa mia, cercando le chiavi dentro le tasche del giubbotto.
Spalancai gli occhi, quando mi resi conto di averle dentro la borsa, a casa di Harry.
Non feci in tempo a girarmi, che Harry mi intrappolò tra le sue braccia, affondando la sua testa nel mio collo.
Iniziai a piangere, rendendomi conto che non potevo far più nulla.
Girandomi, mi attirò a se, stringendomi.

"Non farlo mai più! Mi hai fatto quasi prendere un colpo."

La pioggia iniziava a sbattere sul terreno, insistentemente e sempre più forte.

"Cosa vuoi, Harry?"-le sue mani mi intrappolarono alla porta, mentre le sue labbra sfioravano le mie.

"Te. Voglio te, Tamara."-trasalì, quando vidi un fulmine, illuminare il cielo.
Sorrisi, tra me e me, quando mi accorsi che i suoi capelli erano tutti bagnati.
Tirai la sua mano verso la porta sul retro, dove mamma nascondeva una chiave sotto un vaso.
Aprì la porta, richiudendola quando entrambi fummo dentro.

"Mamma?" -chiamai. Ma non c'era nessuno.

Mi voltai verso Harry e lo guardai dalla testa ai piedi. La sua maglietta bagnata, era appiccicata al suo torace, permettendo una bella vista. I suoi capelli, ricadevano sulla fronte e sul collo.
Sussultai, quando mi attirò a se, facendomi voltare verso di lui.

"Perché sorridi?"-la sua fronte era attaccata alla mia.

"Non posso?"

"Si che puoi. Sei più bella quando lo fai." -sorrisi, abbassando lo sguardo.
La sua mano scivolò dietro il mio collo, passando sotto il mio mento, alzandolo.
I nostri occhi si incrociarono, ma i suoi, puntarono alle mie labbra.
Morsi il mio labbro, quando mi accorsi che lui umettò il suo.
Il suo pollice accarezzò il mio labbro inferiore, passando ad accarezzare anche quello superiore.

"Ti amo."-sussurrò.

"Ti odio." -gli risposi, sorridendo.

"Ti amo."

"Ti odio."

"Sei la mia vita."

"Ti odio, ugualmente." -lui rise, facendo ridere anche me.
Afferrai la sua mano, ancora impegnata ad accarezzare il mio labbro e la portai sul mio fianco.
Circondai il suo collo con le braccia, sollevandomi un po'.
Le sua mani scivolarono sotto le mie cosce, sollevando il mio corpo.
Infilai una mano nei suoi capelli, poco prima che mi poggiasse sopra il tavolo della cucina.

"Baciami."-sussurrai.
Era da tanto che non gustavo il sapore delle sue labbra; ed era così buono.
Mi aggrappai al suo collo, quando mi prese in braccio per portarmi di sopra.

Scostò il piumone, poco prima di farmi scivolare sul materasso.
Mi era mancato. Mi erano mancate le sue mani, il suo respiro, il suo profumo. Mi era mancato fare l'amore con lui.

Mezz'ora dopo.
"Sono piccolissime! Le tue sono enormi!" -Risi. Stavamo confrontando le nostre mani. Indubbiamente, le sue erano davvero molto più grandi delle mie.
Avevo parlato con mamma, non sarebbe tornata a casa prima del pomeriggio.

"Sei la mia piccola."
Annuì, stringendomi a lui. Poggiai il viso sul suo petto nudo, aspirandone il profumo.

"Cosa vorresti per il tuo compleanno?" -alzai la testa, guardandolo. Il fatidico giorno, si sarebbe tenuto dopo quattro giorni.

"Non voglio nulla! Mi basti tu." -le nostre labbra si incollarono, non appena salì su di lui.

"Farò da solo, allora." -Risi, baciandolo.

"Sono completamente, dannatamente attratto da te." -mi sollevai, sedendomi a cavalcioni su di lui. Tirai un po il lenzuolo, in modo che potessi coprirmi il seno.

"Anche io sono molto attratta da te."

"Molto?" -ripeté, sorridendo.

"Da morire."

Sollevò il busto dal materasso, ritrovandosi con i miei seni, davanti gli occhi.
Scostò la coperta che copriva le mie nudità e baciò il mio corpo. Lo guardavo. Lo guardavo mentre mi dava piacere, ed era bello. Era bello guardarlo. Infilai le mani tra i suoi capelli, scivolando poi, sul suo collo e la sua schiena. Gettai indietro il collo, chiudendo gli occhi e socchiudendo labbra.
La stanza, leggermente buia, veniva illuminata dai fulmini, mentre la pioggia, produceva un rilassante suono.
Sollevò lo sguardo, guardandomi.

"È così bello guardarti."-abbassai di poco la testa, incollando le mie labbra alle sue.
Sentì la sua lingua esplorare la mia bocca e posai una mano sul suo petto, spingendolo verso il materasso. Adesso, era sdraiato con me sopra, come prima.

"Harry?"

"Si?" -scivolai al suo fianco, poggiando la mia testa su un polso.

"Posso farti una domanda?"

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Il professore della porta accantoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora