•CAPITOLO 6•

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La campanella suonò e ne fui quasi felice, quella situazione stava cominciando a diventare un po' imbarazzante.

"Vado in classe." -continuai.

"Buona lezione." -mi disse, guardandomi ancora con uno sguardo che avrebbe acceso il fuoco dentro persino ad una donna anziana. Mi voltai e camminai a passo svelto verso la mia aula; pentendomi forse un po' di essermi iscritta.

La giornata passò tranquillamente.
Mi beccai vari rimproveri da parte dei professori che si lamentarono della mia disattenzione.. ma se avessero saputo la causa della mia distrazione, non mi avrebbero di certo biasimata. Pensai che non avrei mai potuto dire che un giovane insegnante avesse un interesse per una studentessa. Non tanto per l'età, perché era giovane e forse quella era l'ultima cosa a cui avrebbero dato peso, ma perché avrei dato fine alla sua carriera da insegnante. Che poi, magari, l'interesse che pensavo potesse avere per me, poteva semplicemente essere un suo normale modo di approcciarsi? La mia vocina interiore si fece una gran bella risata.

09:37 p.m.
Mamma era al lavoro, ed io ero volentieri gettata sul letto, a rilassarmi. Ma il suono di una nuova email nel mio computer, mi fece aprire gli occhi.
Mi alzai ed andai verso la mia scrivania, dove era poggiato il mio computer.

Una nuova email da Harry.

Per un momento, mi domandai come facesse ad avere il mio indirizzo email; poi pensai che il modulo d'iscrizione, lo richiedeva.

"Ciao Tamara, ci vediamo domani pomeriggio intorno alle 06:00 p.m. a casa mia. Se hai problemi nel trovare l'indirizzo, mandami un'email. A domani!"

Rilessi quell'email almeno cinque volte, pensando che saremmo rimasti da soli, a casa sua. Cosa sarebbe successo?
Posai le mani sulla tastiera, non sapendo cosa scrivere. Ogni frase che scrivevo, rileggendola mi suonava strana e finivo per cancellarla.

"Non dovrei avere problemi. A domani!"

Evitai di scrivere che non avrei avuto problemi nel trovare casa sua perché Beck, il mio ex ragazzo, abitava nei paraggi.

Ero sicura che quella notte non avrei dormito.
Di fatti, fu così, non ci fu attimo in cui il mio corpo rimase fermo per più di cinque minuti. Non sapevo perché, ma pensavo al peggio.

07:15 a.m.
La sveglia mi spanò i timpani, rimbalzando leggermente sul comodino alla mia destra e distrattamente, cercai di spegnerla.
Mi alzai e pensai solo dopo al fatto che per almeno 4 ore, ero riuscita a dormire! Un applauso a Tamara.
Controllai velocemente il cellulare, trovando solo il buongiorno di Charlie, come ogni mattina.
Dopo aver fatto una rapida doccia, aprì la casella di posta elettronica nel mio computer. Nessuna nuova email. I miei occhi si posarono sui due messaggi scambiati la sera prima con Harry.

11:37 a.m.
La lezione di filosofia su Zenone, proseguì per la seconda ora di fila.
Tolsi il tappo dal mio evidenziatore, per distinguere i vari paradossi che avevo scritto sul mio quaderno. Zenone mi era sempre piaciuto, trovavo i suoi paradossi quasi affascinanti e un po' divertenti.
Il mio paradosso preferito, tra quelli di Zenone, era quello di Achille e della tartaruga. La nostra insegnante di filosofia ci aveva parlato anche delle spiegazioni e delle descrizioni che scrittori e studiosi famosi hanno dato a questo paradosso è quella più famosa è quella dello scrittore Jorge Luis Borges:

«Achille, simbolo di rapidità, deve raggiungere la tartaruga, simbolo di lentezza. Achille corre dieci volte più svelto della tartaruga e le concede dieci metri di vantaggio. Achille corre quei dieci metri e la tartaruga percorre un metro; Achille percorre quel metro, la tartaruga percorre un decimetro; Achille percorre quel decimetro, la tartaruga percorre un centimetro; Achille percorre quel centimetro, la tartaruga percorre un millimetro; Achille percorre quel millimetro, la tartaruga percorre un decimo di millimetro, e così via all'infinito; di modo che Achille può correre per sempre senza raggiungerla»

Il professore della porta accantoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora