•CAPITOLO 58•

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"Allora?"-disse.

"Cosa?"-chiesi, afferrando un paio di orecchini dal portagioie.

"Come va con il prof?"

"Non chiamarlo così, mi fa strano."-dissi, ridacchiando.

"Okay, scusa. Come va con Harry?"-fece le virgolette con le dita, al suo nome.

"Va tutto bene."
Charlie si sollevò e posò il portagioie sul comodino.

"Posso farti una domanda?"-tirò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, seguendo con le dita la cucitura del piumone.

"Si."

"Non.. non ti trovi a disagio?"

"Per il fatto che sia il mio insegnante?"-lei annuì.

"No."-socchiuse gli occhi, girando leggermente la testa, volendo sapere di più.

"Forse prima si, ma adesso no. Lo conosco bene e lui conosce me. Mi protegge, mi fa stare bene."-lei sorrise.

"Beck non ti faceva sorridere così, sai?"-mi disse. Annuì, dandole ragione.

"Beck non ha mai fatto nulla che potesse farmi sorridere."

"Che bastardo. Non lo vedo da un po'."-disse.

"Già. Meglio così, non sopporterei di vederlo ogni giorno."

"Sarebbe imbarazzante."-disse.

Mi voltai a guardarla, alzando le sopracciglia in segno di confusione.

"Che intendi dire?"-dissi, ridendo.

"Immagina, tu che vai da Harry e intanto incontri lui per i corridoi. Oppure, li trovi che parlano!"-disse, sorridendo. Scossi la testa, quanto era stupida.

"Oh, ti prego. Mai sia."-dissi, facendola ridere.

"Adam mi ha detto che hanno avuto problemi con la polizia, sai?"-continuai.

"Perché?"

"Al solito.. Droga e alcool."-lei annuì, storcendo le labbra.

"Lo hanno sempre fatto."-disse.

"Si e non è la prima volta che li beccano, quindi rischiano molto. La polizia li conosce bene."-dissi, accarezzando il cuscino che posai sulle mie gambe.

"Non gli sono bastati i 20 giorni in cella, a quanto pare."-disse lei.

"Già."-mi stavo rendendo conto allora, con che razza di persona stavo.

Mi alzai dal letto, quando ricordai che l'indomani ci sarebbero state delle interrogazioni. Afferrai la mia agenda scolastica e tirai il laccetto che fungeva da segnalibro. Filosofia e arte; Harry avrebbe interrogato qualcuno, dato l'avvicinarsi dei primi scrutini.

"Cosa c'è da studiare di storia?"-chiesi a Charlie, impegnata a scattarsi delle foto con il cellulare.

"Mm, il ripasso della scorsa volta, credo."-disse, mettendo le labbra a mo' di bacio.

"Domani ho intenzione di farmi interrogare in arte."-dissi, afferrando il libro.

Tornai a sedermi sul letto, accanto Charlie.

"Harry ti metterebbe un buon voto, anche se tu non ripetessi nulla."-disse.

"Lo so, ma voglio guadagnare qualcosa con le mie forze. Almeno posso provarci."

"Ci andiamo insieme, in caso. Così tolgo il pensiero anche io."-disse. Meglio. Io e Charlie affrontavamo sempre le interrogazioni assieme; camminavamo a pari passo, così avevamo la possibilità di studiare la stessa cosa, allo stesso momento.

"Vieni qui, facciamoci una foto."-continuò.
Mi gettai sopra il mio letto, accanto a lei, sbattendo quasi la testa sul muro. Appiccicai la mia testa a quella di Charlie e imitai la sua posa di prima.

"Questa è carina."-le dissi, sfogliando la galleria sul suo cellulare.

"Si, lo è parecchio."-confermò.

"Mandamela, così la pubblico online."-le dissi. Era da parecchio che non pubblicavo una foto con lei, o una foto in generale; Harry mi distraeva troppo, forse?

"Si, te la mando."-andai verso la libreria e afferrai nuovamente il libro di arte, aprendolo e sfogliando le pagine.

"Perché mi guardi così?"-le chiesi, non appena mi voltai e andai verso di lei.

"Devo dirti una cosa. Ci ho pensato ed ho deciso di dirtela."-disse. Aggrottai le sopracciglia, aspettando qualche chiarimento.

"Sei incinta?"-sussurrai.

Lei rise; cosa c'era da ridere?

"Non sono incinta, Tami, ma devo confessarti una cosa. Fa strano anche a me, giuro."

"Dimmi, Charlie. Non farmi preoccupare."-le dissi.

"Sai perché non sono convinta che Justin mi piaccia, o meglio, che non sia il mio tipo?"-disse.

"Perché?"-chiesi, sedendomi difronte a lei.
Abbassò lo sguardo, fissandolo sul mio piumone.

"Credo che mi piacciano le ragazze, Tamara."

Ecco perché aveva paura di parlare con sua madre. Sapeva infondo di non dover parlare di Justin, bensì di qualcos'altro.

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Il professore della porta accantoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora