•CAPITOLO 23•

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Mi venne un'ansia atroce.
Andai di corsa a vestirmi, con ciò che avevo ieri sera, evitando i tacchi, certo. Legai i capelli ancora bagnati in una coda di cavallo che faticava a rimanere su.
Scesi le scale come un fulmine, rallentando quando sentí delle voci maschili provenire dalla cucina.

"Posso?"-entrai lentamente in cucina, trovando Harry, un'uomo sulla trentina e una giovane donna seduti intorno al tavolo.

"Oh, ecco la nostra Tamara!" -l'uomo si alzò e mi venne incontro, tenendomi la mano.

"Salve." -Harry mi guardava, sapeva che avevo bisogno di spiegazioni.

La stessa cosa fece la donna, informandomi di chiamarsi Katia.
Harry mi fece segnale di sedermi sulle sue gambe, e così feci.

"Tamara, queste persone sono quì perché hanno visto le tue foto nel mio blog.."

"E ci piacerebbe averti nella nostra agenzia! Io sono James, comunque." -Harry e l'uomo iniziarono a spiegarmi qualcosa.

Fu come un tuffo al cuore, per me. Fu come se in quel periodo, il mondo si stesse gratificando con me. Prima faticavo addirittura a ricevere degli insulsi complimenti, e adesso? Adesso avevo accanto una persona fantastica e delle persone disposte a fotografarmi.
James e Katia mi dissero di lavorare per la Romitec, una delle agenzie più famose di Londra. Famosa? Mai sentita in vita mia! Come si vedeva che stavo lontana dal mondo.

"Ovviamente Tamara, verrai pagata. Ci serve solo che tu venga in agenzia per firmare dei moduli, diciamo.. domani. " -sorrisi.

"Potresti provarci, se questa esperienza non ti piacerà, sarai libera di abbandonare." -la donna aveva un sorriso rassicurante.

Certo che ci avrei provato.
Intanto, Harry continuava a strusciare la sua mano sulla mia coscia. Fortuna che avevo dei jeans e non una gonna, o la maglietta che portavo prima.
Premetti la mia mano sulla sua, per non farlo salire troppo su.

"Io, ehm, si, certo, mi piacerebbe!"

"Oh fantastico!"-l'assistente bionda spostò i suoi capelli dietro le spalle e mi accorsi di quante volte guardò Harry.
Mi resi conto di essere incredibilmente gelosa.

Guardai incurante l'orologio appeso sopra il frigo, notando che fossero le 21:15 circa.

"Domani quando?" -Harry intervenì.

"Quando volete. Siamo aperti dalle 09:00 a.m. alle 08:00 p.m."

"Io domani ho la scuola, quindi, sarebbe meglio per me se potessimo venire nel pomeriggio." -guardai Harry che sorrise di rimando. Aveva colto la mia ironia sul fatto che domani dovessi andare a scuola e non marinarla di nuovo.

"Certo baby, quando vuoi tu, ti aspettiamo."

Sentì la presa di Harry stringersi intorno alla mia coscia. Credo che quel "baby" lo avesse infastidito. Almeno non ero l'unica a provare gelosia.


Quando James e Katia andarono via, seguì Harry in cucina.

"Ma non hai visto come ti guardava la bionda?" -gli dissi; ero seduta sopra la mensola della cucina, mentre mordevo una carota.

"Più che altro mi sono soffermato sulla confidenza che aveva quell'uomo verso di te." -rise. Risi anche io, guardandolo mentre si avvicinava a me.

"Credo che James sia omosessuale, quindi non dovresti preoccuparti!" -dissi.

"Lo so."

Le sua mani si poggiarono ai lati dei miei fianchi e le sue labbra si posarono sulle mie.
Mi allontanai, giocando un po con la lontananza. Lui si avvicinava ed io mi allontanavo, ridendo.

"Domani abbiamo scuola."

"Tu hai scuola." -sottolineò, ridendo.

"Tu sarai nella mia classe, però."

"Lo so, ma io ho la possibilità di svegliarmi più tardi di te, dato che entrerò in terza ora, non credi?"-rise ancora, suscitando in me una voglia irrefrenabile di gettarlo sopra il tavolo, con me sopra. Mi trattenni.

"Sai che sei un bastardo?" -la mia mano si infilò tra i suoi lunghi capelli, tirandoli indietro.

"Signorina Jones, ha studiato i paragrafi che ho assegnato?" -non era convincente, se continuava a guardarmi le labbra.

"Si, certo, professore. Sotto la sua doccia e tra le sue lenzuola."-lui rise, dandomi una pacca sulla coscia.

"Dormi quí?"

"Non posso, devo tornare da mia madre." -i nostri toni adesso,erano bassi.

"Va bene, allora, mangiamo e poi ti accompagno a casa."

"Potrei anche tornare in autobus." -sorrisi.

"Tu pensi che io ti lasci vagare da sola? Soprattutto di sera?" Sorrisi, rendendomi conto di sentirmi DAVVERO protetta.

11:30 p.m.

"Va bene, grazie per avermi accompagnata!" -Harry aveva appena parcheggiato la macchina in un piccolo spiazzale vuoto, alla fine della via di casa mia. Guardai intorno, rendendomi conto che, fortunatamente, per strada non ci fosse nessuno. L'unica presenza, leggermente inquietante, era quella di un lampione che si accendeva e spegneva in continuazione.

"Ferma qui, dove credi di andare?" -la sua mano si posò sul mio braccio e la sua risata fece ridere anche me.
Mi avvicinai lentamente a lui, baciandolo, mentre egli allungava la mia gamba, in modo che potessi sedermi a cavalcioni su di lui.
Le sue mani scivolarono sulla mia schiena, mentre le mie, sbottonavano la sua camicia, lentamente.

Iniziai a toccare la sua pelle calda, mentre la mia maglietta scivolava sul sedile accanto.
Harry aveva davvero un bellissimo corpo.
Prima che me ne potessi accorgere, Harry aveva abbassato il sedile dove eravamo seduti. Adesso, io ero sopra di lui, mentre lo baciavo con tutta me stessa. La paura che qualcuno potesse vederci si fece sentire, ma la misi da parte, dedicandomi totalmente a lui.Le sue mani scivolarono su tutto il mio corpo, recandomi un piacere indescrivibile, fin quando non arrivarono a sollevare una gamba per facilitargli il compito.

Sarebbe stata la mia prima volta, ed ero convinta di voler che fosse con lui.
"Se senti troppo dolore, avvisami e mi fermerò subito."

"Tu baciami, ti prego." -la mia voce era flebile.

Lui mi accontentò.

Gemetti, quando sentí Harry entrare lentamente dentro di me. Ma lui mi stava baciando. Io ero con lui e non mi importava nulla. Non mi importava del dolore, della situazione, del luogo.. non mi importava nulla! Io avevo bisogno di sentirlo mio.




11:58 p.m.
"Tamara, ubbidisci a tua madre e scendi subito." -casa dolce casa? Per niente.

"Mamma, ti ho già detto che è tutto apposto. Sto bene, non vedi?"

"Certo che lo vedo, ma sono stata in pensiero. Non credi?" -infondo aveva ragione. Non mi ero fatta viva per nulla. Ed era sbagliato. Io e mia madre vivevamo da sole; ci aiutavamo, ci appoggiavano l'una con l'altra.

"Hai ragione, mamma.. ma sto bene, davvero."

"Vorrei proprio sapere cosa ti sta succedendo, Tamara.. credimi!" -magari lo sapessi..
Scesi nuovamente le scale, avvicinandomi a lei. Presi la sua mano tra le mie, sentendone il calore.

"Mamma, non mi sta succedendo nulla. Sono sempre io! La solita, stupida e imbranata Tamara di sempre."

"Non sei la Tamara di una volta.. va a letto, è tardi." -mi stampò un bacio sulla guancia destra e percorse le scale dove ero fino a due minuti prima.

Il mio letto era stranamente scomodo. O ero io che non riuscivo a stare ferma?
Non facevo altro che pensare a poco prima,nella sua auto.

Avevamo fatto l'amore.

(Ci tenevo a precisare che il nome dell'agenzia é frutto della mia immaginazione.)

Il professore della porta accantoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora