• CIRO •
« E c cazz, Edo te ler pur ritt ! »
« Ah si? E tu c faciv se ti toccavano Eva, ma comm stai parlando? »
« Lo facevi in secondo momento, mo speriamm che non se la prendono con loro. »
« No tant nessuno sa niente, stavamo solo io e Teresa. »
« O sper! »
« Allò c'è le fatta vedè la casa? »
Non risposi, rimasi a fissare il vuoto sorridendo appena stringendo tra le dita la canna che avevo diviso poco prima con Edo.
« Ohhh Cirù ma te innamorat? »
« Si! »
Annuì guardandolo e lo vidi sorridere.
« Tu no e Teres? Par nu scemo quando stai con lei.. »
« O sacc Ciro.. ma l'amore è bello.. ti fa sentire vivo e po tieni una speranza quando esci di qui! »
« Pesa mo la galera eh? »
« Nun sai quant.. »
Gli sorrisi annuendo e mi tirai su dalla sedia uscendo fuori dalla cella guardandomi attorno, m'aspettavano altri 5 mesi lì dentro, al mio 18esimo sarei finito diritto a Poggioreale, ma ij la nun c vulev ij, quindi mio padre si doveva muovere con l'avvocato o sarei uscito pazzo lì dentro.« Oh Cirù, o chiattil.. »
« Totò nun m rompr o cazz tu e o chiattil fallo vivere! »
« Si proprij cagnat oi Cì.. »
« E nun si cuntent? »Dissi in modo ironico uscendo dal corridoio arrivando nella stanza della ceramica sedendomi sui gradini per salire al piano di sopra ero l'unico a fare quel che cazzo mi pareva lì dentro, eppure era tutto così strano, qualcosa in me sentivo diverso, e la colpa la sapevo benissimo di chi era..
Chiusi gli occhi pensando per un istante al perché ero lì dentro e chi ero al di fuori di questo carcere e spostai il ciuffo dagli occhi toccandomi il sopracciglio buttando la canna sotto alla scarpa spiaccicandola.
« E tu che ci fai qua? »
« Direttri, eja sto pigliann nu por d'aria eja.. »
« Vabbene.. ma tra un po' vai a cena, chiaro? »
Annuì guardandola sbuffando intrecciando le braccia al petto, Pino la chiamava Punto e Virgola, era zoppa, ma era una donna bellissima, sorrisi pensando al soprannome che Pino gli aveva dato e smisi di farlo quando si voltò indicandomi.
« Comunque.. l'amore ti fa bene! »
« Eja direttrì.. »
Sorrise e sorrisi girando lo sguardo guardandola andare via, possibile che se ne accorgevano tutti?
Si, perché ero sempre incazzato di solito, e mo di tanto in tanto sorridevo, eppure tenevo tante cose ancora da fare, ma l'unica cosa che mi passava per la testa era che dalla mattina non avevo ne visto e ne sentito Eva.
Mi tirai su entrando in cella per posare il pacchetto di sigaretta e girai lo sguardo sentendo Edo.
« Oh, ma si pront p staser ? »
« O dic pur? »
« Ma sei sicuro di sta cosa? »
« Eduá c'è n'amma ij a ca dint.. »
Lo guardai annuire e infilai il coltellino chiuso nell'elastico dei boxer sistemando la maglietta sopra entrando in mensa sedendomi al solito posto dopo aver preso le mie porzioni.
Chi schif stu magnà.
Sbuffai giocando con la forchetta nel piatto e cercai di mangiare qualcosa, mi voltai verso i tavoli delle ragazze e no.. lei non c'era, ma Teresa si, ecco perché mi tirai su avvicinandomi.
« Terè.. ma Eva ? »
« Non lo so, non l'ho sentita.. »
« Ma e' vnut a lavoro? »
« Cì manca da quando ha accompagnato te! »
Annuì col la testa sospirando e uscì dalla mensa camminando a passo veloce verso l'infermeria, era chiusa per questo bussai più volte ma non c'era nessuno.
Guardai l'ora e avevo pattuito con i ragazzi che alle 20:40 preciso qualcuno avrebbe dovuto tagliare i fili della corrente, si, avevamo in atto una rivolta, volevo andare via da lì dentro.
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Incondizionatamente.
FanfictionVoglio chiagnr na lacrima annascus ra l'uocchij ro munn indifferent, ca guard e se ne va. E nun voglij parlà e nient, pcchè ogni parola è sul nu rummor pe chi nun vo capì. E invece o core mio suspir, m ric: "nun da rett, parl cu me sultant" E io, o...