" Tu si stran comm e pat't.
Mo te mis affamor cu nu cammorista? Stai prden a cap. "Abbassai lo sguardo leggendo il messaggio di mia madre, sospira bloccando il cellulare poggiandolo sulle gambe.
Spesso non la capivo, non capivo mia madre, non capivo la vita che si era scelta, e non capivo che intenzione avesse della vita che gli restava.
Eppure speravo che lei mi capisse, capisse qualcosa di me, di sua figlia. Ma no, nessuno riusciva a capire nulla, ed ecco perché non mi fido nemmeno dei miei genitori. Un padre che c'era solo soldi e una madre che.. sta per cazzi suoi pronta a giudicare ogni cosa. Una volta mia zia mi disse una frase "I figli sono un dono di Dio" ma evidentemente i miei genitori.. non hanno apprezzato questo regalo.
Chiusi gli occhi passando le mani su questi ultimi, erano le 3:40 di notte e non riuscivo a chiudere gli occhi Voltai lo sguardo al paradiso di panorama che avevamo in camera.
Ero seduta fuori al balcone della camera da letto, avevo così tante cose in testa, tra qui che quel giorno era Domenica, ciò stava a dire che era l'ultimo giorno "finto libero" con Ciro.
La mia attenzione fu attirata dalla voce roca di quest'ultimo appoggiato alla porta del balcone a braccia consorte, non sapevo da quanto tempo fosse lì, ma di sicuro non era appena arrivato.« Vita mij, che ci fai qui fuori? » chiese intento a mettersi le mani nei suoi capelli appena ricci.
« Non riesco a dormire.. » sussurrai a mala pena.
Lo guardai avvicinarsi e porgermi la mano facendo in modo che mi alzassi dalla poltrona che avevamo fuori al balcone e si sedette su in modo che potessi mettermi su di lui. Era lì che c'era un'altro mondo, era lì che mi sentivo protetta.
Chiusi gli occhi poggiando la mano sul suo addome e la testa sul suo petto, mentre la sua mano accarezzò i miei capelli scuri.
« È successo qualcosa che non so? »
Scossi subito la testa in un no, l'ultima cosa che volevo era parlagli dei miei genitori.
Restammo entrambi in silenzio mentre la sua mano accarezzava con l'indice il mio naso e il mio orecchio si beava di quel suono perfetto che si ritrovava come cuore.
Sentì leggermente freddo e lui se ne accorge perché avvolse le braccia attorno al mio corpo e lo sentì parlare:
« Andiamocene dentro ja, che fa ca for? »
Mi tirai su annuendo e aspettai che facesse la stessa cosa.• CIRO •
Se c'era una cosa che avevo capito in questi 7 mesi era quando Eva mi mentiva, portava sempre una mano sotto al naso e poi.. sapevo leggerla negli occhi, qualcosa non andava e non sapevo ancora cosa, ma non ero troppo lontano nel capirlo.
Mi tirai su dopo di lei e andammo a letto.
La guardai infilarsi sotto le coperte e feci la stessa cosa abbracciandola subito da dietro baciandole la tempia prima di appoggiare la testa sul mio cuscino.
Quella notte sembrava interminabile ed era meglio così, perche quella libertà stava finendo, e io non sapevo quando la direttrice mi avrebbe consentito un'altro permesso di questo.
Però una cosa era certa, avevo così tante cose da sistemare ancora prima che lasciassi quel carcere, avevo così tante cose in sospeso prima di lasciare questo codice, ma sapevo che fino alla fine dei miei giorni non me ne sarei mai liberato davvero, anche se lasciavo Eva con quel poco di speranza che forse la teneva stretta al mio fianco.
Mi sporsi a lei e notai che dormiva, ecco perché sussurrai a bassa voce, troppo bassa al suo orecchio.
« Ti amo. »Chiusi gli occhi cercando di far finire quella notte interminabile.
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Incondizionatamente.
أدب الهواةVoglio chiagnr na lacrima annascus ra l'uocchij ro munn indifferent, ca guard e se ne va. E nun voglij parlà e nient, pcchè ogni parola è sul nu rummor pe chi nun vo capì. E invece o core mio suspir, m ric: "nun da rett, parl cu me sultant" E io, o...