Mammá

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Era passato esattamente un mese da quando avevamo saputo quella bellissima notizia e forse ci stavamo abituando a tutto ciò, perché ogni volta sembra sempre che ormai la nostra priorità era lui, forse ci sentivamo anche un po' più maturi. Ammetto che avrei aspettato più a lungo, avevo 19 anni e Ciro in questo mese avrebbe compiuto 21. Non troppo piccoli ma nemmeno troppo grandi, anche se sapevamo di poterlo fare.
Sapevano della gravidanza ma soltanto la famiglia di Ciro, la mia non sapeva niente o meglio non li sentivo da quando ero tornata a Napoli, e non li avrei cercati sicuramente.

Ero a casa della famiglia Ricci quel giorno, perché Ciro non voleva che stessi da sola da quando avevamo scoperto della gravidanza.
Erano tutti felici per noi, soprattutto Pietro che non vedeva l'ora che l'orgoglio di famiglia, Ciro, diventasse papà.
« E quindi nun ven cu te? »
« No non può venire, mi ha chiesto scusa.. »
« Ja però almeno alla prima ecografia.. »

Era stata questa la conversazione con Carmela in giornata, Ciro non era venuto alla prima ecografia, mi dispiaceva e anche troppo ma non potevo mettermi a litigare per ogni cosa, anche perché in questi giorni spesso stavamo litigando.
Ciro stava prendendo di nuovo quella vita e sembrava che le sue promesse stavano andando a farsi fottere piano piano. Ero andata da sola, il piccolo stava bene, cresceva e il mio addome era appena leggermente gonfio.
Scesi dall'auto e guardai Nicola.
« Davvero ti ha mandato a prendermi? »
« Si, sto con voi tutta la giornata Signorì.. »
Sbuffai scuotendo la testa e gli dissi di accompagnarmi al centro visto che in settimana ci sarebbe stato il matrimonio di Edo e Teresa e dovevo ritirare il vestito che Ciro aveva fatto per lui ma che aveva chiesto di poter andare io a ritirarlo, altra cosa troppo strana visto che lui non voleva assolutamente che camminassi per Napoli da sola.
« Aspettami qua Nicò.. »
Lo guardai dire qualcosa ma non capi nemmeno, perché chiusi la portiera e camminai per Via Toledo da sola pronta ad entrare nell'atelier.

" Salve, posso aiutarla? "
Una donna sulla 30ina, si avvicinò non appena entrai e annuì semplicemente tenendo le mani nelle tasche della giacca.
« Dovrei ritirare il vestito di Ciro Ricci! Grazie. »
La ragazza subito diventò nervosa non appena nominai il mio ragazzo, mi guardò per un istante e poi annuì andando a prenderlo.
Mi guardai attorno, era davvero un atelier costoso, il vestito più inutile che c'era andava sui 1.300, questo ragazzo era davvero un pazzo.
" Ecco a lei, qualsiasi cosa può venire.. solo, può farmi una firma qui posso darglielo solo se è una parente" indicò un foglio poggiato sul bancone.
La guardai alzando un sopracciglio e presi la penna.
" È così bello Ricci.. se avessi la sua età penso che l'avrei corteggiato, me lo ricordo ancora quando uscì dall'IPM, la prima cosa che fece venne a farsi il vestito per il 18esimo. "
Forse strinsi troppo forte la penna tra le mani, serrai la mascella al suo commento e firmai "Eva Ricci." La ragazza abbassa il viso alla firma e poi mi guardò subito.
« Si, mio marito è molto vanitoso riguardo ai vestiti, spero gli stia bene o ve lo riporto io. »
Lei sbiancò in un secondo, non rispose, si limitò a forzare un sorriso, ciò che feci io, sorrisi forse un sorriso vendicativo che non avevo mai usato con nessuno, e si, capi quanto fossi gelosa di quel pezzo di merda che amavo con tutta me stessa.
Uscì dall' atelier e mi avvicinai all'auto, vidi Nicola scendere e togliermi il vestito dalle mani mettendolo dietro al cofano.
« Signurì, Ciro mi ha detto di riportarla a casa,
Perché lui è già li. »
« Ciro aspetta. »
Lo lasciai vicino all'auto mentre quasi imprecava, sapeva che avrebbe avuto le colpe lui ma sapeva pure che l'avrei difeso sicuramente.
Camminai fino ai quartieri spagnoli e guardai il vico dove abitava mia madre.
Non potevo andarci anche se volevo, alzai appena lo sguardo guardando il balcone, era aperto e infatti subito dopo sentì una risata maschile uscire dalla finestra, rideva tenendo tra la bocca la sigaretta e subito dopo mia madre uscì dietro lui, rideva anche lei e lo accarezzò, e per un attimo sentì il mondo crollare sul mio corpo, allora era vero, la casa dove avevamo passato i nostri Natali insieme, dove siamo state per anni da sole, io e lei.. la stava usando come bordello, allora era vero ciò che diceva la gente, mia madre si prostituiva, e non sembrava esserne dispiaciuta
Non tanto perché stava ridendo, ma tanto perché capivo che ormai io nella vita di mia madre non esistevo più, deglutì e mi voltai non appena sentì:
« Eva!! Eva si tu a mammá?? »
Camminai a passo veloce e poggiai subito la mano sulla mia pancia, mi avvicinai all'auto entrando e mormorai subito:
« a casa.. muoviti Nicò..»
Non mi ero mai rivolta così a lui, forse capì che qualcosa non andava ecco perché sfreccio via.
Serrai la mascella sentendo un forte bruciore al ventre e spostai lo sguardo fuori dal finestrino cercando di calmarmi e lo feci soltanto quando eravamo fuori casa, mi tranquillizzi sapendo di dover affrontare anche la ramanzina di Ciro.
Entrai prima di Nicola che era intento ad andare ad appendere il vestito di Ciro in camera e poi uscire dal retro.
Mi liberai della giacca ed..eccolo:
« Aro cazz si stat? » chiese avvicinandosi, aveva l'asciugamano sulle spalle evidentemente stava andando a farsi la doccia.
« Ciro, p favor nun e' jurnat.. »
« Ma stai semp agitat tu? Calmt nu poc. »
« Azz io..? »
Mi guardò male, tolse l'asciugamano dalle spalle buttandola sul divano e si avvicinò più a me.
« Eh tu! »

« Ja Ciro, chissà come stai qua

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« Ja Ciro, chissà come stai qua. »
« Agg frnut e faticá primm! »
« Ah a chiamm pur fatic chell c fai? »
Scossi la testa guardandolo male e lo spinsi appena con la spalla andando in cucina.

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