Ti ho cercato.

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« Edo, Milos non combinate casini però! »
Sentì la voce di Teresa mentre sbuffava, sembrava quasi la madre di Edo, ecco perché mi fece ridere, restammo tutti seduti in giardino del mio appartamento mentre Edo, Milos e Ciro giocavano con una supersantos del bambino che abitava accanto.
« Secondo me glie lo devi ridare.. »
« No perché prima o poi glie lo buco.. »
« Non ti facevo così perfida »
« Ogni tanto ci vuole! »
Ci fu un botta e risposta tra me e Milos mentre lanciava il pallone ai ragazzi.
« Comunque questa casa e' bellissima.. » disse Terry guardandosi attorno seduta affianco a me.
« Si ma non ci resto per molto, ho preso un appartamento da sola penso che a fine mese mi trasferisco lì. » le spiegai portando l'iqos tra le labbra ispirando il fumo.
« Ma non hai proprio intenzione di tornare a Napoli? » chiese Edo lasciando la palla a Milo.
« Non saprei, qui è tutto diverso.. »
« Si ma tu nun si e Milano.. tu si Napoletana, Eva.. » quasi alzò la voce Edo
« Che c'entra? » Risi appena sentendo lo sguardo di Ciro, che non esitai a ricambiare guardandolo appena spostando lo sguardo ai ragazzi.

A dire la verità passammo una serata fantastica, come i vecchi tempi, stare con i ragazzi mi aveva fatto davvero del bene, soprattutto vedere Lui.
I ragazzi stavano tornando in hotel, anche se avevo chiesto di restare da me avevano preferito andare in hotel non sapendo come l'avrebbe potuta prendere la mia coinquilina.
Ci diedimo appuntamento per il giorno dopo al bar di questo pomeriggio e chiusi la porta poggiando la schiena a quest'ultima sospirando appena.
Tornare a sentire la sua voce, tornare a guardarlo, era così bello.. era così cambiato, più uomo, diversissimo dall'ultima molta che avevo visto quei capelli pieni di gel, e adesso di quel gel non c'è ne era nemmeno un po' di traccia.
Sussultai non appena sentì il campanello e passai le mani sul viso intenta ad aprire:

« Non pensavo finissi a quest'ora di lavor.. »
« In realtà sono io..e non ho mai iniziato a lavorare, non fa per me. »
Smisi di parlare quando fui interrotta da quella voce di cui non avevo dimenticato quel timbro perfetto e roco, della quale ero innamorata da tre lunghi anni.
« Hey.. non sei andato con ì ragazzi?.. » chiesi
« No Eva.. ho bisogno di parlare con te. »
Ammise serio e annuì lasciando che potesse entrare e chiusi la porta camminando verso la cucina dove lo vidi seguirmi e apri il frigo prendendo dell'acqua e due bicchieri, mi avvicinai al tavolo sedendomi sullo sgabello e versai dell'acqua ad entrambi, non chiedetemi cosa stavo facendo.. stavo solo cercando di evitare il suo sguardo.
« Grazie per l'acqua ma.. t firm n'attimo? »
Non lo sentivo parlare napoletano da quando l'avevo lasciato lì dentro, era come tornare un po' a casa, alzai appena lo sguardo a lui stringendo tra le dita il bicchiere di vetro e annuì.
« Che hai fatto in questi due anni..? »
Ecco, avevo lavorato, lavorato e lavorato, avevo persino cercato di farmi un'altra vita, ma era perfettamente inutile, le mie origini non potevo nasconderle e soprattutto il mio amore non potevo nasconderlo.

« Ho lavorato.. e sto cercando di farmi un futuro, tu invece? » chiesi alzando il viso
« La mia vita è' sempre quella anche se cerco di cambiare, sono uscito di lì, papà è morto, ho lasciato Pietro negli affari e sono corso a cercare te. »
Sentì la sua voce straziata che cercava evidentemente di nascondere ma che forse avevo imparato a distinguere.
D'istinto appoggiai le dita sulle sue che erano poggiate sul tavolo e fu lui a spostarsi ed avvolgere il mio corpo con le sue braccia.
Lo strinsi troppo forte, forse, mi era mancato.

Incondizionatamente.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora