Voglio chiagnr na lacrima annascus ra l'uocchij ro munn indifferent, ca guard e se ne va. E nun voglij parlà e nient, pcchè ogni parola è sul nu rummor pe chi nun vo capì. E invece o core mio suspir, m ric: "nun da rett, parl cu me sultant"
E io, o...
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Entrambi dopo una doccia veloce eravamo pronti (come nella foto), lo guardai sistemandomi i capelli scendendo le scale prendendo la borsa. Forse restai a guardarlo per un po' di più perché lui se ne accorse, si avvicinò alle scale e lasciò un bacio sulle mie labbra che non negai, anzi. « Poi ti lamenti di me. » dissi cercando di fargli capire che lui era geloso di me, e capì perché lo sentì ridere e subito dopo parlare. « Muovt ja! »
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Gli alzai il dito medio mentre lo sentivo ridere e uscì prima di lui avvicinandomi all'auto soltanto dopo che lui chiuse casa e apri la sua auto. Si, anche lui era riuscito a prendersi la patente, in realtà l'aveva comprata perché Ciro di studiare per prendersi la patente nemmeno nei sogni. « amo ho messo il telefono mio nella tua borsa, sta il silenzioso qualsiasi cosa nun o ra rett! » Annuì subito con la testa chiudendo la portiera una volta dentro e poggiai la borsa a terra tra le mie gambe abbassando il finestrino quando lui prese a guidare per Napoli. Misi delle canzoni tra cui qualcuna napoletana e qualcuna 'normale'. « Amo miett nu poc a Gianni Fiorellino.. » « Quale? » « Si ciò dicen e cor.. » « Amo non me le fare ste dediche pero.. » « Sce sentila invece di dire dediche.. » Lo guardai ridere e feci una finta risata, la canzone già la conoscevo. Parlava di due amanti innamorati ma che non potevano stare insieme perché la ragazza era già fidanzata e non lasciava il suo attuale fidanzato. Altro che dedica, Ciro si sentiva di tutto, e le canzoni napoletane erano il suo forte, le sapeva tutte a memoria persino quelle vecchie. Amavo Napoli così tanto, ero così orgogliosa di essere napoletana, aveva i suoi alti e bassi questa città ma semplicemente per la gente che facevano scelte sbagliate, però la musica.. l'arte, e poi il napoletano il dialetto.. era pura poesia. Se c'era una cosa per la quale amavo da morire era quando Ciro mi diceva cose belle in napoletano, era carnale..
Sorrisi pensando mentre la canzone cantava. " Nun te metter manc o russet vasammc ancor.. si po co specchio che sta rind a scensor e io te torna a vasà!" ( Non mettere ancora il rossetto, poi con lo specchio che c'è nell'ascensore lo rimetterai e io tornerò a baciarti) <- Ecco cosa dico che il napoletano è tutta un'altra cosa.
Sorrisi sentendolo cantare quella frase e scossi il capo cambiando la canzone con una Andrea Sanninno 'Abbracciame'. Guardai la sua mano poggiarsi sulla mia gamba e misi subito la mano sulla sua girando lo sguardo al mare. Se c'era una cosa che chiedevo a Dio in pericolante era.. "per favore, fa che questa felicità non finisca mai quando sono con lui e proteggilo da ogni cosa, ti prego." Ecco, adesso potete capire quanto era alta la paura che gli potesse capitare qualcosa, la paura di poterlo perdere da un momento all'altro, si, vivevo con questa costante paura, per questo io a Napoli non volevo tornarci, ma sapevo anche che se qualcuno voleva vendicarsi l'avrebbe fatto anche a Milano o ovunque sia.
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« Tu tra tanti posti hai scelto il Mc.. nun stai bon amo » lo sentì parlare mente mordeva il suo panino. « Ceh io cu stu coso mi sciacquo lo stomaco.. andavamo a farci una pizza enorme! » continuò a lamentarsi mangiando il panino che aveva tra le mani. « Ja mang e statt zitt.. » dissi ridendo guardandolo portando alle labbra una patatina che morsi e che avvicinai alle sue labbra l'altra metà, che non perse tempo a mangiala. « Mh.. amo, ma domani mattina perché non andiamo a vedere cosa comprare per il matrimonio di quei due? » Annuì semplicemente intenta a mangiare il mio panino e poi alza lo sguardo a lui chiedendo istintivamente guardandolo. « Ma tu a me quando mi sposi? » Fu sorpreso dalla mia domanda perché alzò subito lo sguardo che aveva sul panino quasi finito e mi sorrise ingoiando ciò che aveva in bocca dopo aver fatto un sorso di coca dalla cannuccia. « Lo deciso io quando sposare a te! » « Quando tu decidi io ti dico di no! » « È impossibile, tu mi sposeresti pure tra 10 anni o sacc buon. » sorrise, e non vi nego che quando abbassai lo sguardo sorrisi anch'io. Già, anche tra 20'anni l'avrei sposato. Sentì il suo sguardo sul mio e alzai di nuovo il viso guardandolo sorridere e sorrisi davvero stavolta. « Si ma nun te ne apprufittà maniaco! » Lo guardai ridere e domandare: « Maniaco a me? E capit alla fin? »
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Soffiai una risata scuotendo il capo e lasciai le ultime patatine a lui che non volevo. Due minuti prima avevo una fame da morire, due minuti dopo avrei vomitato anche l'anima. Sospirai appena passando le mani sul viso sentendo quel leggero mal di testa che avevo da quando avevamo lasciato casa o meglio da quando mi ero alzata dal letto. « Cre amo? » chiese guardandomi. « Niente, mi fa male un po' la testa.. » « Te ne vuoi andare a casa? » « no tranquillo.. » Gli sorrisi per rassicurarlo e lo stesso fece lui spostando appena lo sguardo sul cellulare che aveva preso stesso lui 5 minuti prima dalla mia borsa.