È colpa mia.

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« Oh sto parlann cu te, ma cre ca t n vai? »« Nun m scassà o cazz Ciro

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« Oh sto parlann cu te, ma cre ca t n vai? »
« Nun m scassà o cazz Ciro.. »
Non mi ero mai rivolta così a lui, anche perché lui quando si incazzava pretendeva rispetto.
Sentì subito la mia schiena spiaccicata contro al frigo e deglutì quando afferrò il mio viso con una mano facendo in modo che lo alzassi.
« Nennè, vir ra fernì che mi scordo ca tien a figlim rind a panz e t'accir. »
Cercai di liberarmi dalla sua presa e guardandolo in modo schifato lo spinsi con tutta la mia forza.
« Vafancul, Strunz. »
Mossa sbagliata, ecco perché sentì subito un bruciore sulla mia guancia destra, serrai la mascella sentendo gli occhi pizzicare, mi aveva dato uno schiaffo.. e per un istante rividi Ciro Ricci quello che avevo conosciuto All'IPM.
Lo spinsi nuovamente e camminai velocemente per le scale.
« Ma c sfaccim..Eva.. Eva scusa non volevo davvero, scusa.. amo.. »
Entrai in camera da letto sbattendo la porta chiudendola a chiave e mi buttai sul letto abbracciando subito il cuscino.
Sentivo il desiderio di vomitare, di potermi liberare da ogni cosa e scappare.
Il mio cellulare squillò, era un messaggio, allungai la mano alla tasca e sbloccai quest'ultimo leggendo il messaggio.
„ Amo a papà non è che potresti prestarmi 200€? A fine mese te li do. „
Per un istante sentì la testa scoppiare e chiusi gli occhi alzandomi dal gusto mettendo i piedi sul pavimento.
« Amo!! Arap sta port! »
Urlava così tanto, serrai la mascella ancora una volta e trattenni le lacrime che stavo per dare libero sfogo, ma non lo feci.
Abbassai soltanto la testa quando sentì un leggero fastidio alla mia intimità, serrai la mascella subito i miei jeans diventarono scuri..
Sbottonai questi ultimi e li abbassai appena alzandomi piano, avevo il sangue che scorreva sulle gambe e sporcai anche il lenzuolo..
Eccola un'altra fitta, serrai subito la mascella e quando mi liberai dei jeans camminai piano vicino alla porta sentendo i pugni di Ciro sbattere contro la porta.
Riuscì ad arrivati anche se sembrava un eternità, girai la chiave nella serratura e quando apri ogni cosa attorno era sfocata.

• CIRO •

Non fece nemmeno il tempo ad aprire che l'afferrai subito quando allungò la mano e perse i sensi. In realtà non ne capi neanche io molto perché in meno di mezz'ora eravamo in clinica dove c'era il nostro dottore.
Era fuori ai gradini dell'ospedale, con me c'era Edoardo e Teresa e erano appena venuti Carmela e Pietro. Tutti eravamo seduti sui gradini, tranne Teresa che erano dentro parlando con qualcuno. L'unica scena che avevo avanti agli occhi erano le sue gambe sporche di sangue e il sedile della macchina ormai rosso.

« Ricci.. »
Alzai subito lo sguardo notando il Dottor Esposito e mi tirai su.
« Dottò comm sta? Mio figlio? »
Non rispose, fece un lungo sospiro e serrai subito la mascella prendendolo dal colletto.
« E c cazz stai aspettando, muoviti a parlare! Prim ca t scass tutt o spital »
Il dottore si fece lasciare sistemandosi il camice mentre Edo afferrò il mio braccio per farmi allontanare.
« Vedete.. la ragazza ha perso molto sangue, le stiamo facendo delle trasfusioni ma sta bene, è fuori pericolo.. il bambino non c'è più.. »
Deglutì sentendo il mio viso che andava a fuoco, serrai la mascella e poggiai subito le mani sulle labbra prima di iniziare ad urlare:
« Ma c cazz e mierc si?? Io ti pago, e nun m sai salvà a figlim ? C schif!! »
Gli urlai contro mentre Edoardo stringeva il mio braccio.
« La colpa sicuramente non è nostra, vostra moglie lo sapeva il rischio, ma anche voi tutti sapevate il rischio del bambino, i dispiaceri che le causate tutti, il bambino ne risente.. »
« Ma c sfaccim ne sai tu chell c sent a nammurata mij? Eh? Vatten. »
Lo vidi annuire e lasciare subito il posto.
Passai le mani sul viso e girai lo sguardo ad Edo:
« È colpa mi.. è colpa mi Edoà.. »
Non credo mi sarei mai perdonato.

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