Travaglio

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• EVA •

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• EVA •

Erano passati esattamente 2 mesi e mezzo da quando non volevo più saperne di Ciro. Volevo stare lontana da lui, avevo bisogno di cercare di allontanarmi per un po', e poi avrei preso le mie decisioni.
Quel pomeriggio ero in ospedale già dalla notte, ero al nono mese e avevo le contrazioni, ero già a 5 ore di travaglio ma di uscire questa bambina non ne voleva sapere.

• CIRO •

Non l'avevo più sentita, e non ero nemmeno più riuscito a parlare con lei, non gli avevo dato ne spiegazioni ne motivazioni e ne avevo cercato di giustificarmi. Lei non meritava tutto ciò, seppur l'amassi più della mia vita, stavolta le avevo dato libero arbitrio di ciò che volesse fare.
Avevo saputo tramite Edoardo che Eva aveva chiamato Teresa nella notte perché aveva rotto le acque, avevo preso l'auto ed ero corso subito in ospedale da lei, era sola in camera, non facevano entrare nessuno se non io che sono suo marito, e ammetto di non aver provato nemmeno ad entrare, lei li non mi voleva come mi stava evitando da due mesi e mezzo a questa parte.

« Ma ta itt come si sente? »
« Cirù come vuoi che si sente? Sta partorendo.. »
« Eh ma secondo te.. »
« Secondo me stai parlando troppo. »

Sospirai muovendo le gambe in modo irrequieto e poggiai la mano sul mio stomaco sentendo una leggera pressione. Non era da me, non era da Ciro Ricci, se mio padre fosse qui mi avrebbe sicuramente  preso con le orecchie, dato due o tre schiaffi e sarei ritornato in me.
Lì dentro stava mia moglie, lì dentro c'era ancora la mia donna, mia moglie, stava cercando di far nascere la nostra bambina, sangue del mio sangue e voleva o non voleva io sarei stata al suo fianco.
Mi tirai subito su.
« Nun fa guai Cirù.. »
Non sentì minimamente la voce di Edoardo, ecco perché entrai in camera senza nemmeno bussare.
Era stesa sul lettino di lato, stava male, si lamentava a bassa voce, e vi giuro che odiavo vederla soffrire.

• EVA •

Restai con la testa poggiata sul cuscino, stavo bene se non ogni tanto quei dolori atroci peggio del mal di pancia di un ciclo o meglio il triplo.
Chiusi gli occhi sentendo le lacrime scendere sul mio viso e trattenni i singhiozzi quando un ennesima contrazione arrivò, strinsi subito la mano nelle coperte e mi lamentai appena "Ahh.."
Non mi accorsi nemmeno della porta che si apri in realtà, sentivo solo pressione al basso ventre e una voglia matta di liberarmi da tutto ciò.
« Eva... »
Potevo riconoscere quella voce tra mille, quella voce roca che a lontananza di anni mi faceva ancora battere il cuore all'impazzata, anche se metà di me lo odiava o fingeva di odiarlo.
Non avevo voglia di litigare, oltre tutto stava nascondendo la mia bambina, la nostra bambina.

Si avvicinò al lettino e lo vidi allungare la mano sul pancione nudo e ormai troppo evidente, accarezzò quest'ultimo e girò il viso al mio.
« Poss sta ca? »
Non potevo dirgli di no, li c'era anche la sua bambina e non potevo negargli questa gioia, aveva fatto del male a me, non a lei.
Annuì appena chiudendo gli occhi, non riuscii a parlare perché un'ulteriore contrazione arrivò.
« Aah.. » mi lamentai stringendo il cuscino con le dita.
Soltanto dopo strinsi la sua mano quando sentì le sue dita toccare le mie, e per un istante il dolore si allievò.
« Non ti lascio sola.. e capit? »
Sussurrò a bassa voce poggiando le labbra che non toccavo da mesi sulla mia tempia.
E rimase lì, seduto al mio fianco con la mia mano nella sua per bene 7 ore.

22:20 - 12 ore di travaglio.

« Ti prego fammela tirare.. »
Dal dolore dicevo cose senza senso, davvero perché supplicavo Ciro di chiamare i dottori e lui l'aveva fatto, ma i dottori avevano deciso di aspettare almeno un oretta perché la bambina stava per nascere.
« Amo.. io te li ho chiamati, se fosse per me te la tirerei io, ma m sent mal.. »
Proprio coraggioso Ciro Ricci direi.
Passai la mano sugli occhi mentre l'altra era nella sua, allungai la mano libera a prendere il bicchiere d'acqua che mi stava porgendo e riuscì a bere, sembrava che in quel momento ogni cosa fosse passata al secondo piano.

Cercai di riposare ma le contrazioni erano sempre più frequenti e soltanto quando sentì un leggero dolore forse troppo forte altro che leggero, girai il viso a Ciro guardandolo per qualche istante.
« Cì.. chiamali.. »
Lo guardai annuire subito e accarezzare la mia fronte sudata, uscire dalla porta e sentirlo urlare.

« C sfaccim sta suffrenn, aro cazz sta o mierc? »
Ecco, Ciro Ricci era tornato. .

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