• EVA •
Ero riuscita a prendermi diversi giorni di festa da lavoro, ero andata da mia mamma e siccome l'istituto mi aveva pagato ero riuscita a pagargli l'affitto e a comprargli qualcosa nel frigo, anche se lei mi diceva sempre di non farlo, ero rimasta da lei un paio di giorni e sapevo che il dovere mi chiamava.
Ero in auto quella sera e stavo tornando all'IPM perché avevo il turno di sera.
Non sopportavo la sera, sembrava non passasse mai lì dentro, sospirai toccando la testa sentendo un leggero dolore e sbuffai guardando il semaforo ancora rosso.
Ciro in quei giorni non si era fatto sentire e io non potevo chiamarlo e ne vederlo a causa delle feste che avevo preso.
Si avvicinava Natale e forse da un paio di anni odiavo quelle feste, sembravo un vero Grinch, ogni natale da due anni a questa parte eravamo io e mia mamma, come una giornata normale, e se riuscivamo a farci un regalo ci scambiavamo quello.
Girai lo sguardo al cellulare sul cruscotto e afferrai il cellulare subito dopo notando "Teresa"
Portai il telefono all'orecchio accostando appena prima che mi venisse data una multa e vi ricordo che ho un finto patentino.
« Dove cazzo sei? »
Urlò la voce di Teresa.
« Hey.. calma.. sono in auto sto arrivando a lavoro.. »
« Corri in ospedale! Edo e Ciro hanno organizzato una rivolta ed è finita Male, hanno accoltellato Ciro! »
Non risposi, deglutì poggiando piano il telefono sul sedile e soltanto quando feci mente locale misi in moto correndo al primo ospedale che era più vicino all'IPM, Policlinico.Soltanto quando fui li e notai Teresa con la direttrice e il comandante e Beppe fuori al reparto corsi subito.
Ma a bloccarmì fu il comandante tenendomi le braccia.
« Come è potuto succedere? Come cazzo sta? »
Quasi urlai cercando di farmi lasciare, ma nessuno mi rispose, anzi, il comandante mi strinse e iniziai a trattenere le lacrime mentre lui poggiò la mano sulla mia testa facendo in modo che potessi poggiarla sul suo petto, non piansi, non era da me, rimasi immobile, impassibile mentre ogni sentimento dentro di me pervadeva ogni angolo del mio corpo.• 8:30 •
Erano le 8:30 del mattino, eravamo tutti lì e ad aggiungersi furono Don Salvatore il papà di Ciro e suo fratello Pietro. Avevano quasi ribaltato un ospedale, e avevamo persino pagato il dottore privato. Ero lì, seduta su una di quelle sedie blu attaccate al muro con la testa poggiata a quest'ultimo e le braccia sulle ginocchia.
«.. tieni bevi.. »
Beppe e la direttrice non si erano mossi dal mio fianco tutta la notte, il comandante entrava per chiedere spiegazioni che non arrivavano.
Spostai lo sguardo alla direttrice scuotendo la testa in un no restando a guardare poi il vuoto.
La sentì sospirare e poi girai lo sguardo quando quell'uomo dallo sguardo severo ma che adesso sembrava solo preoccupato si abbassò alla mia altezza.
« Tu si Eva.. »
Non risposi, restai a guardarlo.
« Nun sai quanti vot mi ha fatto una testa enorme "Papá Eva.." "papà Agg vist a na uaglion"... »
Rimasi sempre in silenzio facendo gli occhi lucidi sentendolo parlare.
« Si l'unica femmina che l'ha fatto innamorare.. si bllel assai.. »
Lo guardai fare gli occhi lucidi e trattenni subito le lacrime abbassando gli occhi quando sentì la sua mano accarezzare la mia testa e poi allontanarsi sentendo lo sguardo del fratello su di me e poi abbassare lo sguardo.
La direttrice baciò la mia tempia e poi si allontanò per rispondere al cellulare.
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Incondizionatamente.
FanfictionVoglio chiagnr na lacrima annascus ra l'uocchij ro munn indifferent, ca guard e se ne va. E nun voglij parlà e nient, pcchè ogni parola è sul nu rummor pe chi nun vo capì. E invece o core mio suspir, m ric: "nun da rett, parl cu me sultant" E io, o...