Dopo quella serata con Ciro non sapevo come comportarmi, lui era l'eterno lunatico, era il così detto come diciamo a Napoli "Comm e a Marina" quello che dice la sera non conta la mattina, un po' come.. "Comm s scet a matin" come si sveglia la mattina. Aveva fatto così tante risse in un paio di giorni eppure i suoi comportamenti non li capivo.
Ero riuscita a parlare con la direttrice e avevo lasciato l'appartamento di Jacopo proprio come mi consigliò lui, e a Paola, la direttrice sembrava così felice della scelta che avevo preso dopo che gli avevo raccontato la semplice verità.
Quella mattina c'era la giornata della Ceramica e ero affianco a Teresa mentre guardavamo i ragazzi e le ragazze entrare nella camera della ceramica dove loro tre volte a settimane laboravano su quella barca o costruivano qualcosa con le loro mani.« Che ne dici? Ci andiamo a divertire pure noi? »
« Ma si, finché non c'è ne cacciano! »
Entrambe ridemmo camminando verso la stanza sotto lo sguardo di Edo che fissava Teresa come se fosse la cosa più bella di questo mondo.
E sotto il suo sguardo, intendo a togliersi la casacca dopo una partita di calcio che aveva finito con i ragazzi.Alzò lo sguardo e non negai il fatto che fui io a guardarlo per prima.
« Piccerè »
Lo guardai in modo interrogativo come per chiedergli cosa volesse e quando si liberò della casacca del tutto si avvicinò a me.
« Inizio ad andare.. »
Disse Teresa indicando con lo sguardo la stanza.
« Terè aspe, aro vai.. »
Urlò quasi Edoardo correndole incontro e sorrisi appena guardandoli voltando lo sguardo di nuovo a ciro.« Perché non mi fai compagnia a fare la doccia? »
« Si scem? Questi mi buttano fuori e a te in isolamento. »
« Che c'è ne fott ja.. vien »
Afferrò la mia mano tirandomi con lui nello spogliatoio dei ragazzi dove facevano le docce.
« Ti aspetto fuori! »
« E vabbè.. ma sol stavot! »
Lo guardai entrare nei bagni e sorrisi girando lo sguardo prendendo il cellulare dalla tasca leggendo diversi messaggi di whatsapp:„ Mamma: We, ma quando ti fai sentire un po'? „
„ Sono piena di lavoro má „
„ Ah allo lo sai che tieni una mamma? „
„ Tu lo sai che tieni una figlia? „
„ Eh però è a figlia che
deve chiamare la mamma. „Ma come cazzo ragionava?
Sospirai appena sentendo la voce di Ciro da sotto la doccia.
« Ma cu chi parl semp tu eh? »
« Ma che t'importa? »
Alzai la voce per farmi sentire sorridendo.
« Issa sapè.. »
Scossi il capo senza smettere di sorridere e mi sedetti sulle panchine dello spogliatoio guardando diverse foto su insta di qualsiasi persona seguissi, fino a posarlo e guardare un punto fisso dello spogliatoio sorridendo appena pensando alla situazione in cui eravamo.« Vabbuò ja, però potresti smetterla di sorridere mentre mi pensi. »
Deglutì alla visuale, mentre si appoggiava allo stipite della porta stringendo tra le dita l'asciugamano e cercai di non dare a vedere che tutto quel ben di Dio mi piaceva, eccome« E chi ti dice che stavo pensando a te? »
« Eja, lo vuoi negare pure? »
« Ja stupido muovt a t vestì.. »
Sorrise mentre passò la lingua sulle labbra e si impegnò a vestirsi velocemente, nel mentre rimasi a guardare di tanto in tanto il telefono aspettando che fosse pronto.
« To jiett quel telefono. »
« E caggia fa Ciro? »
Mi tirò su dalla panchina spingendomi contro al muro e mi baciò, un bacio desideroso, anche perché non ci toccavamo da quella sera, ed erano passati ben 4 giorni.
Ricambiai il bacio alzandomi alla sua altezza e poggiai la mano sul suo petto ormai coperto da una T-shirt, una delle sue tante Versace.
Morse le mie labbra e lo spinsi appena guardandolo quando ci staccammo.
« Chest è fa! »
Sorrise e lo stesso feci io.
« Muoviti che ci aspettano.. »
Feci per uscire ma nuovamente mi fermò ma stavolta soltanto con la voce.
« Eva.. »
Mi voltai per guardarlo sulla soglia della porta.
« O sai fa si a femmina mia vero? »
« E da quando? »
« A Quand si trasut qui dentro. Quindi nun guardá occhi che non sono i miei, pecchè accir primm a iss e poi a te. »
Scossi la testa sorridendo in modo ironico ma forse anche di piacere lasciando lo spogliatoio prima di lui e entrambi andammo nella sala della ceramica dove raggiunsi le ragazze e lui Edo e Totò.• CIRO •
« Oh, Cirù.. t le fatt? »
« Ma qual fatt Eduá.. chell m fa asci pazz a me! »
« Ohhh ti piace ehh? »
« Mamma mi.. e tu cu ch'ella Teresa?»
Ridemmo entrambi e mi sedetti sulla panchina guardandoli "lavorare", non mi sarei mai sporcato le mani con quella roba.
Girai lo sguardo cercando lo sguardo di Eva, ma lei era impegnata a ridere con Kubra e Teresa mentre strofinava della carta vetrata su un argilla già pronta.« Cirù.. tnim un problema.. »
« Cre Milo..? »
« O telefn che usiamo, pat't ha chiamato 3 volte e ho risposto io alla seconda, sta ngazzat a itt ca domani al colloquio ti deve parlare. »
« Over fai? »
« Ti giuro su mammà.. »
Annuì sospirando e tirai dalla tasca una Merit portandola alla labbra.
« Nun t'azzardá ad accenderla qua dentro.. »
« Marò Comandá non sto facendo niente! »
Quasi urlai infastidito e alzai lo sguardo notando che Eva mi stava guardando, ma non sorrideva, per questo non lo feci nemmeno io, pensando alle parole di Milo voltai lo sguardo cercando di capire cosa fosse successo.
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Incondizionatamente.
أدب الهواةVoglio chiagnr na lacrima annascus ra l'uocchij ro munn indifferent, ca guard e se ne va. E nun voglij parlà e nient, pcchè ogni parola è sul nu rummor pe chi nun vo capì. E invece o core mio suspir, m ric: "nun da rett, parl cu me sultant" E io, o...