Sono stato io.

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Erano passati esattamente due giorni dalla morte di Mimmo, sentivo che le mie mani erano sporche di Sangue anche se non ero stata io ad ammazzarlo, ma sapevo che se non l'avessi baciato o meglio se non sarei scesa in cortile quel ragazzo fosse ancora vivo e vegeto.
« Vabbuò ma non puoi stare digiuna. »
« Non ho fame Terè, mangia tu. »
Eravamo sedute ad un risto pub fuori,
Spostai lo sguardo sul cellulare guardando l'ora e sussurrai guardandola:
« Terri io vado, papà mi aspetta.. »
« Vai e stai tranquilla, qualsiasi cosa chiama. »
Le sorrisi annuendo, diceva così perché i ragazzi quel giorno avevano il permesso, lasciai quel posto nella mia Smart e mi fermai al semaforo poggiando la mano sulla tempia ripensando a quella scena nel campetto, sentì la gola stretta e aprì il finestrino guardando nella macchina affianco, sembrava di conoscerla quella faccia, ma non capivo dove, quel signore continuò a fissarmi e distolsi lo sguardo solo quando un clacson bussò perché il semaforo ormai era vedere per le auto.
Accelerai verso il pub di mio padre che si trovava a Mergellina, erano le 19:30 e scesi dall'auto non appena trovai parcheggio.
Entrai guardandomi attorno e lo vidi dietro al bancone.

« Oh Bà.. »
« Ue Piccerè.. »
Mi lasciai baciare la guancia e gli porsi una bustina delle lettere con dei soldi dentro, tutto il mio mensile.
« Grazie amo a Papá, po te dong aret, to prometto. »
Quante volte avevo sentito quella frase, annuì appena e feci per uscire.
« Non vuoi niente amo? »
« No papà, devo tornare a casa! »
« Cia amo.. »
« Cia Bá.. »
Uscì dal pub guardandomi attorno e tornai in auto guardandomi attorno, guidai verso Posillipo dove Ciro aveva preso la casa per noi.. quella vecchia casa che forse non era più la nostra, ma solo la sua. Scesi avanti alla villetta, ormai il sole già era andato via, allungai la mano alla chiave che avevo al collo, ricordo ancora quando me l'aveva data "Mi raccomando, non perderla ca tu Pierd tutt cos" e si.. mo avevo perso pure lui.
Aprì la porta guardandomi attorno e chiusi gli occhi sentendo quel profumo.. quello che sentivo addosso a lui quando stavamo insieme.
Camminai verso la cucina notando la luce accesa e feci per tornare indietro.
« E tu che c fai ca.. »
Sentì le mani fredde e la voce non uscire dalla mia bocca, aveva avuto il permesso ed era qui?
Senza guardarlo rimasi girata di lato indicando la porta.

« St..sto andando via.. » evitai il suo sguardo.
« Ma cre mo non mi guardi nemmeno più? L'ho ammazzato io no tu. » lo sentì ridere ironico.
Girai lo sguardo a lui guardandolo per qualche istante ma non negli occhi, indietreggiai appena poggiando la mano sulla maniglia della porta e la spinsi appena, era chiusa a chiave. Serrai la mascella cercando di essere il più impassibile possibile.
« Cre Eva.. so semp io.. »
« Nun me ne fotte nu cazz e te.. »
Passai la mano sotto la naso senza accorgermene.
« Stai mentendo. »
« C n sai? »
« Tu quando mentì ti tocchi il naso, e po.. ti conosco troppo bene, non sei brava a fingere! »
« Apri Ciro, fammene andare. »
Lo guardai avvicinarsi e far per aprire la porta, era a dorso nudo e aveva i pantaloni grigi della tuta. Sapeva quanto odiassi che indossasse la tut grigia.
Non aprì, spostò lo sguardo al mio facendo in modo che la mia schiena toccasse la porta e poggiò la mano sulla porta affianco alla mia testa.

« Nun cia facc senz e te Eva.. » ammise.
« P favore.. guardami.. » Non lo feci, restai con lo sguardo basso e la mascella serrata tenendo le mani sulla porta.
« Guardami Eva.. » Continuò, senza aver risposte o azioni positive.
« GUARDM RIND A L'UOCCHIJ EVA. » mi urlò contro, e alzai subito lo sguardo a lui, da tempo che non guardavo quegli occhi.
Sentì gli occhi pizzicare e farsi sempre più piccoli, allungai la mano alla gola e sentendo il vomito.
« So stat io.. so stat io.. non tu.. ij lagg accis.. »
Afferrò subito il mio viso quando notò i miei occhi palesemente ormai rossi e lucidi.
« So stat io.. »

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