Non te ne andare.

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Era stato Ciro.
Indietreggiai appena quando la mano di Carmela afferrò la mia spalla per farmi entrare dentro.
« Po..posso andare in bagno? »
Riuscì a dire mentre Carmela capi, ci era passata prima lei, mi indicò il bagno e entrai subito chiudendomi a chiave.
Appoggiai le mani sul lavandino e tirai su lo sguardo guardandomi nello specchio.
L'aveva fatto, aveva ammazzato quei due ragazzi come se stesse giocando con una pistola finta.
Poggiai subito la mano sullo stomaco e inizia a vomitare anche l'anima.

• CIRO •

Poggiai la pistola sul tavolo mentre due ragazzi si liberavano dei corpi di Gianni e Cristian.
Ero uscito poco prima per parlare con loro dei sbagli che avevano fatto nei confronti di mio padre, ma lì sentì parlare.

" Ch'ella uaglion e proprio una chiavata Cristià "
" Mamma mi.. immaginatell a 90º ngop a tavl "
" Mado.. statt zitt ca a nammurata mi sta adda mamma e nun pozz chiavà "
" Oh ma c fai t piac e pnza e cos nguol a nammurat e Cir? "

Ero tornato dentro e avevo preso la pistola di mio fratello Pietro. Era come se non pensavo a niente se non toglierli dalla faccia della terra.
Ma soltanto dopo mi accorsi che ad assistere la scena fu anche lei.. Eva.
L'istinto mi diceva di correre da lei e abbracciarla, chiederle scusa ma che quello ero io, e il mio orgoglio da "uomo" mi diceva di stare fermo, e di tornare a pranzare appena sarebbe uscita dal bagno. Ecco perché mi limitai a chiamare Nicola ed aspettate lei che uscisse.

" Oi Cì.. ma che cumbinat? "
" Pá.. nisciun madda manca e rispett. "
Lo guardai annuire e poi sorridere come se ciò che avessi fatto lo rendeva soddisfatto di me.
Guardai Carmela appoggiata allo stipite della porta con aria schifata e la guardai serio.

• EVA •

Mi tirai su sciacquandomi velocemente la bocca e dopo poco uscì dal bagno cercando di fare la parte indifferente, ma avevo un magone enorme allo stomaco che cerca di uscire a tutti i costi.
« Stai meglio? »
Alzai il viso a Carmela e annuì semplicemente.
« Jiammuncen Eva. » disse Ciro.
« Statv accort. » Rispose subito Don Salvatore.
Sentì la mano di Carmela accarezzare la mia schiena e in silenzio lo segui fino all'uscita spostando lo sguardo sull'asfalto, c'era ancora del sangue, sussultai quando la sua mano si appoggiò sulla mia spalla per farmi camminare.

Per tutto il tragitto in auto nessuno dei due parlò e quando fummo ad una trattoria all'aperto da soli al piano superiore seduti vicino al tavolo lo sentì parlare.
« Mo per quanto tempo non mi rivolgi la parola? » chiese pronto ad aspettare una mia risposta, che ebbe soltanto pochi minuti dopo.
« Ma nun t miett scuorn Ciro? »
La sua espressione cambiò subito.
« È meglij quand stai chiuso là dentro, così so sicur ca nun accir a gent. »
Mi tirai su pronta a lasciare quel ristorante ma la sua mano afferrò subito il mio braccio bloccandomi contro a delle transenne di legno.
« Io so chest.  »
Passai la mano sotto al naso e lo spinsi per farmi lasciare ma lo sentì urlare.

« Si nun me vuò che cazz stai a fa ca?
Eva c cazzz t'aspettavi? O sapiv che non c'erano rose e fiori, sapevi che non sono una favola e che non sono il principe azzurro.. sapevi chell c t'aspettav a stare con me! »
Chiusi gli occhi sentendoli lucidi, troppo, e sapevo perfettamente che iniziai a piangere ed era strano per me farlo avanti a lui. Asciugai subito le lacrime e annuì guardandolo.
« Hai ragione.. io e un comm a te.. nun me ne facc nu cazz »
Sbattei la spalla contro la sua e camminai a passo veloce scendendo le scale del ristorante, prima di voltarmi quando lo sentì mentre si affacciava per guardarmi andare via :
« Eva.. non te ne andare.. »

Non l'ascoltai, andai via senza voltarmi

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Non l'ascoltai, andai via senza voltarmi.

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