Ci sto io con te.

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Erano due giorni che ero a casa con la febbre, Ciro tornava sempre la sera tardi e quando tornava io dormivo già, non ero riuscita del tutto a fare una chiacchierata tranquilla con lui, aveva chiesto alla fidanzata di Pietro, Carmela di venire a c...

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Erano due giorni che ero a casa con la febbre, Ciro tornava sempre la sera tardi e quando tornava io dormivo già, non ero riuscita del tutto a fare una chiacchierata tranquilla con lui, aveva chiesto alla fidanzata di Pietro, Carmela di venire a casa da me, lei veniva la mattina e nel pomeriggio andava via, con il suo bimbo che cresceva giorno dopo giorno, era così carino e si chiamava Salvatore come suo nonno. Assomigliava un sacco a Pietro ma la risata era di Carmela.
Quel giorno però lei non era venuta e io ero in giro per casa, quella casa che ormai era troppo grande per me, non uscivo spesso perché a Ciro infastidiva vedermi in giro da sola seppur dicevo che sarei uscita con Teresa, non sopportava l'idea di farmi uscire da sola, anche se stava cercando di migliorare anche su questo.

" - Hai chiamato il dottore? -
- Si ma mi ha detto che verrà domani mattina -
- Okay torno a lavoro fammi sapere! - "

Guardai là chat con Teresa e non risposi, misi il blocco schermo al mio iPhone, abbassai lo sguardo al telefono e guardai il mio sfondo.
(Foto iniziale)
Era così perfetto, forse non avevo mai visto un uomo più bello di lui, per me. Il mio uomo.
Rimasi stesa sul divano tornando a guardare L'amica Geniale, una fiction stupenda, ambientata a Napoli antica.
Sentivo la mia testa scoppiare e avevo mal di stomaco, erano giorni che vomitavo anche solo sentendo l'odore del cibo.

« Ammor mij.. sono a casa.. »
Forse sentì la voce della TV, perché non l'aveva mai detto. Sbadigliai appena aprendo appena gli occhi del tutto guardando l'entrata della porta notandolo entrare, in tutta la sua bellezza, con una delle sue tute nere che indossava spesso o meglio solo quando a fare i suoi "lavoretti".

• CIRO•

Ero così stressato, e quel mondo che cercavo di stare lontano continuava a sfidarmi, era troppo impossibile stare lontano da quel mondo.. era mio. La droga, l'adrenalina, la vendetta..
Anche se ero lontano da Eva da ben due giorni, ogni volta che tornavo a casa la trovavo che dormiva col viso rosso e caldo, aveva la febbre da ben due notti consecutive per questo motivo avevo chiesto a mia cognata Carmela di andare ogni tanto da lei.
« Amo.. come ti senti? » sussurrai a bassa voce poggiando la mano sul suo viso caldo ancora coperta dalla coperta che forse si portava dietro tutta la giornata, ciò mi fece sorridere.
« Sto meglio.. » sussurrò a bassa voce, no, non stava meglio, anche se aveva il viso rosso vedevo le sue labbra pallide. Mi sporsi a lei baciandole la tempia e la fronte bollente.
E per un istante mi sentì in colpa.. era sola e i genitori seppur non ne avevo capito molto nemmeno una chiamata le facevano, avrei voluto affrontare questo discorso con lei, pure se mi ero informato già su suo padre, mezzo drogato che chiedeva soldi a lei e lei subito dava.
« Hai misurato la febbre? »
La guardai annuire e spostai il viso sul termometro poggiato sul tavolino di vetro avanti al divano, segnava ancora 39.8.  Deglutì appena e gli tolsi la coperta dal corpo.
« Aizzt Eva, c'è ne andiamo in ospedale, andiamo dal dottore privato di famiglia. »
Non mi piaceva come stava, ero preoccupato seppur cercavo di non dimostrarlo.
Lei non si ribellò e da questo capi davvero che stava male, perché se era in lei avrebbe detto "Non portarmi in ospedale, non ti azzardare"..

Esattamente 15 minuti dopo eravamo in ospedale e dopo aver richiesto del nostro medico privato di famiglia, il Dottor Esposito, quando sentì "Ricci" ci fece entrare subito.
« Nun o sacc dottò, sta così da giorni.. »
« Mo la visitiamo, non vi preoccupate Ricci! Eva stenditi qua! »

• EVA •

Sentivo davvero ogni centimetro del mio corpo di merda sul vero senso della parola.
Tolsi la maglia quando il dottore mi disse di farlo e notai Ciro infondo alla stanza infastidito dalla cosa, ciò mi fece sorridere appena per questo cercai il suo sguardo e quando lo ebbi mi annuì.
« Eva, qua ti fa male? »
Mi toccò ogni centimetro del corpo, ma appena arrivò allo stomaco feci subito una smorfia di dolore e strinsi la mano sul lenzuolo del lettino.
« Eva, ma tu stai mangiando? »
Restai in silenzio per qualche minuto e poi annuì.
No, da quando Ciro non tornava a casa non ne avevo voglia, dicevo a Carmela che mangiavo prima che venisse lei e non toccavo cibo.
« Secondo me no. Mo ti pesiamo, facciamo dei prelievi e poi ti lascio andare a casa se è tutt'okay! » annuì semplicemente guardandolo mentre rivolse lo sguardo a Ciro che appena gli fece un cenno con la testa uscì dalla stanza.

« Eva, sicur c stai mangiann? »
« Si Ciro.. »
« Giura su me.. » la guardai serio.
« Ciro eja.. sto bene! »
Capi, mi guardò male e girai lo sguardo passando le mani sul viso.
Dopo poco entrò un infermiera.
« Hey Eva.. adesso facciamo un prelievo, ti faccio una flebo di vitamine e poi ci pensiamo okay? »
Annuì guardandola e prima che si impegnasse a trovare la mia vena che non trovò decide di trovarla sulla mano e deglutì fermandola.
« Aspetta.. »
« Cosa..? Hai paura? » chiese
Non risposi ma l'infermeria mi sorrise, voltai subito lo sguardo e Ciro si sedette sul lettino al mio fianco e afferrò l'altra mia mano appoggiando la mano libera sulla mia guancia.
« Stong ij cu te.. tranquilla.. »
Chiusi gli occhi.

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