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Arrivammo presto all'obitorio di Rock Ridge, in Colorado e, fingendoci degli agenti dell'FBi, riuscimmo ad entrare.
Il medico legale scostò il lenzuolo dal cadavere dell'uomo.
<Ecco a voi Frank O'Brien>.
L'uomo aveva 44 anni, morto tre giorni prima d'infarto nonostante avesse partecipato a molte maratone.
Stessa cosa era successa il giorno prima a Maumee, dove due uomini perfettamente in salute erano morti d'infarto.
Successivamente chiedemmo al medico di eseguire l'autopsia e rimanemmo a guardare.
L'uomo incise una grande Y sul corpo, per poi tranciargli le costole.
Dean notò il segno di una fede nuziale al dito e Sam girò il braccio del morto, rivelando dei graffi abbastanza profondi.
<Che strano, non trovo nessun'occlusione nelle arterie> commentò il medico, per poi staccargli il cuore.
<Il cuore sembra in ottima salute> conferì esaminandolo, per poi passarlo a Dean, a cui mancava poco per vomitare.
Sam ridacchiò di sottecchi.
Ad un'altra mossa dell'uomo, del sangue schizzò in aria, finendo proprio sulla faccia del minore.
<Non si preoccupi, è solo un po' di sangue>.
Dean lo guardò compiaciuto.

Decidemmo di andare all'ufficio dello sceriffo del luogo, Ed Britton. La cosa che ci saltò subito all'occhio, era la sua mania per la pulizia, tanto che ci fece togliere le scarpe e, dopo averci dato la mano, addirittura se la pulì igienizzandola con del gel. Lo sceriffo ci disse che era un amico di Frank e confessò che ultimamente lo vide cambiato: aveva così tanta paura di qualcosa, che non lasciava più la propria casa e sembrava sempre più terrorizzato di giorno in giorno.
Decidemmo poi di andare a casa dell'ultima persona che ebbe visto la vittima, ovvero il vicino Mark.
La sua casa era piena di rettili. C'erano iguane, lucertole e aveva persino un serpente che gli strisciava addosso.
Ci disse anche lui che Frank nell'ultimo periodo era cambiato, perdendo la testa.
<Sa per caso di cosa era spaventato?> gli chiese Dean guardandosi intorno agitato.
<Le streghe> rispose l'uomo. 
Noi ci lanciammo un'occhiata. 
<Streghe?>.
<L'altra sera in tv hanno dato il Mago di Oz e lui ha detto che quella pazza verde lo voleva uccidere> rispose Mark.
<Lo spaventava qualcos'altro?>.
<Lo spaventava tutto! Il dolcificante, lo zucchero, il sapone. Tutto!>.
<E Frank com'era?>.
<Beh, era migliorato> rispose quello, accarezzando il pitone intorno al suo collo <Al liceo era proprio uno stronzo spaccone e probabilmente ha preso in giro mezza città>.
<Quindi ha fatto arrabbiare molte persone. Pensa che qualcuno desiderasse vendicarsi?> gli chiese ridacchiando Dean.
<No no, come ho detto, era migliorato. Soprattutto dopo che la moglie è morta vent'anni fa>.
Il maggiore continuò a guardare il serpente che strisciava addosso all'uomo.
<Non deve avere paura di Dondy, è un tesoro> gli disse quello, per poi indicare alle nostre spalle <A Marie dovete stare attenti. Lei percepisce la paura>.
Ci girammo, ritrovandoci davanti un pitone bianco e giallo lungo almeno due metri.
Il maggiore si irrigidì, spalancando gli occhi quando il serpente gli strisciò addosso.

Ci mettemmo a fare ricerche nell'Impala e scoprimmo solo che la moglie di Frank, Jessie, era maniaca depressiva e che, nel '88, smise di prendere le medicine e scomparve. La trovarono due settimane dopo a tre città da qui, impiccata in una stanza d'albergo.
Non era certamente stato il marito, dato che, quando lei scomparve, stava lavorando.
Sam andò a cercare nell'appartamento di Frank, ma lo trovò pulito, escludendo fantasmi, demoni o streghe.
<Dean, stai andando a venti chilometri orari> gli fece notare il fratello accigliandosi.
<E?> chiese quello di rimando.
<A meno non si può>.
<Ora la sicurezza è un crimine?!> esclamò il maggiore.
Dean continuò ad andare avanti per la strada.
<Ma dove stai andando? Quello era il nostro albergo!> gli feci notare.
<Claire, io non giro con macchine che mi vengono in contro. Non mi voglio suicidare!> rispose lui, facendoci girare allibiti verso di lui <Perché l'ho detto? È molto strano>.
Un rumore ci fece aggrottare la fronte.
<Sentite qualcosa?> ci chiese il minore, guardandosi intorno.
Si sfilò il rilevatore di campi elettromagnetici dalla giacca che sembrò impazzito.
Notammo che quando lo puntava verso Dean il rilevatore suonava.
<Mi danno la caccia?> chiese con gli occhi sbarrati il maggiore <Mi danno la caccia?!>.
Dean sembrava davvero terrorizzato, cosa abbastanza strana.

Sam chiamò Bobby, ma, quando ritornammo all'Impala, trovammo Dean stesoci dentro, mentre faceva finta di suonare la batteria a ritmo di Eye of the Tiger.
Il fratello batté una mano sul cruscotto, facendolo saltare in aria.
Il ragazzo spense subito la radio, uscendo dall'auto, per poi farci vedere il suo braccio, segnato da dei graffi.
Gli passai la crostata da lui tanto amata e lui la mise in macchina, facendoci assumere degli sguardi preoccupati.
È più serio di quanto mi aspettassi.
<Ho appena chiamato Bobby e...è la malattia del fantasma> gli disse il minore.
<La malattia del fantasma? Oddio no!> esclamò quello sgranando gli occhi <Io non so nemmeno cosa sia>.
<Alcune culture ritengono che certi spiriti possono infettare i vivi, per questo hanno smesso di esporre i cadaveri e hanno cominciato a portarli alle pompe funebri->.
<Sam, arriva al punto> lo interruppe il fratello.
<I sintomi sono: diventi ansioso, poi pauroso, poi terrorizzato e poi il cuore si ferma>.
<Ma non vediamo un fantasma da settimane!> protestò il maggiore.
<Dubito che tu l'abbia preso da un fantasma. Frank O'Brien è stato il primo a morire, quindi il primo ad essere stato infettato. Poi, durante il fine settimana, era andato a Maumee, dove ha incontrato e infettato le altre due vittime. E tu l'hai presa dal suo cadavere> spiegai brevemente.
<Quindi ora mi rimangono 48 ore prima che il mio cuore si fermi?> chiese Dean.
<Diciamo 24>.
<E perché io?! Tu sei stato colpito dal sangue!> protestò il maggiore.
<Noi abbiamo una teoria> disse Sam <Tutte le vittime hanno una certa personalità in comune. Frank era uno spaccone, uno era un vicepreside e l'altro un buttafuori>.
<E allora?>.
<Praticamente erano degli stronzi> sintetizzai.
<Sono uno stronzo?!> esclamò lui quasi indignato.
<Non solo. Tutte e tre le vittime utilizzavano la paura come arma e allora la malattia restituisce il favore> risposi.
<Io non spavento la gente!> controbatté Dean.
<Dean, noi spaventiamo la gente>.
<Va bene, beh allora, siete degli stronzi anche voi!> esclamò il maggiore.
<A quanto pare, mai quanto te->.
<Va bene va bene, come la fermiamo?>.
<Catturiamo il fantasma che l'ha scatenata. Forse è la moglie di Frank, anche perché nessuno sa perché si è uccisa> rispose il minore.
<Ma perché resti qui fuori ad aspettare?> gli chiesi confusa.
Lui guardò l'hotel in cui alloggiavamo.
<La nostra stanza è al quarto piano> rispose.
<E quindi?>.
<È in alto> rispose ancora abbassando lo sguardo imbarazzato.
<Va bene, vedo se riesco a farci spostare al primo>.

-Heroes don't wear capes 2-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora