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Entrammo in casa, salendo fino alla stanza del ragazzino, dove la madre stava provando disperata a parlargli.
Dopo poco scappò e il bambino prese a tirarci contro delle palle.
<Fermo! Fermo! Come riesci a farlo?!>.
<Voi chi siete?> ci chiese lui.
<Rilassati Cole, è tutto a posto> provò a calmarlo il minore.
<Come sai il mio nome?>.
<Ascolta, non sarà facile sentirselo dire, ma tu...sei morto. Sei uno spirito e anche noi> gli spiegò Sam.
<Grazie, Haley Joel, lo so che sono morto. Che cosa volete?> ci chiese ancora.
<Vogliamo solo parlare con te> risposi e il bambino, ad un rumore proveniente dal piano di sotto, abbassò lo sguardo, per poi scendere le scale.
La madre era piegata a terra in lacrime mentre raccoglieva i cocci del bicchiere che aveva rotto.
Il bambino si appoggiò al muro, osservando la madre in quello stato pietoso.
<Cole, ti va di raccontarci di come sei morto?> gli chiedemmo e lui sospirò.
<Ero stato fuori tutta la mattina. Ti dicono di stare attento quando fa freddo. Poi ero in camera mia, è successo così in fretta. Ho provato a chiamare mia madre, ma la voce non mi usciva. Ha iniziato a girare tutto e poi...ero lì, in piedi, a guardare il mio corpo> raccontò brevemente.
<Dopo hai visto l'uomo?> gli chiese il minore e quello annuì.
<Era un vecchio orribile vestito di nero> lo descrisse.
Gli chiedemmo che cosa gli avesse detto l'uomo.
<Voleva che andassi con lui, ma io non volevo> rispose lanciando uno sguardo alla madre <Però poi è arrivato il fumo nero> a quelle parole ci irrigidimmo <Era dappertutto. Mi sono nascosto nell'armadio e, quando sono uscito, non c'era più e nemmeno l'uomo>.
<E dov'è andato il fumo nero?> chiese il maggiore sporgendosi in avanti.
<Non lo so, ma so dov'è adesso->.
Il ragazzino venne interrotto dallo sfarfallare delle luci e subito scomparve scappando.
Un forte vento entrò dalla porta e uno spirito andò verso il piano superiore.
Un altro mietitore.
<Ehi! Aspetta! Dobbiamo parlarti!> gli urlammo da dietro, fino ad arrivare alla base delle scale, dove stava scendendo una donna.
Perché mi era così familiare?
<Dean, Claire> ci salutò lei e noi aggrottammo la fronte.
<Ci conosciamo?>.
<È stato parecchio tempo fa. Non vi ricordate di me?> ci chiese poi.
<Se mi dessero un centesimo ogni volta che una ragazza me lo dice->.
<Saresti più al verde di quanto non lo sia adesso> conclusi la sua frase, ottenendo un'occhiataccia da parte sua.
La donna si avvicinò sotto il nostro sguardo confuso e ci mise le mani sulle tempie.
Delle immagini apparirono veloci nella mia mente.
Eravamo io e Dean in un ospedale a combattere contro uno strano spirito. E poi c'era qualcun altro, si, una ragazza...
<Tessa> dicemmo all'unisono.
<È uno dei miei nomi, si>.
<Allora la conoscete> osservò Sam.
<È stato in ospedale, dopo l'incidente con papà e il covo di vampiri> spiegò Dean.
<Quindi è il mietitore che voleva prendervi>.
Noi annuimmo.
<Beh, è stato divertente, ma ora, se volete scusarmi->.
<No no, aspetta, non puoi prendere Cole> la fermò il ragazzo <Ci sono demoni in città e hanno già preso il tuo amico e Cole sa dov'è>.
<E allora?>.
<E allora potrebbero catturare anche te!> esclamò il minore.
<Questa città non è più sui normali binari e qualcuno deve sistemare le cose. E delle vostre sfide di ballo angeli contro demoni, non me ne frega niente. Io voglio fare solo il mio lavoro> ribatté lei.
<Ascoltami, troviamo un accordo. Tu vuoi ritornare fare il tuo lavoro e noi vogliamo la stessa cosa. Ti chiediamo solo di rimandare per un po', almeno fino a quando non avremmo sistemato la questione. Che ne dici?> proposi e lei, dopo qualche secondo di riflessione, accettò.

Sam andò dal ragazzo per dirgli il nostro piano, mentre noi rimanemmo soli col mietitore.
<Certo che la vita è proprio strana!> esclamò lei.
<In che senso?>.
<Io e voi, di nuovo insieme> rispose quella.
<Ci stai provando?> le chiesi e lei ridacchiò.
<Mi siete sfuggiti e questo succede molto raramente> continuò Tessa.
<Saremmo pure scappati quella volta, ma non vuol dire che, dopo quel giorno, non sentissimo il peso di quella scelta sulle spalle> commentai amaramente e il ragazzo abbassò lo sguardo concorde.
<Che volete dire?>.
<Dopo la nostra esperienza nessuno dei due ricordava l'altro, ma, alla fine, ci siamo rincontrati e abbiamo legato. La corda che ci ha uniti è stata questo senso di vuoto che ci logorava all'interno> spiegò Dean.
<E, adesso che ricordiamo, abbiamo capito che, questo sentimento di vuoto, eri tu. Avremmo desiderato di venire con te, piuttosto che ritornare a stare qui> aggiunsi.
<Soprattutto con gli ultimi avvenimenti> commentò sottovoce Dean.
<Si, ho sentito parlare della tua questione con gli angeli e l'inferno> disse lei.
Sam ritornò da noi col ragazzo che ci raccontò di aver visto il fumo nero alle pompe funebri.
Le luci presero a sfarfallare di nuovo e subito ci girammo verso Tessa, che però negò di essere lei la causa di ciò.
Un'ondata di fumo nero entrò in casa, investendoci, per poi scomparire nel nulla.
La mietitrice era sparita.
<Come diavolo facciamo a combattere questo?> chiese il maggiore.
<Prepariamo qualche mossa da fantasma?> propose il minore.
<Entro stanotte?!>.
<Vi posso insegnare io qualche trucco> si offrì volontario Cole e noi accettammo.

-Heroes don't wear capes 2-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora