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Andai nello studio, chiudendomi la porta alle spalle.
Chiamai l'unico che avrebbe potuto darmi le informazioni che mi servivano.
-Chi diavolo è?- rispose la voce scorbutica di Rufus.
<Ciao anche a te Rufus>.
-Bambina?! Come diavolo hai preso il mio numero?-.
<Bobby>.
-Ovviamente. Perché mi hai chiamato?-.
<Sono da mia madre->.
-Oh, ma davvero?-.
<Si, lunga storia. Comunque, ho bisogno che tu mi dica tutto quello che sai sulla cacciatrice a cui hai chiesto di proteggere mia madre>.
-Elizabeth Grant, cacciatrice di 27 anni. Non so molto in realtà. So solo che è un'orfana poi accudita da un cacciatore, che poi venne ucciso- raccontò brevemente l'uomo.
<E tu come l'hai conosciuta?>.
-Conoscevo il cacciatore che l'ha accudita-.
<Quindi è una affidabile?> gli chiesi ancora sospetta sulla ragazza.
-Si, ma io ti consiglierei mai di fidarti di qualcuno che non conosci?-.
<No>.
-Esattamente-.
<Va bene. Non ti ho mai ringraziato per quello che hai fatto per mia madre, perciò grazie>.
-Oh ti prego! Smettila con queste smancerie o finirai per farmi crepare di diabete!-.
Alzando gli occhi al cielo chiusi la chiamata, non ancora convinta.
Aprii la porta, ritrovandomi davanti la suddetta ragazza con le braccia incrociate e uno sguardo glaciale.
Sobbalzai presa in contropiede.
<Mi hai spaventata>.
<Allora, hai avuto tutte le risposte che cercavi?> mi chiese con un sopracciglio alzato e uno sguardo giudicante.
<Di cosa stai parlando?>.
<Di Rufus. Gli hai chiesto di me, ti ho sentita> rispose lei.
La prossima volta che dovrò fare una conversazione segreta farò meglio ad andare in Alaska.
<Si, l'ho fatto. Ma non puoi non biasimarmi> ammisi tranquillamente.
<Beh, avresti potuto chiedere direttamente a me>.
<Mi dispiace, Elizabeth, ma non mi fido>.
Lei si avvicinò.
<Io ti ho salvato la vita->.
<E ti sono grata per questo, ma l'hai fatto con qualche stregoneria e non vuoi che noi ne veniamo a capo> la interruppi <Per di più Rufus mi ha detto che non conosce molto sul tuo conto. Ciò significa che vuoi nascondere qualcosa ai cacciatori>.
<Su questo non posso contraddirti, ma perché tutto questo accanimento nei miei confronti?> chiese quella.
<Perché sei incaricata di stare al fianco di mia madre per proteggerla. Devo sapere tutto su chi avrebbe l'opportunità di ucciderci tutti nel sonno> risposi.
<Hai ragione. Se vi avessi voluti morti, lo sareste già> concordò la ragazza.
<Lo dubito. Non ci conosci> la contraddissi.
<Ti direi di provare che mi sbaglio, ma non sei proprio nelle condizioni> ribatté lei con un sorrisetto provocatorio e uno sguardo competitivo.
<Questo lo vedremo> risposi accettando la sfida.

Qualcuno bussò alla porta, così mi precipitai ad aprire, sapendo già chi fosse.
Abbracciai di slancio mio fratello, che mi strinse a sé.
I capelli erano stretti in un piccolo codino e si era rasato il velo di barbetta che gli era cresciuta.
<Come stai?> gli chiesi.
<Bene, e tu?>.
<Adesso meglio> risposi, per poi farlo entrare in casa.
Salutò i fratelli Winchester e si presentò a Elizabeth.
Presi un respiro profondo e guardai mio fratello, confuso da tutti quegli strani sguardi.
<Che succede?> mi chiese.
<Va tutto bene, poi ti spiegherò con calma tutto. Adesso goditi il momento> risposi vaga mettendogli una mano sulla spalla.
<Ma di cosa stai parlando? Quale momento?>.
La donna si fece avanti timorosa e con passo risoluto, entrando nella stanza.
Si era messa la sua classica camicia a quadri lunga fino al ginocchio e stretta in vita da una cinta, con dei pantaloni semplici da sotto.
Aveva lasciato i capelli castani sciolti sulle spalle, lasciando intravedere qualche capello bianco.
Sembrava di essere ritornati indietro nel tempo.
Chris aggrottò la fronte confuso, per poi mutare l'espressione in una di completo disorientamento e stupore.
Lui si girò verso di me, come per avere conferma che non fosse un sogno, ed io annuii.
<Mamma?> chiese quasi timoroso lui.
<Si, sono io> rispose con gli occhi lucidi la donna.
Mio fratello si girò di nuovo verso di me ed io lo spinsi leggermente verso di lei.
I due si abbracciarono prima delicatamente temendo che non fosse reale, poi si strinsero forte, piangendo.
Si staccarono dopo un bel po' di tempo e la donna gli poggiò le mani sulle guance, sorridendo commossa.
<Il mio ometto è cresciuto> commentò.
Chris era spaesato e confuso, ma felice.
Continuava ad accarezzare i capelli di nostra madre, quasi temendo sarebbe scomparsa tra le sue mani.

-Heroes don't wear capes 2-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora