Ci fermammo in un motel e, appena ci sistemammo nella camera, Castiel ci telefonò, cosa alquanto bizzarra.
<Parliamo della Colt, giusto? Quella Colt?>.
-Esatto-.
<Ma non ha senso! Perché i demoni lascerebbero in giro una pistola che può ucciderli?> chiese il maggiore.
-Che cosa? Come, Dean? Non ho sentito niente!- esclamò l'angelo venendo interrotto dal passaggio di un camion.
Scoppiammo a ridere.
<Questo si che è buffo! Parlare con un messaggero di Dio al cellulare> commentai ridacchiando.
<Si, è come vedere un Hell's Angel guidare un motorino> aggiunse il maggiore, aumentando le risate.
-Non è uno scherzo, ragazzi! La voce ha detto che ho quasi finito i minuti!- esclamò adirato l'angelo.
<Va bene, va bene. Comunque, credimi, Castiel, i demoni avranno fuso la pistola da un pezzo>.
-Beh, io ho informazioni diverse. Potrebbero essere vere e, se siete ancora convinti a seguire la vostra folle idea di uccidere il Diavolo, ecco come faremo-.
<Bene, da dove iniziamo?>.
-Dove siete adesso?-.
<Kansas City. Al Century Hotel, stanza 113>.
-Vengo da voi immediatamente-.
<No no no no no, per favore, abbiamo passato 16 ore di fila in macchina. Siamo umani e abbiamo bisogno di alcune cose. Come mangiare e, in questo caso, dormire> lo fermai <Vieni domani mattina>.
-Va bene-.
Senza cambiarci, ci mettemmo a letto, con la speranza di addormentarci presto.
Un telefono che squillava ci svegliò.
Dean allungò il braccio, rispondendo con gli occhi chiusi.
<Maledizione, Castiel, ho bisogno di dormire!> esclamò con la voce assonnata.
Poi si mise a sedere di scatto.
<Sam?>.
Mi girai, chiedendogli di mettere in vivavoce.
<Sam!> esclamai.
-Ciao, Claire-.
<Che succede? Sono le quattro e un quarto> gli chiesi.
-È importante- disse con voce grave.
Ci raccontò che il Diavolo era andato a fargli una visita e che aveva confermato quello che temevamo.
<E così sei il suo tramite. Lucifero ti indosserà al gran ballo?> commentò il maggiore, prendendo una birra dal minifrigo.
-È quello che ha detto-.
<Mi dispiace che, proprio quando pensavi di esserne uscito, ti ci hanno ributtato dentro> dissi.
-Tutto qui? Non avete altro da dire?- chiese stranito il minore.
<Che ti aspettavi?> gli chiese il fratello.
-Che avreste avuto un attacco di panico magari!-.
<Purtroppo questa era una delle cose che temevamo fossero vere e, a quanto pare, lo è> commentai.
<E poi, a questo punto, qualsiasi rivelazione ci lascia del tutto indifferente> aggiunse il maggiore, prendendo un sorso di birra, che mi feci passare subito dopo.
-E che cosa vogliamo fare?-.
<Vuoi dire che cosa farai Tu> lo corresse il fratello.
-Voglio ritornare innanzitutto. Sono stanco di essere manovrato da questi figli di puttana. Voglio dargli la caccia-.
<Di nuovo propositi di vendetta? Perché hanno funzionato alla grande l'ultima volta> esclamò Dean.
-Non di vendetta. Ma di redenzione-.
<Così noi tre torniamo insieme?> chiese il maggiore con un tono di disaccordo.
-Senti, Dean, posso farcela. E te lo dimostrerò. Anzi, lo dimostrerò a tutti e due!-.
Lanciai uno sguardo al maggiore, che sospirò.
<Ascolta, Sam, che differenza fa?> gli chiesi <Qualsiasi cosa facciate, il risultato è che voi due siete come il fuoco e l'olio dell'Armageddon>.
-Claire, perché mi dici questo? Proprio tu-.
<Sam, ascolta, ti ho chiamato ogni giorno da quando sei partito. Ogni giorno, per assicurarmi che tu stessi bene. E ti giuro che, se un giorno tu mi avessi detto che quella vita non ti andava bene, sarei corsa a prenderti. Avrei persino rinchiuso tuo fratello nel bagagliaio pur di riportarti dalla tua felicità> spiegai, per poi fare una pausa <Ma, ogni giorno mi raccontavi la tua giornata e di quanto ti piacesse quella vita normale. E mi sono accorta di quanto tu stessi bene senza di noi e noi...senza di te. Il fatto che noi ti sapevamo al sicuro e felice era una rassicurazione e forse...è stato un bene che vi siate separati>.
-Ma non deve essere per forza così! Possiamo combattere!-.
<Si, hai ragione, possiamo. Ma non insieme> controbatté il fratello <Non siamo più forti quando stiamo insieme, Sam. Siamo più deboli, perché qualunque cosa ci sia fra noi due, loro la useranno sempre contro di noi e tu lo sai>.
Non ricevemmo una risposta dall'altro capo del telefono.
<È meglio se ci separiamo. Abbiamo più possibilità con Lucifero, Michele e tutta questa dannata storia se ognuno va per la sua strada> continuò il maggiore passandosi una mano sul viso.
-Dean, no! Claire, ti prego, fallo ragionare!-.
<Sam, lo sai che tu sei come un fratello per me. Capisci che lo facciamo per il tuo bene?!> risposi.
-Mi avevi promesso che smettevate di fare cose per il mio bene. Me l'avevi promesso-.
<Mi dispiace> abbassai il capo <Addio, Sam>.
<Addio> salutò un'ultima volta Dean, per poi chiudere il telefono.
Mi alzai di scatto dalla sedia, mettendomi le mani nei capelli.
<Che abbiamo fatto. Non dovevamo...non dovevamo> sussurrai con un peso sul petto.
Il ragazzo si alzò, venendomi in contro.
<Ehi, non abbiamo avuto altra scelta>.
<Si invece!> controbattei.
Lui mi abbracciò, stringendomi a sé.
<L'hai detto anche tu. Lo abbiamo fatto per il suo bene>.
<E allora perché fa così male?>.
<Perché è la nostra vita. E qui tutto fa male>.
STAI LEGGENDO
-Heroes don't wear capes 2-
FanfictionSeconda parte Sequel di -Heroes don't wear capes- Dean Winchester ritorna in vita e nessuno sa come. Si viene a scoprire l'esistenza degli angeli e del Diavolo che è rinchiuso in una gabbia nei meandri dell'inferno, ma ancora per poco. La venuta di...