Un fascio di luce mi fece strizzare gli occhi.
Che strano, ero sicura di aver chiuso le tende la sera prima.
Mi girai dall'altra parte, ma la luce continuò a infastidirmi.
Sbuffando aprii gli occhi, decisa a vedere che ore fossero.
Mi guardai intorno con gli occhi sbarrati.
Del letto era rimasta solo la rete.
I muri erano pieni di muffa e mezzi distrutti.
I mobili erano coperti da polvere e macerie.
Scossi violentemente il ragazzo, che si svegliò tramortito.
Si guardò intorno anche lui, rimanendo confuso.
<Che diavolo sta succedendo?!>.
<Non ne ho idea>.
Ci affacciammo dalla finestra mezza distrutta della stanza.
Ci ritrovammo davanti un paesaggio apocalittico.
Il cielo era coperto da nuvoloni grigi.
Tutti gli edifici erano sbiaditi e per lo più demoliti.
Le strade erano occupate da macchine distrutte e spazzatura.
Scendemmo per le strade, camminando tra detriti e rifiuti.
Era tutto silenzioso.
Ma era un silenzio inquietante, come di morte.
Continuammo a camminare, accelerando il passo sentendoci osservati.
Un rumore di vetri rotti ci fece bloccare, rompendo quel silenzio terribile.
Imboccammo un vicolo, trovando, seduta sull'asfalto, una bambina con un vestitino sporco.
Aveva i capelli arruffati e colmi di nodi.
Teneva il viso puntato sul pavimento, giocando con dei pezzi di vetro.
<Ragazzina! Ehi, sei ferita?> le chiedemmo avvicinandoci molto cautamente.
Quella non rispose.
Un fiotto di sangue le uscì dalla bocca.
Alzò il viso di scatto.
La bocca era coperta dal liquido denso e scarlatto.
Ci ringhiò contro, prendendo un vetro.
Fece per colpirci, ma noi la schivammo, mettendola a tappeto con un pugno.
Il maggiore richiamò la mia attenzione, guardando un punto fisso.
Seguii il suo sguardo e mi pietrificai.
Sulla parete di fronte a noi era stato scritto a caratteri cubitali rossi: Croatoan.
Dal vicolo sbucarono una quindicina di persone, che si fermarono a fissarci.
Senza pensarci due volte, io e Dean ci mettemmo a correre, inseguiti dagli infetti.
Corremmo fino ad una recinzione fin troppo alta per scavalcarla.
Eravamo in un vicolo cieco, circondati da assetati di sangue.
Ci appiattimmo con le spalle al muro.
Ci lanciammo uno sguardo, prendendoci per mano.
Credevamo di essere spacciati.
Ad un certo punto, dietro di noi arrivò un'auto di corsa, con sopra un militare con una mitragliatrice.
Quello iniziò a sparare a raffica, abbattendo vari mostri.
Ci abbassammo, rifugiandoci in un vicolo.
Una fitta alla spalla mi fece gemere, attirando l'attenzione del ragazzo al mio fianco.
<Che succede?> mi chiese accigliato.
Mi tastai la spalla e le mie dita si macchiarono di sangue.
Lui si avvicinò preoccupato, cercando di mascherare l'agitazione.
Estrasse dalla tasca una pezza, tenendola premuta sulla ferita.
<Stai tranquillo, sto bene. Il proiettile è uscito, quindi mi servono solo dei punti e dell'alcol. Tanto alcol>.
Ritornammo alla recinzione e, scavando un po' all'angolo, riuscimmo ad uscire aprendoci un varco.
Fuori c'era un cartello: "Virus Croatoan. Zona a rischio. Divieto di accesso per ordine del Comando Regionale. 1° agosto 2014, Kansas City".
Ci lanciammo uno sguardo.
2014?
Più confusi di prima, trovammo una macchina e salimmo a bordo.
Provammo a chiamare qualcuno, ma non c'era segnale.
Provammo ad accendere anche la radio, ma c'erano molte interferenze.
Quello non era per niente un buon segno.
<"La pandemia di Croatoan raggiunge l'Australia"> lesse qualcuno, facendoci sobbalzare dallo spavento.
Ci girammo, ritrovandoci davanti Zaccaria con un giornale in mano.
<Ci sei tu dietro questa stronzata di Ritorno al Futuro>.
Quello non commentò, continuando a leggere il giornale.
<Come ci hai trovati?>.
<Per la verità siamo dovuti ricorrere a qualche risorsa poco ortodossa. Informatori umani. Abbiamo fatto delle visite d'ispirazione a dei gruppi cristiani ferventi perché vi controllassero> rispose.
<Bene, ti sei divertito abbastanza. Adesso rimandaci indietro, bastardo figlio di puttana>.
<Oh, tornerete indietro a tempo debito. Vogliamo farvi marinare un po'> ribatté l'angelo.
<Marinare?> chiese confuso il maggiore.
<Tre giorni, Dean. Per vedere dove ti porteranno le tue decisioni>.
<E questo che cosa significa?>.
<Significa che le tue decisioni hanno delle conseguenze> rispose Zaccaria mostrandoci di nuovo il giornale <È questo che accadrà al mondo se continuerai a dire di no a Michele>.
<E allora, perché sono qui anch'io?> gli chiesi confusa dai suoi piani.
<Beh, abbiamo capito che, giustamente, tu hai una certa influenza decisionale su Dean Winchester, tesoro. Perciò, se ti convinci anche tu, saremo tutti felici e contenti> rispose l'angelo, per poi svanire nel nulla.
STAI LEGGENDO
-Heroes don't wear capes 2-
FanfictionSeconda parte Sequel di -Heroes don't wear capes- Dean Winchester ritorna in vita e nessuno sa come. Si viene a scoprire l'esistenza degli angeli e del Diavolo che è rinchiuso in una gabbia nei meandri dell'inferno, ma ancora per poco. La venuta di...