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Passarono un paio di giorni, dove la febbre della ragazza scese lentamente e il suo viso riprese un po' di colorito.
I ragazzi continuavano a starle vicino, chi pregando Dio, chi pregando lei stessa affinché si svegliasse.
Tutti erano affranti, soprattutto il maggiore dei Winchester, che aveva ripreso a bere più assiduamente e pesantemente di prima ed era facilmente irascibile, tanto che continuava a creare dispute nei vari bar, venendo addirittura cacciato via da alcuni.
Sam non sapeva come distoglierlo, perché il maggiore continuava a ripetere, come sempre, di stare bene, nonostante si vedesse da un miglio il contrario.
Chris, d'altro canto, aiutava il vecchio a cercare rimedi e soluzioni, abbandonando completamente la caccia per stare vicino alla sorella.

Un'altra sera passò e il maggiore dei Winchester, nonostante le proteste e i richiami del fratello, uscì, come ormai d'abitudine, in cerca di un bar o un locale che non l'avesse già buttato fuori.
Ne trovò uno, non molto lontano e ci si fiondò dentro.
Ordinò un bicchiere di whiskey doppio.
Poi un altro.
Un altro.
E un altro ancora.
E così via fino a quando la sua mente non si svuotò di tutti i pensieri che lo turbavano.
Il barista, ad un'ennesima richiesta di alcol da parte dell'uomo e vedendo l'orologio al polso, lo invitò ad andarsene perché doveva chiudere.
Il Winchester, stordito e forse ancora troppo capace di pensare una frase di senso compiuto, gli chiese altri bicchieri di quel liquido ambrato che voleva, non tanto per il sapore, ma più per l'effetto.
Il barista rifiutò con più insistenza, ma, vedendo gli occhi spenti e infossati dell'uomo, un riflesso di pena gli occupò la vista per un piccolo frangente.
L'uomo, accorgendosi di quell'espressione, si alzò di scatto dallo sgabello, quasi inciampando.
Poi poggiò qualche bigliettone sul bancone e uscì senza dire una parola.
In verità ne avrebbe volute dirne quattro a quel ragazzino che lo aveva compatito. Avrebbe davvero voluto mettersi a litigare e magari suonargliele per benino.
Tutto solo per un misero, piccolo, infinitesimale frangente di umanità nei suoi confronti.
Ma per lui anche quel millisecondo gli era parso un affronto.
Infondo non ci dava più di tanto peso a quell'istintiva azione, come a un po' tutte le cose nell'ultimo periodo.
Si comportava in quel modo soltanto perché credeva che, infondo, menare pugni sarebbe servito a sfogare quella rabbia che aveva dentro.
Certo, da quando stava con Claire era un po' meno arrabbiato del solito e, se lo era, lei lo riusciva a calmare in una maniera incredibile.
Ma, da quando era scomparsa, lui era ripiombato nell'abisso: aveva ripreso a bere, a fare incubi sull'Inferno ed era ritornato quel fatidico peso sul petto, che gli sembrava essere più pesante di prima.

Il ragazzo, ormai con un particolare accenno di barba, arrivò a casa del vecchio barcollando e ridendo da solo.
Si fermò sull'uscio, indeciso se entrare o meno, e alla fine decise di stendersi nella sua amata Baby, non volendo farsi vedere dagli altri ridotto in quello stato.
Aspettò, sveglio e vigile, che le luci in casa si spensero, per fargli intendere che tutti stessero dormendo.
Distogliendo lo sguardo dal tettuccio della macchina, si alzò grugnendo e, cercando di fare più silenzio possibile, entrò nel rustico abitacolo.
Si tolse con un gesto impacciato gli scarponi, posò la giacca di pelle su una sedia e si avvicinò al letto della ragazza.
Si inginocchiò per starle di fronte e, con un sospiro, si passò la mano sul viso segnato dalla stanchezza.
Gli angoli della bocca si alzarono in un timido sorriso, mentre le mani le carezzavano il volto più roseo.
<Come fai ad essere una bomba sexy anche quando stai male, io non lo so proprio> commentò lui, ma la ragazza non si mosse.
<Te lo prometto, raggio di sole, appena mi si presenterà davanti Alastair, lo ucciderò. Lentamente e dolorosamente. Deve pagare per quello che ha fatto> continuò indurendo lo sguardo e stringendo la mascella <Gli farò pentire di avermi fatto torturare delle anime all'Inferno>.
Restò per qualche minuto in silenzio, ad osservarla respirare regolarmente.
<Sai, è quasi noioso senza di te. È tutto più silenzioso> disse con un tono ironico <Quanto mi mancano i tuoi occhi> continuò guardando le palpebre chiuse.
<Mi manca il tuo sorriso, la tua voce>, spostò lo sguardo sulle labbra.
<Mi manca il tuo tocco>, le prese una mano, sperando in una qualche reazione, che non arrivò.
Abbassò lo sguardo affranto e per un attimo rimpianse di non bevuto un altro bicchiere.
<Abbiamo bisogno di te> disse, stringendole la mano <Io ho bisogno di te...> sussurrò, quasi non volendosi far sentire dagli altri.

Rimase così a lungo, appisolandosi.
Qualcuno gli strinse la mano.
Lui aprì gli occhi sonnecchiando, per poi spalancarli.
Claire...gli stava stringendo la mano.
Si mise dritto, mentre la ragazza apriva cautamente gli occhi.
Lui trattenne il respiro quando lei si voltò verso di lui.
La ragazza aveva uno sguardo disorientato, ma, appena lo riconobbe, allungò la mano.
Prese fulminea un coltellino svizzero dalla tasca e, mettendogli un braccio intorno al collo, gli puntò il coltello contro, facendo pressione appena sopra al pomo d'Adamo.
Lui alzò le mani confuso, raggiungendo col piede il fratello, che si svegliò.
<Claire, sono io, sono Dean->.
<Si, lo so, idiota> lo interruppe lei duramente.
<Claire, ma che stai facendo?!> esclamò confuso il minore facendo per avvicinarsi, ma la ragazza gli lanciò uno sguardo di fuoco.
<Allontanati Sam o gli taglio la gola> lo minacciò, per poi lanciare uno sguardo al maggiore <Allora, come hai fatto a trovarmi? E come mai la tua spalla non sanguina?>.
<Ma di che stai parlando?!>.
<Oh, non fare il finto tonto con me, stronzo!->.
<Claire, ti prego, calmati e spiegati meglio> la fermò Sam.
<Tuo fratello si è coalizzato con Alastair e i demoni. Mi ha torturata per cinque fottutissimi giorni!> rispose la ragazza con rabbia.
<Ma che sta succedendo qui?!-> esclamò Bobby arrivando nella sala, per poi fermarsi davanti quella scena.
Dopo poco arrivò anche Chris.
<Claire!> esclamò quello, distogliendo l'attenzione della sorella.
Lei lo guardò accigliata e con gli occhi sbarrati.
<Che mi avete dato?> chiese lei.
<Niente di strano, perché?> le chiese di rimando il vecchio.
<Sono morta?> chiese lei non rispondendo.
<No>.
A quella risposta la sua presa si allentò.
<Non è possibile...> sussurrò incredula.
<Che cosa?> le chiese il minore.
<Lui è morto> rispose lei indicando Chris <Sparato con un colpo alla testa da lui> continuò indicando Dean.
I ragazzi si guardarono confusi.
<Claire, non è mai successo> disse cautamente Sam.
<Si invece! Io l'ho visto! Ho visto tutto! Non sono pazza!> esclamò lei di rimando.
<Claire, io sono qui e sono vivo> disse Chris avvicinandosi piano alla sorella, per poi prenderle la mano col coltello <E Dean non ha fatto niente>.
La ragazza al tocco gentile del fratello, indietreggiò di scatto, facendo una smorfia per una fitta alla schiena.
<Fai piano, non sei ancora guarita del tutto> le raccomandò il vecchio.
Chris le si avvicinò ancora e lentamente la abbracciò, cercando di non farle male.
La ragazza quasi scoppiò in un pianto liberatorio e si aggrappò alle spalle del fratello.
Era finalmente tornata e adesso tutto poteva ritornare alla "normalità".

-Heroes don't wear capes 2-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora