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Aprii gli occhi, ritrovandomi seduta per terra, in una stanza che non riconoscevo.
Davanti a me c'era un letto matrimoniale.
Delle grandi finestre illuminavano la candida camera che, a giudicare dalle ristrette dimensioni, era di un motel.
Mi alzai, confusa sul perché fossi in quella stanza.
Aggrottai la fronte confusa.
Aspetta un attimo...perché ho la sensazione di esserci già stata?
Qualcuno bussò alla porta.
Aprii, rivelando la figura di un uomo.
<Signorina Decker, sono venuto per avvisarla che il suo soggiorno è scaduto. Dovrebbe lasciare la stanza> disse quello in modo cordiale.
Annuii, prendendo solo il telefono.
Quello mi porse un foglio.
<Sei morta, tesoro> disse con un tono strano.
Mi bloccai sul posto, confusa.
<Come scusi?>.
<La sua ricevuta> disse quello.
Con una strana sensazione addosso, la presi, per poi uscire dal motel.
Mi misi a leggere la lista dei contatti, chiamando il nome in cima.
-Pronto?-.
<Dean, sono io>.
-Claire. Pensavo che ti fossi stufata di noi-.
<Cosa?! No! Assolutamente no!> esclamai confusa.
-Ma è esattamente quello che hai detto-.
<Senti, vienimi a prendere e ti spiegherò tutto>.
Gli diedi l'indirizzo.
Dopo un paio d'ore, la fantomatica Impala n'era si avvicinò, accostando sul ciglio della strada.
Salii nell'auto, dove il maggiore era alla guida.
Quello non mi diede un singolo sguardo, continuando a tenere gli occhi fissi sulla strada.
<Allora? Mi vuoi dare una spiegazione o no?!> esclamò lui dopo un po'.
<Io non so che dirti>.
<"Non so che dirti"?! Il giorno prima passiamo una bella giornata sulla spiaggia e quello dopo sparisci. E quando ti chiamo mi dici che sei stufa di questa vita! E ora non hai niente da dirmi?!> esclamò lui furioso.
<Senti, mi dispiace, Dean, davvero. Ma l'ultima cosa che ricordo sei tu che mi dai questa collana> gli dissi <Per il resto è come se avessi un vuoto>.
<Un vuoto? Che vuoi dire?>.
<Non mi ricordo niente. Ma proprio niente> risposi <Ma voglio capirne di più>.

Arrivammo presto da Bobby, che aprì la porta.
<Claire! Ma dove diavolo eri finita?!> esclamarono tutti <Menomale che stai bene! Stavamo iniziando a temere il peggio>.
Li rassicurai, per poi rifugiarmi nel salotto a cercare informazioni di ogni tipo.
Provai a vedere le ultime chiamate, messaggi, ricevute.
Ma, a parte il fatto che avevo fatto il check-in alle quattro del mattino, non trovai nulla di utile.
<Trovato qualcosa?> mi chiese il maggiore.
<No, niente> risposi <Ma sai una cosa? Forse è solo un black-out da alcol. Non mi stupirebbe> ipotizzai <Anche se, giurerei di aver già passato tutto questo>.
<Allora, che vuoi fare adesso?>.
<Beh, io direi che potremmo andare a caccia> proposi e lui annuì concorde.
Leggendo un po' di articoli su internet, trovammo una donna nell'Idaho cui le era stato strappato via il cuore.
<Lupo mannaro> commentò il ragazzo ed io annuii.
Perfetto.
<O, ancora meglio, un intero branco!> aggiunsi entusiasta.

Ci preparammo, caricando le pistole e i fucili con le pallottole d'argento.
In poco tempo riuscimmo a trovare il covo di lupacchiotti, nascosti, non fin troppo bene, in un bosco al confine con la città.
Li osservammo attentamente e, appena furono tutti e tre in casa, ci lanciammo dentro, chiudendoci la porta alle spalle.
Subito sparai ad uno alla gamba, facendolo cadere per terra sulle ginocchia.
Dean ne colpì un altro al petto, dritto al cuore, uccidendolo all'istante.
L'ultimo mi prese alla sprovvista, spingendomi al muro, tenendomi per la gola.

<Piccola, insignificante, umana insolente!> esclamò a denti stretti Zaccaria, spingendomi al muro, tenendomi per la gola.
<Va a farti fottere, bastardo> biascicai senza fiato con il viso paonazzo.

Dean sparò un colpo alle spalle del lupo, che cadde per terra morto.
Il ragazzo mi si avvicinò con la fronte aggrottata.
<Stai bene?> mi chiese ed io annuii <Sicura? Perché avresti potuto ucciderlo, ma hai esitato>.
<Si si, sto bene. Solo un déjà vu> risposi.
Mi avvicinai a quello che avevo sparato alla gamba e, senza esitazioni stavolta, gli sparai un colpo dritto in mezzo agli occhi.
Il suo corpo cadde all'indietro producendo un tonfo sordo.

Dean lasciò cadere la pistola dalle mani, producendo un tonfo sordo.
Corse al mio fianco.
Il maggiore mi accarezzò il viso.
<Sam, prendi degli asciugamani> ordinò, ma quello rimase a fissarmi inerme <Sammy! Asciugamani!> gli urlò ancora e quello si diede una mossa.
Premette l'asciugamano sulla profonda ferita, facendomi sussultare leggermente.
<Ehi, andrà tutto bene, hai capito? Andrà tutto bene> ripetè il maggiore, forse più a se stesso che a me.

Dean mi scosse la spalla.
<Claire, sei sicura di stare bene?> mi chiese leggermente preoccupato ed io annuii, ma stavolta non molto sicura.

-Heroes don't wear capes 2-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora